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CIBUS 2017: UN FORMAT AGILE PER “CONNETTERE” IL MADE IN ITALY ALIMENTARE CON IL MONDO

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Una fiera innovativa, dal format leggero, che coniuga l’esposizione di nuovi prodotti alimentari italiani all’incontro con i buyer esteri e al perfezionamento delle strategie di mercato del settore grazie a workshop e forum. Questa la formula di Cibus “Connect” 2017 che si terrà a Parma dal 12 al 13 aprile 2017.
E’ prevista la partecipazione di oltre 1.000 aziende alimentari italiane selezionate, di centinaia di buyer da Stati Uniti, Asia, Europa nonché dei protagonisti della distribuzione in Italia. Tra gli espositori anche un gruppo di circa 100 produttori di “nicchia” in una area di Slow Food con l’obiettivo di aprire nuovi sbocchi di mercato alle piccole aziende che costituiscono i “giacimenti” dei vari territori.

Cibus Connect, organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare, si colloca nella stessa settimana di Vinitaly, e grazie ad un accordo siglato con Veronafiere, porterà a Parma i buyer internazionali che potranno programmare la visita sia a Vinitaly sia a Cibus Connect. Entrambi gli appuntamenti si collocano nel quadro progettuale di promozione e scoperta dei territori e delle aziende per i buyers esteri nel programma “Discover the Authentic Italian Taste” promosso da ICE Agenzia.

La nuova manifestazione è organizzata su due padiglioni fieristici (uno dedicato al fresco e l’altro al grocery) con stand preallestiti collocati in un’area polifunzionale in cui si svolgeranno show cooking e workshop. In chiusura della fiera, si terrà alle 17,30, sia nella prima sia nella seconda giornata, il Forum “Posizionamento del Made in Italy Agroalimentare rispetto all’evoluzione internazionale dei consumi”, organizzato da Federalimentare e Fiere di Parma, con il supporto del Barilla Center Food Nutrition ed il contributo tecnico di The European House – Ambrosetti.

Tra i relatori sono previsti gli imprenditori Guido Barilla, Marco Lavazza, Giampiero Calzolari (Granarolo) Francesco Mutti, Alberto Balocco, Paolo Zanetti, Jean Marc Bernier.
Rilevanti le presenze istituzionali invitate: i Ministri Martina, Calenda e Lorenzin, oltre a Luigi Scordamaglia (Federalimentare) e Michele Scannavini (ICE).
Tra esperti e protagonisti del settore: Valerio De Molli, Managing Partner di TEH-Ambrosetti e numerosi top level executive di importanti catene straniere.

Numerosi i workshop sui trend dei vari comparti sviluppi del commercio in Usa, Asia, Europa ed Italia, tra cui quelli organizzati da: Nomisma-CRIF con l’Agrifood Monitor dedicato al comparto carni e caseario, Progressive Grocer/Gourmet Retailer, LSA, Retail Asia, Lebensmittel Zeitung, Confimprese.

“Si sta delineando nei particolari il programma di Cibus Connect – ha dichiarato Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma – un nuovo modo di fare CIBUS negli anni dispari con un format orientato all’ottimizzazione del tempo e delle risorse di espositori e visitatori: due soli giorni per presentare i nuovi prodotti, stand agili contigui all’area cucina per migliaia di show cooking dimostrativi, workshop e forum internazionale di alto livello sulle prospettive del mercato internazionale. Un modello fieristico che consente a CIBUS di accentuare e approfondire la sua missione: valorizzare il Made in Italy alimentare”.
“L’elemento distintivo delle eccellenze alimentari italiane – ha sottolineato Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare – non è solo l’eccezionale qualità e sicurezza che le caratterizza, ma una serie di contenuti che vanno dall’alto livello di sostenibilità, allo stretto legame con il territorio alla tradizione e sapienza antica coniugate con una costante innovazione. Cibus Connect sarà un palcoscenico internazionale in cui questi contenuti verranno illustrati al mondo per far capire a tutti l’univocità e l’inimitabilità dei nostri prodotti”.

 

Pasqua … un tuffo nella tradizione gastronomica italiana

Se Natale è con i tuoi…Pasqua è con chi vuoi! Ma senza trascurare la tradizione gastronomica regionale così ricca e variegata.

Proviamo di seguito a fare un breve ma gustoso giro per il Belpaese:

Gubana friulana: emblema di una sana contaminazione con la confinante cultura slovena, la gubana è un dolce buonissimo dalla caratteristica forma a chiocciola. La pasta è ripiena di noci, uvetta, grappa, zucchero e pinoli. Ottima da mangiare sia calda che fredda in occasione delle più importanti festività dell’anno, primo fra tutti Natale e Pasqua.
Fugassa veneta: si tratta di un pane dolce e soffice, che può assumere anche la forma di colomba, arricchito con uova, zucchero e burro. La leggenda racconta che fu inventata da un fornaio trevigiano, che regalava questa delizia ai suoi clienti durante le celebrazioni pasquali.
Torta pasqualina ligure: una torta salata, semplice negli ingredienti e nella preparazione, ma non per questo meno gustosa. Uova e formaggio sono i principali componenti del piatto che sembra avere una storia antichissima. È infatti citata in un catalogo risalente al XV secolo, quando era conosciuta col nome di “gattafura”.
Tardura romagnola: una tradizione un po’ in disuso, che ha origini contadine e che non sarebbe male recuperare. La tardura (che in dialetto romagnolo significa “tiratura”) è una squisita minestra in brodo che piace proprio a tutti. Il sapore è molto simile a quello dei passatelli romagnoli, dato che si prepara con uova sbattute, parmigiano reggiano grattugiato, sale e noce moscata.
Pasimata toscana: dolce tipico, conosciuto anche con il nome di “schiaccia”, perché si prepara schiacciando decine di uova alla fine della Quaresima. Alle origini si trattava di un semplice pane, nel tempo arricchito con zucchero e strutto, ma anche con semi di anice e scorza d’arancia, che conferiscono alla pietanza un sapore dolce e gustoso.
“Strozzose” marchigiane: una ricetta che richiede del tempo, ma vale la pena armarsi di pazienza se poi si possono gustare queste ciambelle davvero squisite, preparate un tempo dalle “vergare”, cioè dalle donne di casa. L’impasto, infatti, ha bisogno di riposare per qualche giorno: viene preparato il Venerdì Santo per essere infornato la domenica di Pasqua.
Abbacchio a scottadito: ricetta tipica del Lazio, dove le tenere e saporite costolette d’agnello vengono mangiate caldissime. Da qui il nome “a scottadito”. Un piatto semplice e rapido da preparare, ideale per chi ha fretta di soddisfare il palato: basta condire le costolette e lasciarle marinare per circa mezz’ora, per poi cucinarle alla brace accompagnandole con un po’ di limone.
Casatiello napoletano: famosa torta rustica in cui vengono fissate delle uova con delle croci di pasta. Buono da mangiare sia caldo che freddo, è sicuramente la pietanza a cui nessun campano può rinunciare. Secondo la tradizione, viene preparato la sera del Venerdì Santo, fatto lievitare per tutta la notte e infornato il giorno seguente.
Scarcella pugliese: la sua semplicità nasconde in realtà un sapore intenso: si tratta di una ciambella di pasta frolla decorata e cotta al forno finché non diviene dorata. È piacevole per gli occhi e ancor più per il palato. Farina, lievito, uova, latte, zucchero e olio extravergine di oliva sono gli ingredienti di cui si compone questa tipica pietanza pugliese, in un dolce connubio di genuinità e tradizione.
Truscello messinese: meglio noto come “sciusceddu”, è un piatto tipico della città dello Stretto. Di origine francese, il truscello è una ghiotta combinazione di ricotta e polpette di carne, da mangiare con gusto dopo il lungo digiuno quaresimale. Solitamente si accompagna a una ricca insalata a base di pomodori, olive nere, cipolle e capperi di Pantelleria.

 

ON LINE IL NUOVO SITO DI “EDUCAZIONE NUTRIZIONALE GRANA PADANO”

“Oggi mangia più porzioni di verdura, anzi, bevila” è il primo Consiglio del Giorno” che inaugura l’apertura del nuovo sito di “Educazione Nutrizionale Grana Padano” (ENGP) www.educazionenutrizionale.granapadano.it

Il sito, completamente rinnovato, vuole contribuire alla divulgazione del rapporto tra alimentazione, uno stile di vita corretto e benessere attraverso le sezioni Alimentazione, Stili di Vita, Diete per Patologie, App e Diete, Area Medici.
Tra le novità, vi è la rubrica de “Il consiglio del Giorno”, un memo quotidiano per adottare abitudini alimentari corrette e controllare il proprio stile di vita.

I Consigli del Giorno, elaborati dal team dei nutrizionisti e medici del Comitato Scientifico ENGP, toccheranno diverse tematiche: da come preparare sughi salutari con peperoncino, pistacchi o broccoli a cosa mangiare per prevenire l’osteoporosi; dal perché noci e mandorle proteggono le cellule dall’invecchiamento a come pasta e riso integrali aiutino l’intestino; da una dieta per ipertesi a come ridurre il contenuto calorico dei pasti; ed altro ancora.

“Tra le iniziative sociali del Consorzio Tutela Grana Padano – ha dichiarato Nicola Cesare Baldrighi presidente del Consorzio – abbiamo sviluppato da anni quella di Educazione Nutrizionale. E’ un servizio gratuito ai consumatori di divulgazione sui principi della corretta alimentazione, e quindi della prevenzione, fornito ai cittadini. Il nuovo sito si è arricchito e rinnovato per rispondere in modo puntuale e veloce alle migliaia di persone che lo cliccano da anni”.

“Non deve sorprendere il nostro interesse per la sfera salutista – ha aggiunto Baldrighi – perché il Grana Padano DOP è notoriamente un formaggio ricco dal punto di vista nutrizionale, di pronta assimilabilità e grande digeribilità (i grassi in prevalenza sono insaturi ed è naturalmente privo di lattosio), consigliato dai medici ai pazienti di tutte le età, dai bambini agli adulti, agli over 60 agli sportivi”.

Nella sezione Alimentazione si potranno trovare ricette equilibrate che indicano come cucinare i piatti, ma anche i contenuti nutrizionali corrispondenti: macronutrienti, calorie, proteine, etc. Qui sono anche consultabili i “Manuali per la Corretta Alimentazione”, dedicati a bambini, donne, over 65, e sportivi.
Nella sezione “Stile di Vita” saranno a disposizione consigli per l’attività fisica, le Pillole della Salute ed altro ancora.
Utili e facili da usare sono le APP scaricabili per determinare da soli la dieta più adeguata al proprio corpo. Nella sezione APP e Diete del sito si scoprirà come creare la propria dieta, come calcolare le calorie dei pasti, come suddividerle tra i 5 pasti quotidiani e via dicendo. Non si promettono diete miracolistiche, ma vengono indicati consigli utili per cambiare il proprio stile di vita, rifacendosi ai cardini basilari della dieta mediterranea, accompagnata dall’attività fisica.

Con la App “Calorie e Menù” è possibile conoscere in tempo reale le calorie che ognuno dovrebbe assumere ogni giorno, compilando in soli due minuti un form che calcola il proprio Indice di massa corporeo, rapportandolo al proprio stile di vita. Come risultato la App elabora per ognuno 285 pasti personalizzati, suddivisi in menu settimanali, 2 per ogni stagione dell’anno.
La App “Dieta del Grana Padano” è stata studiata per aiutare le persone sovrappeso a dimagrire: propone menu settimanali comprensivi di ricette leggere e gustose che coniugano gli alimenti tradizionali della dieta mediterranea a quelle del Grana Padano DOP, alimento “funzionale” in quanto naturalmente ricco di molecole con proprietà benefiche e protettive.
La APP “Anti Age” suggerisce l’alimentazione migliore per rallentare l’invecchiamento delle cellule.

Il nuovo sito di Educazione Nutrizionale Grana Padano” si rivolge anche a medici ed operatori sanitari, per fornire loro un aggiornamento costante sul tema del rapporto alimentazione e benessere e per l’educazione alimentare dei loro assistiti.
Nel 2004 ENGP ha creato lo strumento innovativo Osservatorio Nutrizionale (OGP): un software che “fotografa” gli stili alimentari della popolazione italiana con appositi questionari somministrati dai Medici e Pediatri di libera scelta ai loro assistiti, ai quali nel 2007 si sono aggiunti Dietisti e altri Medici Specialisti. I dati raccolti, elaborati dal software, consentono al medico d’integrare la diagnosi utile al percorso terapeutico del paziente.

Ristorazione e ospitalità fanno squadra. Legame decisivo per il bene del turismo

Per la prima volta dall’approvazione del Piano strategico del turismo la politica, l’economia, la ristorazione e l’hotellerie si sono sedute attorno ad uno stesso tavolo, seppur non ufficiale, per discutere del futuro del turismo italiano tra accoglienza e ristorazione.
Lo hanno fatto a Firenze durante la due giorni del Premio Italia a Tavola, organizzata dalla stessa rivista che al Museo degli Innocenti ha chiamato Dorina Bianchi, sottosegretario con delega al turismo; Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna; Giorgio Palmucci, presidente Confindustria Alberghi; Alfonso Iaccarino, esponente della tradizione alberghiera e della forte rinascita della cucina italiana al sud e Roberta Garibaldi, responsabile scientifico East Lombardy.
Nel corso di un talk show che si è rivelato molto franco, animato ma dai toni sempre moderati, condotto dal direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini e da Anna Maria Tossani di Italia 7 sono intervenuti altri nomi di spicco della ristorazione e del settore turismo nazionale come Enrico Derflingher, presidente Eurotoques International e Italia; Pasquale Diaferia, pubblicitario; Antonello Maietta, presidente Ais (Associazione italiana sommelier); Alfredo Pratolongo, vice presidente Fondazione Birra Moretti e Claudio Sadler, presidente associazione Le Soste.
Quello che è emerso dal confronto è la necessità e la voglia da parte dei singoli soggetti di fare squadra e unire le forze per il bene del turismo e della ristorazione ma, più in generale, per il bene del sistema Italia. Una squadra che però deve essere composta da talenti e da professionisti affinchè il traguardo finale sia eccellente.
Il turismo italiano è stato fotografato con una serie di dati che hanno evidenziato quanto il nostro paese sia ancora attraente agli occhi dei turisti stranieri, tedeschi e francesi su tutti, ma di quanto forse abbia ancora bisogno di un po’ di valorizzazione in più per ampliare il bacino di turisti e per offrire loro servizi migliori, soprattutto in un Mezzogiorno dal potenziale enorme, ma ancora troppo poco fruibile dal punto di vista turistico. Il binomio turismo-ristorazione deve farsi ancora più saldo proprio perché, dati alla mano, l’enogastronomia italiana rappresenta un’importante motivo d’interesse che spinge gli stranieri a venire in Italia.
Ad aprire i lavori è stato l’assessore allo Sviluppo economico di Firenze Cecilia del Reci che ha portato anche i saluti del sindaco di Firenze: «Per la nostra città il turismo è una grande risorsa – ha detto – ma va amministrato nel modo corretto affinchè I turisti possano apprezzare la nostra città al meglio. Infatti a breve verrà approvato un regolamento per il quale bloccheremo l’apertura di attività per la somministrazione di cibo e bevande. Nel nostro centro storico ne esistono 217 in un solo chilometro quadrato, il doppio di quante ne esistono nell’intero Comune di Roma».
«Dopo la cultura che è il primo motivo d’attrazione – ha spiegato l’on. Bianchi – viene l’enogastronomia che è intesa dai turisti non come semplice qualità degli alimenti, ma come una necessità di vivere un’esperienza gustativa. Questa la si può sperimentare tanto nelle grandi e rinomate città quanto nei piccoli centri circostanti che rappresentano un importante motore per l’economia del settore.
A proposito di questa va detto che, soprattutto al sud, l’Italia ha un potenziale di crescita enorme: basti pensare che, a fronte delle bellezze che vanta, attira solo il 20% del turismo nazionale. In questo senso va fatto un lavoro trasversale che tocchi più comparti perché il turismo è trasversale. Ad esempio occorrerebbe una compagnia aerea che scegliesse l’Italia come meta di punta, per abbassare i costi e consentire a più turisti di raggiungere le nostre bellissime località. Io credo che se puntassimo su agricoltura, turismo e sul mercato del lusso avremmo lo stesso Pil della Germania. L’obiettivo del Piano strategico del turismo è proprio quello di seguire da vicino l’andamento del turismo confrontandoci ogni anno con la politica, gli esponenti dell’economia ma, soprattutto, chi nel turismo e nella ristorazione ci lavora quotidianamente». A proposito di lavoro, Bianchi non ha potuto fare a meno di trattenere una considerazione: «Non può esistere turismo e ristorazione senza voucher» ha spiegato.
Al talk show ha dato forfait proprio alla vigilia la senatrice Rosa Maria De Giorgi per motivi di salute. Ha comunque fatto pervenire un messaggio di saluto nel quale ha spiegato come «il turismo e l’enogastronomia siano due realtà fondamentali per l’economia del Paese il quale sta implementando tecnologia e innovazione per stare al passo coi tempi. Tuttavia esistono ancora troppe criticità che si possono superare solo attraverso progetti messi in atto, a braccetto, da pubblico e privato».
Un concetto di squadra che però deve ancora superare delle barriere che esistono tra le Regioni e, principalmente, tra l’eterna scissione tra nord e sud. Si è concentrato su questo aspetto Alfonso Iaccarino: «Il nord ha più potere economico rispetto a noi del sud – ha detto – ma questo non deve impedire alle regioni meridionali di essere all’altezza di quelle del settentrione. E’ necessario che il Paese si unisca per uniformare le possibilità di mettersi in mostra tanto alle attività del nord quanto a quelle del sud. L’Italia e lo stile di vita italiano sono ammirati in tutto il mondo, dobbiamo essere consapevoli di ciò».
Uno stile italiano che si mette in vetrina necessariamente anche attraverso le strutture alberghiere. Su questo si è concentrato Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria Alberghi: «Noi ci sentiamo ambasciatori del Made in Italy – ha osservato – perché siamo uno dei primissimi approcci che il cliente ha con l’Italia non appena arriva qui. Circa ai dati che evidenziano come stiano crescendo notevolmente gli alberghi a 5 stelle e stiano calando quelli a 2 o 3 stelle dico che è positivo per l’Italia perché il turista di oggi è sempre più esigente e vuole un’esperienza unica quando va in vacanza. Tuttavia non dobbiamo lasciare che gli hotel con meno stelle scompaiano poiché bisogna dare a tutti i turisti, anche quelli che si possono permettere vacanze meno costose, la possibilità di viaggiare. A proposito di classificazioni degli alberghi in Italia ne esistono 22, sono troppe e sarebbe necessario rivedere questo sistema che non giova al settore».
Circa quello che cercano i turisti di oggi l’attenzione ricade subito sui turisti che viaggiano alla ricerca di esperienze gastronomiche eccellenti. Ne ha parlato Roberta Garibaldi spiegando che «sono soprattutto i millenials a rappresentare questo genere, il che fa ben sperare sull’onda lunga di questa tendenza, certamente incentivata dai programmi tv dedicati alla cucina. Quando si parla di questa fetta di turisti bisogna ricordare che non vengono in Italia solo per mangiare, ma per visitare cantine, partecipare ad eventi e visitare luoghi che legano l’arte con l’enogastronomia».
Tra i relatori, chi ha portato l’esempio più eclatante circa il fare squadra o meno tra turismo e ristorazione è stata l’assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli: «Quando sono entrata in Giunta – ha raccontato – ho scoperto che l’assessore al Turismo e quello all’Agricoltura non si parlavano e l’ho trovato stupefacente. Ora l’Emilia Romagna può contare su una app in 4 lingue dedicata al turismo nella quale convergono tutte le attività che hanno a che fare col turismo: dalla ristorazione all’enologia, dall’arte alla cultura fino alla meccanica che nella nostra regione tra Ferrari, Lamborghini, Maserati e Ducati è uno dei principali motivi d’attrazione».
Poi è stata la volta dei cosiddetti testimonial, ovvero coloro che tutti i giorni sono nelle hall degli alberghi e nelle cucine dei ristoranti. «Dobbiamo investire sulle strutture al sud – ha detto Sadler – perché lì c’è una ricchezza enorme, ma mancano le infrastrutture e c’è bisogno dell’intervento delle istituzioni. A Milano, ad esempio, grazie a Expo è stato fatto un passo avanti enorme perché ora il capoluogo lombardo è davvero una città internazionale e la ristorazione sceglie di arrivare lì per fare business sapendo che c’è terreno fertile».
Di Milano e di come sia efficace il binomio turismo-ristorazione ha parlato anche Enrico Derflingher: «Quando nel 1993 ho aperto un ristorante in un hotel – ha ricordato – i miei colleghi mi hanno dato del matto. Ora invece non c’è albergo di livello che non vanti un ristorante altrettanto rilevante al suo interno. Il Made in Italy funziona e dobbiamo esportarlo anche all’estero: ho appena inaugurato un ristorante a Taipei con 30 ragazzi italiani a lavorare e dove ho fatto arrivare 108 container colmi di prodotti italiani, sia alimenti che tutto ciò che serve per far funzionare un ristorante come piatti, bicchieri, posate».
Un Made in Italy che viene apprezzato sia per il food ma anche per il beverage ed è di questo che ha parlato Antonello Maietta nel suo intervento: «Il vino italiano – ha spiegato – è in perfetta salute e questo lo deve anche al Testo unico sul vino recentemente approvato. Da un lato si tratta di un passo avanti eccezionale perché permette ai produttori di avere in un unico testo tutte le leggi da rispettare; dall’altro per un fatto più etico dal momento che definisce all’articolo 1 il vino, la vite e i territori vinicoli patrimonio culturale della nazione».
Vino ma non solo perché anche la birra sta espandendosi sempre di più in Italia: «La cultura italiana attorno alla birra – ha spiegato Pratolongo – sta migliorando anno dopo anno così come la reputazione che gli italiani hanno della birra e i consumi che, rispetto agli altri paesi europei, sono ancora i più bassi in valori assoluti ma stanno crescendo sempre di più».
La questione della cultura del cibo e del buon bere è centrale e non può che tramandarsi attraverso la comunicazione dei prodotti italiani che è troppo spesso insufficiente: «Noi italiani comunichiamo poco e male – ha detto Diaferia – tanto che spesso ci “uccidiamo” da soli anche facendoci la guerra tra Regioni. Questo non è più ammissibile. Mi rivolgo a tutti: bisogna fare comunicazione e farla con professionisti del settore che in Italia ci sono».
Ha chiosato Vincenzo Di Vincenzo coinvolgendo il giornalismo con «l’informazione che sta facendo molto negli ultimi anni per parlare di enogastronomia e di turismo sui media così che gli italiani conoscano e apprezzino questo aspetto del loro paese, ma abbiamo il dovere di fare informazione anche all’estero per portare il nostro Paese nelle case degli stranieri affinchè possano considerare di venire a soggiornare in Italia».
Al termine del talk show sono stati assegnati i quattro award 2016 per l’enogastronomia e la ristorazione. A riceverli sono stati Alfonso Iaccarino, chef del ristorante due stelle Michelin Don Alfonso 1890 a Sant’Agata sui Due Golfi, Massa Lubrense (Na), Umberto Montano, presidente del Mercato Centrale, Palmiro Noschese, area manager Italia e membro del “Management petit Committee” del brand Melia, e Valentino Bertolini, in rappresentanza della catena alberghiera Marriott International, in qualità di general manager Florence Complex, che comprende l’Hotel The Westin Excelsior e St. Regis Florence e Baldassare Agnelli.

White in the city

Itinerario che racconterà il Bianco nelle sue mille sfaccettature cromatiche e simboliche.
Nato da un’idea di Claudio Balestri presidente Oikos colore e materia e di Giulio Cappellini noto designer, è un progetto che interesserà alcune delle realtà storico-artistiche più prestigiose di Milano proprio durante la Design Week.
L’evento si svilupperà in un itinerario che toccherà l’Accademia di Belle Arti di Brera, la Pinacoteca di Brera, Palazzo Cusani, l’ex chiesa di San Carpoforo e Class Editori Space.
Ognuno di questi luoghi diventerà la scenografia per mettere in mostra le mille sfaccettature cromatiche e simboliche del bianco con installazioni architettoniche di alcune delle più grandi firme dell’architettura internazionale e di giovani designer.
A pochi giorni dal’inizio, diverse le novità che si aggiungono alla
manifestazione: Oltre alle Location citate, un’importante mostra che ci porterà a vedere per la prima volta una raccolta di simboli iconici bianchi che ancora oggi rappresentano la storia del design. Il progetto White Icons vuole raccontare con un allestimento suggestivo i principali prodotti e materiali che sono diventati punti di riferimento e si sono caratterizzati per il loro candore.
La gigantografia della cover completamente bianca del primo numero di Domus di gennaio 2012 (n.954), realizzata dallo studio Architecten de Vylder Vinck Taillieu, sarà la prova tangibile della collaborazione
scientifica della testata alla curatela della mostra. L’archivio storico di
Domus accompagnerà il racconto delle icone, attraverso le pagine delle oltre 1000 edizioni pubblicate nei sui primo 89 anni.
Sempre a Palazzo Cusani Social White spazio curato da arch. Svetti con la media partnership DDN gruppo editoriale, sarà luogo di incontro con blogger ed una iniziativa dedicata al mondo social web.

In città si aggiungeranno alle attuali location un’accurata selezione di
White Partner e show room e che svilupperanno il loro concetto di White: Foscarini in Brera, Simone Micheli in Lambrate e molti altri in fase di definizione.

L’obiettivo di White in the city è creare e generare nuova cultura, Il bianco come motore di trasformazione per il benessere negli ambienti del vivere quotidiano.

 

Apre il ristorante “La Cucina di Pescepane”, lo streetfood di mare trova casa in Sant’Ambrogio

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Dagli ideatori dell’apecar vintage - primo street seafood itinerante di Firenze,  che ha conquistato piazze, feste private e festival, una cucina ispirata al cibo di mare da strada e ai sapori decisi: in via Carducci 15 r, a due passi dalla piazza della movida fiorentina, fritto misto imperiale, pappa al baccalà e sorbetti d’autore. Tutto anche da asporto.
Tra arredi vintage, pareti verde mare e
nasse da pesca come lampadari

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Il foodtruck mette radici: a due passi da piazza Sant’Ambrogio, cuore della movida fiorentina, ha aperto i battenti, lo scorso mercoledì 22 marzo 2017, il ristorante “La Cucina di Pescepane”. Lo streetfood di mare trova casa in via Carducci 15 r, mantenendo intatto lo spirito che ha conquistato piazze, festival e feste private con l’apecar vintage, primo street seafood itinerante di Firenze. Sapori e profumi decisi, in cui il pane e il pesce, come dice il nome stesso del locale, fanno da filo conduttore del menu. Che si compila in autonomia al tavolo, segnando quantità e ordine delle portate, e si consegna al personale di sala, a conferma di uno stile easy anche al ristorante.

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La proposta culinaria è concentrata in una selezione limitata di piatti e variabile a seconda delle stagioni: il “pescepane” da cui deriva l’insegna, ovvero il panino fritto con le acciughe e la mozzarella, si ritrova tra gli antipasti in versione crostino, mentre tra i piatti più rappresentativi emergono il fritto misto imperiale con gamberi argentini, anelli, ciuffi, latterini e mazzancolle con crudité di verdure, acciughe e sarde con panatura di mandorla e finocchio e panzanella di mare croccante con cozze, vongole e gamberetti. Il pane, infatti, fa da filo conduttore nei piatti, magari sotto forma di panature originali, in continuo dialogo con l’altra metà dell’insegna: il pesce.

img_0221Niente spaghetti allo scoglio, invece, o alcun tipo di pasta ma piuttosto zuppe, creme e minestre di mare. Ogni giorno la lavagna ospiterà un paio di proposte diverse, a seconda della disponibilità degli ingredienti e della fantasia in cucina. Chiudeono il menu una serie di sorimg_0222betti creati ad hoc da Carapina per Pescepane.

Da bere si può scegliere tra vino bianco della casa al bicchiere o una breve lista di etichette italiane (una bollicina, un bianco, un rosé, un rosso). In alternativa birra artigianale o Menabrea o bibite gassate (rigorosamente in bottiglie di vetro).

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Le materie prime arrivano direttamente dal vicino Mercato di Sant’Ambrogio, tranne il pesce, che viene acquistato da fornitori certificati e ormai di fiducia. Tutto è ordinabile anche da asporto, per chi volesse godersi il pranzo o la cena all’aria aperta, anche se a breve è previsto un dehors sulla strada per godersi il clima primaverile.

La Cucina di Pescepane resterà aperta a pranzo e a cena (orario 12-15 e 19-23), tutti i giorni tranne il lunedì.

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I locali sono stati completamente ristrutturati, il motivo della spina di pesce abbraccia tutti gli spazi, su pareti e arredi – in stile vintage da vecchio porticciolo – domina il verde acqua. Alcuni complementi d’arredo sono stati ricavati da casse di vino riadattate, altri da elementi prettamente marinari, come le nasse da pesca, trasformate in lampadari, o le corde al posto delle tende. I piatti arrivano in cocottine di metallo bianco e blu in pieno stile barca.

Al timone della sala da 28 posti Tommaso Giovannini e Gianni Pierattoni, già soci nell’impresa del foodtruck, mentre il terzo socio fondatore, Nicola Pasqua, rimarrà a coordinare la parte relativa allo streetfood con le 2 Apecar. A loro si sono aggiunti in questa avventura altri due amici: Simone Landi e Matteo Rodà.

Dal 15 aprile al 15 ottobre, infatti, l’apecar vintage verde mare di Pescepane tornerà sul Lungarno del Tempio insieme ai truck de La Toraia, con gli hamburger di vera Chianina, e i gelati d’autore di Carapina. E sono sempre di più le richieste per la partecipazione a feste private, matrimoni, battesimi, eventi aziendali e compleanni per la fornitura di un catering su 3 ruote.

(immagini di Laura Cosci)

Un secolo di gelato dalle strade di Castiglioncello in giro per il mondo!

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Il nome di questa gelateria/laboratorio artigianale, situato sulla collina che domina la baia del Sorriso a Castiglioncello, evoca fin da subito una certa curiosità. Dai, Dai è una frase che incita appunto ad andare, a ripartire, a riprendere un percorso con tutte le forze.

E direte voi che c’entra con il gelato. Immaginiamo di essere negli anni 20, di vendere in giro per il paese il gelato artigianale e di possedere come mezzo di trasporto solo un carretto trainato da una ciuchina (di nome Dorotea) per i viottoli ciottolosi della pineta di Castiglioncello, il caldo e la fatica dovevano essere spesso esorcizzati dall’incitazione Dai, Dai che il gelataio faceva alla ciuchina invitandola a muoversi. Da allora questa frase è divenuta il sinonimo di una sorta di cassata che ancora oggi è apprezzata in tutto il mondo.

Oggi , Bernardo, Allegra e Rosa Bartoletti, ispirati dai valori del nonno e del padre continuano con passione il lavoro e mantengono le antiche ricette, con attenzione nella scelta di ingredienti di prima qualità e possibilmente a km0. La gamma di prodotti è aumentata così come i gusti. Quest’anno a Pitti Immagine Taste è stato presentato, il Bocconcino di Aloe. E’ un dessert gelato, unico nel suo genere, un prodotto nuovo, non presente in commercio, innovativo nella composizione e nelle proprietà.

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Nasce dall’idea collaborativa della gelateria Artigianale DAI DAI di Castiglioncello, sempre alla ricerca di prodotti buoni, lavorati in maniera tradizionale, genuini e a km 0 con quella dell’Azienda Agricola della Dott. Stefania Piazza, agronomo, che ha creato un “Giardino d’Aloe”, un giardino di piante autoctone e alloctone, mediterranee e tropicali che circondano le serre dove crescono e sviluppano piante di Aloe barbadensis, Aloe arborescens e saponaria a Livorno in  Loc. Ardenza.
Dopo numerose prove, con varie dosi e miscele di ingredienti sono state affinate perfette dosi di un prodotto che mantiene inalterata la consistenza e la cremosità di un gelato artigianale con le caratteristiche inalterate del gel di aloe. Nello studio della composizione chimica del gel di aloe è possibile verificare la presenza di catene di zuccheri complessi i Polisaccaridi, queste macromolecole rappresentate da mannosio, galattosio vanno a costituire i mannani – acemannani i quali hanno moltissime proprietà, tra le principali quello di aumentare le difese immunitarie, quelle antiinfiammatorie, azioni battericida, antifunginei e antivirali. Nel gel di Aloe si trovano anche molecole di natura fenolica con effetto antiossidante. Attraverso analisi effettuate dall’Università di Agraria “La Cattolica di Piacenza” dipartimento di Chimica agraria (Prof. Trevisan, Prof. Lucini e Dr. Pellizzoni), sul prodotto finito, si è potuto verificare che le proprietà intrinseche chimico fisiche del gel di Aloe si mantengono anche nel Bocconcino DAI DAI Aloe.
L’introduzione del gel di Aloe, estratto a freddo, lavorato subito e miscelato immediatamente con gli altri componenti nella formazione del Bocconcino  ha consentito di ridurre a 0 qualsiasi apporto di zucchero (zero zuccheri aggiunti) mantenendo una buona densità e corposità del gelato, con tutte le proprietà chimico fisiche del gel di Aloe inalterate senza l’aggiunta di conservanti e additivi che comunque alterano il gusto e la composizione.
Il target di questo prodotto innovativo è molto ampio, oltre a tutte le persone che non hanno problematiche patologiche può essere indicato anche a chi ha problemi di diabete,ai bambini perché ricco di polifenoli e sostanze immunostimolanti, a coloro che seguono diete ipocaloriche perchè povero di zuccheri, ricco di vitamine e amminoacidi essenziali.
Il Bocconcino di Aloe è quindi il primo prodotto in commercio presentato come “dessert buono, delicato e salubre” – ” dessert buono e che fa bene”.

Le strade non son più ciottolose e in pineta non c’è bisogno di avere una ciuchina per trainare un carretto, ma la bellezza del mare di Castiglioncello e l’aria che si respira ci ricordano i tempi passati soprattutto quando guardiamo l’orizzonte gustando una cassata o un bocconcino prodotto da questo laboratorio concepito sulle orme della tradizione familiare. Dai…Dai, da incitazione per la ciuchina Dorotea a logo dedicato a tutti gli amanti del gelato per incitarli a gustare questi prodotti che respirano la brezza del mare.

DIARIO DI VIAGGIO GASTRONOMICO: Identità Golose Milano 2017, andata e (niente) ritorno della vera cucina!

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Se il lunedì dell’evento è il giorno più ricco di novità, presenze e anticipazioni, chissà cosa sarà accaduto nei giorni precedenti.

Di cuochi (chef è una parola che non amo, ma che al massimo si poteva “appiccicare” ad uno sparuto numero dei presenti, spesso senza giacca della divisa) in giro per il grande salone e nelle sale conferenze, ne ho visti parecchi, così come non mancavano i nuovi e vecchi profeti della comunicazione enogastronomica, comunicatori di sogni e predicatori di verità assolute.

img_0902Oramai il mondo della cucina vive di dogmi: se quel tale dice che un cuoco è bravo, tutti gli altri a ribadire il concetto, spesso senza neppure aver avuto la possibilità e/o la capacità di aver assaggiato quanto propone. Basti vedere le miriade di premi che vengono distribuiti sempre e solo agli stessi, rafforzando erroneamente giudizi e convinzioni.

img_1014Detto questo, che probabilmente avrà già scaturito l’ira di alcuni tra i più fervidi “abbuffini” e “lecchini”, devo da un lato complimentarmi con la puntuale organizzazione dello staff guidato da Paolo Marchi che però devo bacchettare per quanto riguarda l’accesso alle conferenze dei vari giornalisti (veri) presenti. Non è possibile infatti che anche quest’anno  (nonostante il corridoio preferenziale aperto di fianco all’auditorium centrale) molti giornalisti non abbiano potuto assistere direttamente alle conferenze di cuochi famosi, poiché tanti (e forse senza titoli) fin dalla prima mattina si erano accaparrati i posti iniziando a presidiare la sala senza possibilità quindi di alternare le presenze tra una lezione e l’altra.

img_1060Ma superato anche questo “scoglio” degli attori, passiamo al vero essere di questo “viaggio” nel gusto che, almeno per alcune delle proposte seguite e di quanto ho potuto verificare in giro, si basa più sull’effetto visivo che non su quello gustativo. Quando parlavamo di multi-sensorialità intendevamo l’uso di tutti i sensi senza abusarne di qualcuno in particolare. Adesso mi sembra invece che la sola cosa che serva sia quella dell’apparenza e non dell’essenza.  La cucina si evolve nel tempo, ma deve restare fedele ad alcune regole. Sarebbe come se la matematica non si basasse più sui teoremi e sulle tabelline di Pitagora, visto che adesso ci sono le calcolatrici elettroniche.

img_1058La cucina proposta riprende molto il concetto matematico espresso, poiché adesso ci sono  una quantità incredibile di attrezzature robotizzate, in cucina il cuoco più che spadellare si diletta a lavorare tanto (troppo) crudo, a pre-cucinare, a scaldare ma soprattutto, ha praticamente eliminato dagli strumenti di lavoro cucchiai, mestoli e tegami, sostituendoli con pinzette chirurgiche e piccoli padellini, simili a quelli con cui le mie sorelle giocavano con le bambole, solo per appagare palati anestetizzati dai mille masterchef che la TV ci propina. Per carità ci sono creazioni che alla vista e all’occhio fotografico possono anche sembrare capolavori, ma tra vedere un bel piatto e goderne dei sapori, ci corre come tra visitare le sale di un museo e pensare di vederne il contenuto su un catalogo.

img_1077 Mi piacerebbe, artisticamente parlando, che esistesse un sorta di sindrome di Stendhal gastronomica, dove un palato goloso si inebriasse dei profumi di un soffritto di cipolla, della vista di uno spaghetto al pomodoro ben fatto (su questo ho molti dubbi che tanti grandi cuochi presenti potessero, a richiesta, prepararlo) dell’arrosto della domenica o di un fumante carrello di bolliti, insomma di piatti più “umani” che, così come dovrebbe essere abitualmente, rievochino ricordi, immagini, sensazioni ed inducano la mente a viaggiare nel passato, nel nostro animo, amplificando così il miglior ingrediente che ogni piatto racchiude, la memoria.

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L’Oro di Andria arricchisce Livorno

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Da sabato 18 a lunedì 20 marzo, Livorno e la sua collina sono stati arricchiti da un evento (svoltosi in due modalità diverse) curato dal Consorzio produttori olivicoli “Oro di Andria” destinato alla conoscenza e promozione di questo ricco e prezioso alimento ricavato da secolari olividi varietà Coratina, all’ombra del magico Castel del Monte.

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Sabato e domenica presso il centro commerciale Fonti del Corallo di Livorno è stata attrezzata una apposita area di degustazione che ha visto presentare le versioni convenzionale e biologica dell’olio extra vergine di oliva Elixir, questo il nome con cui il consorzio ha battezzato questo ricchissimo prodotto agricolo.

img_20170318_104726Centinaia i visitatori, che hanno apprezzato l’olio sia degustandolo con un assaggio diretto che utilizzandolo come ingrediente/condimento del classico pane e olio e della gustosa Pappa al pomodoro realizzata da Teresa Colia, cuoca del ristorante Rodomonte di Gabbro che ha curate la parte gastronomica dell’evento. Terminato il week-end le bottiglie e le lattine di Elixir si sono trasferite nel caveau di gusto del Ristorante Rodomonte dal 1910 di Gabbro, dove il lunedì sono stati apprezzate da un gruppo di giornalisti e di operatori della ristorazione che ne hanno apprezzato le qualità organolettiche in abbinamento ai piatti realizzati per il pranzo conviviale da Teresa Colia, padrona di casa, che ha studiato un menù che abbinasse gli aromi dell’olio EVO di Andria a piatti evocativi della cucina della tradizione toscana.

17389180_970007039801385_834648165798775385_oIl menù servito è stato : Schiacciata toscana all’olio EVO e Pappa al pomodoro; Insalata di baccalà, uva rossa, mandorle tostate e ceci; Risotto con crema di asparagi e stracciatelle di burrata di Andria con briciole di pane casereccio al profumo di rosmarino; Filetto di maiale avvolto in pancetta, glassato al miele su crema di patate; Semifreddo all’olio E.V.O. con arancia candita e crema al limone.

17389036_970007236468032_297879779062723682_oDurante l’evento oltre ad una preziosa lezione di degustazione curata da Alfonso Germinario, giornalista ed agronomo, sono stati presentati da Tina Samele, presidente del consorzio “Oro di Andria” gli oli che fanno parte della linea salutistica di Elixir. Si tratta di tre referenze che, arricchite da oli essenziali realizzati da un laboratorio farmaceutico, producono effetti benefici per la prevenzione delle malattie cardiache, epatiche e gastro-intestinali.
17361610_10212245146754420_3138237643140414778_nPresenti all’evento, come graditi ospiti, il Dr. Renato Verzari,direttore di AIPO (Ass. Italiana produttori olivicoli) e Licia Montagnani, assessore al turismo, agricoltura, cultura e commercio del Comune di Rosignano Marittimo.

17311221_970006989801390_3774216543425076629_oAl termine del pranzo i responsabili del Consorzio oro di Andria hanno accolto l’invito ad un gemellaggio culturale-gastronomico legato all’olio di oliva che possa cementare l’amicizia tra Andria e Rosignano Marittimo e che sarà suggellato in occasione della prossima edizione di ottobre dell’evento VerdeOro realizzato dal Comune di Rosignano Marittimo. Ospitalità che sarà ricambiata dal consorzio pugliese con un evento dedicato ai profumati e delicati oli delle colline livornesi.
Non solo un evento gastronomico ma un occasione per far si che l’olio extravergine d’oliva sia ambasciatore del territorio e attraverso le sue preziose gocce che arricchiscono piatti, anche semplici, faccia prevenire al cuore: conoscenza, tradizione e curiosità.

A VOLTERRA SERATA D’AUTORE CON L’EXECUTIVE CHEF ALESSANDRO LIBERATORE DEL RISTORANTE DI VILLA CORA (FI) E I VINI DELLA MITICA TENUTA DELL’ORNELLAIA

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L’incasso della serata sarà devoluto all’Emporio della Solidarietà della Caritas Diocesana di Prato.
Giovedì 23 marzo lezione dello chef in carcere agli studenti dell’Alberghiero Niccolini

VENERDI’ 24 MARZO porte e cucine del carcere di Volterra riaprono al pubblico con una serata davvero speciale. A guidare la brigata galeotta di cucina sarà infatti ALESSANDRO LIBERATORE, Executive Chef del ristorante di VILLA CORA di Firenze, che realizzerà un menu accompagnato dai vini di una delle cantine che hanno segnato la storia dell’enologia italiana: la TENUTA DELL’ORNELLAIA di Bolgheri (LI)

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Chef fra i più conosciuti ed apprezzati del panorama fiorentino e non solo, ALESSANDRO LIBERATORE è sbarcato a Villa Cora dopo diverse esperienze in ristoranti stellati Michelin – vedi Al Gallopapa di Castellina in Chianti e Il Pellicano di Porto Ercole – che hanno influenzato la sua formazione. La passione per le preparazioni semplici, la selezione maniacale di materie prime d’eccellenza e l’impegno nella ricerca per riportare alla luce i sapori autentici della tradizione italiana sono da sempre il suo marchio di fabbrica, gli ingredienti che rendono unica l’esperienza gustativa dei suoi piatti.

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Una Cena Galeotta da veri gourmet, con sigillo d’autore anche nel bicchiere: ad accompagnare la serata saranno infatti i vini della TENUTA DELL’ORNELLAIA di Bolgheri (LI), “azienda mito” fra le più prestigiose e conosciute del panorama vinicolo mondiale. In beneficenza come sempre l’intero incasso della serata, devoluto in questa occasione all’EMPORIO DELLA SOLIDARIETÀ DELLA CARITAS DIOCESANA DI PRATO.

La serata sarà preceduta GIOVEDI’ 23 MARZO da un altro importante momento, novità di questa edizione: gli chef coinvolti infatti, come sempre a titolo gratuito, non solo affiancheranno i detenuti ai fornelli, ma terranno anche lezioni inserite nel calendario didattico dell’Istituto Alberghiero nato nel 2012 proprio all’interno del carcere di Volterra, con classi miste formate dai carcerati e dagli oltre venti ragazzi che ogni giorno varcano le porte della struttura per seguire il percorso formativo. Sarà proprio chef Liberatore ad inaugurare questi incontri.

Info: www.cenegaleotte.it

Prenotazioni: Agenzie Toscana Turismo, Tel. 055.2345040
IL MENU DELLA SERATA

Aperitivo di benvenuto con le proposte di Alessandro

Panzanella di taralli, gamberi scottati e cenere vegetale

Risotto agli asparagi, taleggio e guanciale croccante

Guancia di vitello brasata al vino rosso, crema soffice di patata e pomodorino appassito

Cremoso di cioccolata, coulis di frutti rossi, profumo di menta, crumble di agrumi