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Buona come il maiale e sana come il pesce! di Marco Marucelli

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Tre tenori del gusto nel regno di Pavarotti per interpretare un’aria gustosa: Buona come il maiale, sana come il pesce … scritta da Maurizio Ferri e diretta da Luca Marchini.

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Ci volevano un maiale, quello sano e ricco di Omega3,  presentato in anteprima da Maurizio Ferri di Cura Natura, una location di gran classe come il museo ristorante Pavarotti in piazza del Duomo a Milano, la direzione gastronomica di uno chef stellato quale Luca Marchini del ristorante modenese Erba del Re, per mettere con i piedi sotto ad un tavolo, dopo alcuni anni, tre grandi, ma che dico grossi, esponenti della comunicazione enogastronomica italiana.

d3s_2072Sergio Grasso, docente universitario di antropologia delle culture materiali, famoso per le sue attività nella prima serie di Linea Verde e conduttore attualmente di un suo programma “Grasso ma non troppo” su Marcopolo TV, tanto per capirne il personaggio, che tra l’altro ha curato la conferenza stampa, quasi un talk show, in cui ha presentato al folto pubblico di giornalisti, intervenuti per l’occasione, le peculiarità di questa carne suina allevata in modalità “healthy”.

img-20170606-wa0040Il secondo “tenore del gusto” è Angelo Giovannini, da Bomporto, comune più noto ai gourmet per la frazione di Sorbara, dove si producono dei lambruschi incredibili (a proposito durante la serata abbiamo degustato il Solco di Paltrinieri … da 10 e lode), che oltre ad occuparsi del territorio della provincia modenese sotto varie vesti, è stato tra gli artefici di un evento unico al mondo che ha accolto nel tempo grandissimi cuochi italiani (Carpi Gran Gourmet).

d3s_2122Il terzo grosso e forse anche grasso “personaggio” è il sottoscritto, felice di avere consolidato una amicizia duratura e fraterna con gli appena citati gourmet. L’autore di questo incontro è stato Maurizio Ferri, titolare di Cura Natura, una società del gruppo familiare che, iniziando nel 1927 l’attività di molino, è cresciuta nel tempo, affiancando in varie località, tra Emilia, Veneto e Lombardia, aziende di produzione di alimenti zootecnici completata con l’allevamento di suini (circa 60.000) che gode del sistema di allevamento certificato No OGM e Antibiotic Free.

d3s_2157L’opera che ci ha condotto in questa sede ha un nome che è tutto un programma anzi il programma di Cura Natura “Buona come il maiale e sana come il pesce”. La cura per l’alimentazione dei suini riposta nella filosofia aziendale si è spinta a far si che non solo la parte magra fosse di ottima qualità ma anche quella grassa (maggiormente appetita dai gourmet, n.d.r.) potesse arricchirsi di Omega 3 che notoriamente sappiamo esser presenti nel pesce, così da rendere integrabili nei regimi dietetici equilibrati anche i prodotti di salumeria, portatori di benessere non solo al palato ma anche al fisico.

d3s_2167L’orchestra è stata invece diretta da Luca Marchini , chef stellato del ristorante Erba del Re di Modena che insieme alla sua orchestra di cucina ha proposto i seguenti brani: Braciola Impanata, salsa ai cipollotti, olive nere; Risotto con Parmigiano Reggiano salciccia e aceto balsamico di Modena; Coppa di maiale cotta al forno a legna, salsa di piselli, germogli; Cotolette di maiale brasate nel Lambrusco, purè di patate; Tenerina. Quest’ultima è stato l’unica portata, non a base delle carni di maiale di Cura Natura, essendo un dolce … ma ha degnamente concluso una autentica escalation di sapori che ha commosso i presenti.

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Ovazione generale al termine, come si confà ad una opera messa in scena e magistralmente orchestrata da tutti gli autori ed anche, in questo caso, dal pubblico che ha apprezzato integralmente  questo evento.

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La cucina, quella buona, ha dimostrato ancora una volta che è capace di far riunire tre grossi (ma non grassi) personaggi , scoprire prodotti innovativi e godere dei piaceri di piatti ben fatti, senza troppi fronzoli, degni della sana cucina della tradizione, volti solo a far esprimere al meglio l’ingrediente principale.

E’ proprio il caso di dire, mi consenta l’amico Sergio la battuta: con Omega 3 … grasso è buono e bello … ed oggi anche sano!

Premio Letterario Nazionale Rotary Vallombrosa

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Carmine Abbate si aggiudica l’edizione 2017, con il libro “Il Banchetto di Nozze ed altri sapori”

A Fabio Picchi menzione speciale per il libro “Papale papale”

Il tema 2017 “Pane, Olio, Vino: il cibo fra sacro e mondano”ha visto coinvolte le scuole medie inferiori con un progette sul riuso degli imballaggi del cibo e le scuole superiori nella lettura dei libri proposti

Premiato anche Leonardo Carrai Presidente del Banco Alimentare Toscana

È Carmine Abbate il vincitore del premio Letterario Nazionale Rotary Vallombrosa finalista insieme a Massimo Montanari, Andrea Segrè e Simone Arminio dell’edizione 2017.

L’argomento scelto per quest’anno “Pane, Olio, Vino: il cibo fra sacro e mondano” ha permesso alla giuria di affrontare un tema di grande attualità che vede nel consumo di cibo a livello mondiale la presenza di profondi solchi che dividono chi può accedere ad una quantità che va oltre il necessario, da chi non ha il minimo per il proprio sostentamento.

La giuria composta da Pilade Cantini, Vinicio Capossela, Paolo Ciampi, Marco Mizza, Alberto Severi, Michele Taddei, Giuseppe Vadalà, Carlo Cossi, Angelo Rabatti, Francesco Tommasini,

Francesco Grossi e Eugenio Giani ha trovato nella lettura del libro di Carmine Abbate l’espressione perfetta del tema dato. Recita la motivazione che in questo libro, “il cibo trascende la sua funzione di semplice sostegno dell’organismo per assurgere a simbolo dell’avventura, del ricordo e del ritorno e, in fondo, a metafora della vita.”

La premiazione si è svolta a Vallombrosa nella sala del Capitolo dell’Abbazia con la partecipazione di numerose personalità. Conduttore dell’evento il giornalista RAI Alberto Severi.Dopo il saluto alle autorità presenti da parte del Presidente del Rotary Club Firenze Valdisieve Carlo Cossi, del Presidente della Commissione organizzatrice Angelo Rabatti e del Priore dell’Abbazia Padre Marco Mizza, sono stati eseguiti dei brani di musica medievale dal maestro Michael Stuve e dal controtenore Steve Woodbury.

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Una lettura di alcuni brani tratti dai libri finalisti letti dall’attrice Alessia Innocenti.

Una menzione speciale da parte della Commissione è stata riconosciuta ad un altro libro in concorso “Papale papale” di Fabio Picchi edito da Giunti.

Presente anche la Libreria Fortuna una delle 13 librerie indipendenti che hanno segnalato i libri sul tema a cui la giuria ha lavorato.

Il premio 2017 ha visto il coinvolgimento degli studenti scuole medie inferiori. I ragazzi della scuola M. Guerri di Reggello hanno dato libero sfogo alla fantasia puntando l’attenzione sul “riciclo razionale dei contenitori” del cibo e delle bevande dando. Seguiti dalle professoresse di Arte Claudia Perugi, eda quelle di tecnologia Daniela Scapecchi e Giuseppina Pizzonia, hanno creato oggetti d’arte e di utilità che saranno sottoposti al giudizio di una giuria. I ragazzi sono stati premiati durante la manifestazione.

Nella mattinata gli scrittori finalisti hanno incontrato studenti dell’Istituto Statale Superiore Ernesto Balducci di Pontassieve che, avendo letto i libri selezionati, si sono confrontati con loro sul tema del cibo in modo molto partecipativo. Nell’occasione sarà premiato anche il presidente del Banco Alimentare della Toscana Leonardo Carrai.

Il Premio Rotary Vallombrosa ha ottenuto il Patrocinio della Regione Toscana , del comune di Dicomano, del Comune di Rufina, Comune di Pelago, Comune di Reggello, Comune di Pontassieve, Città metropolitana di Firenze e ottenuto la collaborazione di Rotary Club Firenze Valdisieve Satellite “Granducato” e Rotaract Club Firenze Centenario, Carabinieri Forestale.

Il Premio Letterario Rotary Vallombrosa nato nel 1999 su iniziativa del Rotary Club Firenze Valdisieve ha come scopo principale il riconoscimento alle eccellenze culturali e sociali del territorio. Dal 2014 il Premio ha guardato unicamente al mondo della letteratura divenendo a pieno titolo Premio Letterario Nazionale Vallombrosa portando avanti il progetto di espansione della cultura quale scopo dell’associazione.

Le ultime edizioni del Premio sono state vinte: 2014 Luciana Castellina con Siberiana, 2015 Luciano Artusi( come personaggio), 2016 Vinicio Capossela con Il Paese dei Coppoloni.

I tre finalisti sono stati individuati tra i 13 autori di libri dedicati al tema 2017 indicati, come consuetudine del nuovo corso del premio, dalle librerie indipendenti di Firenze e Provincia:

La giuria del premio Rotary Vallombrosa 2017 composta da Eugenio Giani Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Presidente Onorario, Carlo CossiPresidente Rotary Club Firenze Valdisieve Presidente premio letterario Rotary Vallombrosa, Francesco GrossiPresidente Rotary Club Granducato, Angelo RabattiPresidente Commissione Rotary Premio Vallombrosa, Francesco TommasiniPresidente Rotaract Firenze Centenario e dal Comitato Scientifico che racchiude gli esperti Vinicio CaposselaCantautore e Scrittore, Alessandro BenvenutiAttore, Regista e Scrittore, Pilade CantiniCantastorie, Paolo CiampiGiornalista e Scrittore, Alberto SeveriGiornalista e Autore, teatrale, Michele TaddeiGiornalista e Scrittore, p. Marco MizzaPriore dell’Abbazia di Vallombrosa, gen. Giuseppe VadalàComandante Carabinieri Forestale Regione Toscana ha individuato nei tre finalisti i rappresentanti ideali del tema scelto.

FINALISTI

Massimo Montanari, Mangiare da cristiani, Diete, digiuni, banchetti. Storie di una cultura, Rizzoli, 2015

Massimo Montanari, medievista e docente di storia e cultura dell’alimentazione, nel suo libro ricorda come il cibo regali, più di ogni altra cosa, informazioni sulla società, l’economia, valori e credenze di una data popolazione. Gli studi effettuati su diete alimentari nei vari periodi storici (per esempio quelle degli istituti di assistenza, per esempio, hanno permesso di ricostruire periodi anche molto poveri di fonti, regalando un quadro chiaro circa i rapporti tra i bisognosi, le classi abbienti e le istituzioni pubbliche.

Montanari descrive anche le abitudini alimentari dei cristiani, la sacralità attribuita al cibo fin dagli esordi e indaga su digiuni e diete attraverso la lettura dei documenti storici. Mostrando come la libertà di Gesù non sia stata capita e come il contrasto con l’ottusità degli uomini sia ancora oggi presente.

Carmine Abate, Il banchetto di nozze, Mondadori, 2016 è il romanzo di una vita che viene scandito da profumi, colori e sapori che raccontano il nostro paese con le sue bellezze, le sue difficoltà. La figura del cuoco d’Arberia, un panino ripieno di frittata rubato da un gabbiano sfrontato toccano l’anima dell’autore e irretiscono quella del lettore.

Andrea Segrè, Simone Arminio, L’ Oro nel piatto. Valore e valori del cibo, Einaudi, 2015 Gli autori affrontano il tema del cibo a 360° attraverso un percorso che diventa un viaggio nei luoghi dove passa il cibo medio: dallo studio agricolo al mercato ortofrutticolo, dall’industria alimentare al supermercato, dal parco tematico all’esposizione universale. Cibo quale ago della bilancia della sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitanti: Gli autori discutono sullo spreco alimentare, sul cibo spazzatura, sulle risorse per produrlo, sulla sua perdita di valore da recuperare per “nutrire il pianeta”. Un dialogo sul cibo vero e contro gli “spadellatori” della tv.

www.premiovallombrosa.org

TORNA BUONGIORNO CERAMICA!

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3° edizione  – 2-3-4 giugno 2017 . Tre giorni all’insegna del colore e della creatività che hanno fatto della ceramica una nuova passione. Il primo week-end di giugno 2017in 35 città della ceramica in Italia, ma non solo… il fatto a mano, l’arte di modellare, la gioia creativa, fanno tendenza e contagiano l’Europa

BUONGIORNO CERAMICA! è anche Buon Appetito Ceramica!

Affascinanti connessioni tra ceramica ed enogastronomia

Anche quest’anno la tre giorni dell’arte ha in programma aperitivi presso gli studi d’artista e i musei, cene con l’artista, cooking show “metti le mani in pasta”, merende con laboratori per i bambini, degustazioni open air

E’ l’appuntamento più gioioso e poliedrico dell’arte e dell’artigianato. Impossibile non averlo in agenda, non pensare di partire per una delle location più vivaci dal mattino fino a notte. Sta contagiando anche chi non era mai entrato in un atelier e cresce la comunità degli handicraft lovers. Piace l’atmosfera colorata e altamente creativa fatta d’incontri, musica e food dove le aperture straordinarie di forni e fornaci, atelier e botteghe ceramiche fanno da sfondo alle eccellenze artigiane e artistiche del fatto a mano ma anche a concerti, poesia, performance. Tutti sono coinvolti nel vivo delle attività con laboratori, lezioni di tornio e decorazione, incontri con i maestri, happening, aperitivi con l’artista.

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A tre anni dalla nascita, Buongiorno Ceramica! è cresciuta così in fretta da oltrepassare i confini nazionali. La lunga festa diffusa della creatività e dei colori oltre ad unire nel segno della tradizione artigiana per tre giorni tutta l’Italia, sta contagiando anche altri Paesi europei.

Francia, Spagna, Romania, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Portogallo e Malta hanno già chiesto di aderire per mettere in campo un BUONGIORNO CERAMICA! multiculturale.

L’evento è organizzato dall’Associazione Italiana Città della Ceramica (AiCC).

 

In Italia, le 35 città che ospiteranno l’evento sono le città di antica tradizione ceramica:Albisola Superiore, Albissola Marina, Ariano Irpino, Ascoli Piceno, Assemini, Bassano del Grappa, Burgio, Caltagirone, Castellamonte, Castelli, Cava de’ Tirreni, Cerreto Sannita, Civita Castellana, Deruta, Este, Faenza, Grottaglie, Gualdo Tadino, Gubbio, Impruneta, Laterza, Laveno Mombello, Lodi, Mondovì, Montelupo Fiorentino, Nove, Oristano, Orvieto, San Lorenzello, Santo Stefano di Camastra, Sciacca, Sesto Fiorentino, Squillace, Urbania, Vietri sul Mare.

 

Il Senatore Stefano Collina (da quasi vent’anni Presidente dell’AiCC e da inizio 2017 eletto Presidente del Gruppo Europeo “Città della Ceramica” composto da 8 nazioni), si dimostra molto soddisfatto della nuova dimensione internazionale dell’evento: “il progetto ha avuto un tale forte riscontro in tutta Italia, le presenze sono state così numerose, e così nuove le attività messe in campo da parte degli stessi ceramisti e di tutti coloro che hanno collaborato, da entusiasmare le altre nazioni europee che hanno deciso di ospitare anche loro quello che è l’evento più colorato e gioioso dell’arte di fare ceramica”.

 

Buongiorno Ceramica! è davvero una ri-scoperta dell’artigianato, che non rappresenta solamente tradizione ma anche innovazione. Infatti, il nuovo e il contemporaneo rivestono di nuova luce l’antico, tramite le nuove generazioni di designer, maker innovatori e artisti. E anche il pubblico di Buongiorno Ceramica!è un pubblico nuovo, giovane, vivace, aperto.

 

www.buongiornoceramica.it

Le donne del vino in Toscana

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Essere donne in un mondo da sempre coniugato al maschile
Tra azienda, famiglia, mercato globale, tradizioni, innovazioni, sogni e progetti.

Donne del Vino in Toscana è il libro scritto da Roberta Capanni e Nadia Fondelli che indaga sull’essere donna in un mondo lavorativo da sempre ritenuto prerogativa maschile. Le giornaliste hanno intervistato alcune delle associate delle Donne del Vino della Toscana che, con i loro racconti, hanno permesso di dar vita ad un libro destinato non solo a chi si occupa di vino ma a tutti.

Cosa è cambiato nel mondo del vino che ha permesso alle donne di essere sempre più presenti e, soprattutto, quanto è cambiato davvero? Grazie all’interessamento della Presidente delle Donne del Vino della Toscana, Antonella D’Isanto, le donne dell’Associazione Donne del Vino della Toscana che l’anno prossimo compirà 30 anni, è stato possibile comprendere quali sono state le difficoltà che le donne hanno incontrato o incontrano ancora oggi nel mondo del vino.

Scritto volutamente con un linguaggio semplice e senza tecnicismi e il più fedele possibile ai racconti che le donne del Vino hanno fatto della loro esperienza, il libro si presenta come una raccolta di racconti. L’intento è quello di far avvicinare al variegato e affascinante mondo della vite sempre più persone. Conoscere un prodotto vuol dire rispettarlo e la conoscenza porta al non abuso, così come sapere cosa affronta e come reagisce una donna davanti ad un mondo lavorativo volto al maschile, può essere di aiuto sia agli uomini che alle donne

Donne del Vino in Toscana è un libro che parla di vino e di donne, dell’approccio che la parte femminile dell’umanità ha oggi con uno degli alimenti più antichi del mondo.
Nel libro le autrici hanno raccolto i racconti che le produttrici, enologhe, sommelier, giornaliste hanno fatto della loro esperienza, delle difficoltà incontrate, della passione, del percorso formativo tra ricordi delle più grandi e l’entusiasmo delle più giovani. Dati e numeri di un mondo in crescita dove la presenza femminile è sempre più preponderante ma che, come ricorda nella sua intervista la Presidente nazionale dell’Associazione delle Donne del Vino, Donatella Cinelli Colombini, “c’è ancora molta strada da fare”.

La prefazione di Ernesto Di Renzo Antropologo dell’ Università di Roma Tor Vergata, racconta come Il vino, per sua natura, sia molto vicino all’universo femminile e come la sua produzione, fin dai tempi più antichi, abbia portato con sé la sfera del magico e l’associazione di simbologie di felicità, benessere, cultura, raffinatezza, rigenerazione, contatto con il divino.

Uno spaccato di storie diverse per tipologia e per questo il volume è stato diviso in tre sezioni: Gioielli di famiglia, con i racconti di chi si è trovato ad avere alle spalle un’azienda produttiva da generazioni, Sogni e Lavoro, che raccoglie le storie di chi pur provenendo da altri settori ha fortemente voluto creare un’azienda vitivinicola realizzando il proprio sogno e Vino e Dintorni dedicato a chi è entrato nel mondo del vino non come produttrice ma occupando altre importanti professioni.
Ad ogni donna intervistata è stato chiesto di dare una foto in cui si riconoscesse affinché nel libro non ci fossero immagini patinate ma che il “racconto” continuasse nell’immagine.

Donne del Vino in Toscana
Roberta Capanni – Nadia Fondelli
Prefazione di Ernesto di Renzo
Foto di copertina Gianni Ugolini ®
editore C.S.S.
ISBN 9788897042310

Prezzo: euro 16,90

VIVOSA APULIA RESORT

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Vivosa Apulia Resort: mare, eleganza, atmosfere salentine. L’elegante eco-resort 4 stelle affacciato sulle acque cristalline del mar Jonio a Marina di Ugento, tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca,invita gli ospiti a respirare l’aria della vacanza nella magica Puglia, in un contesto naturale.

Qui i concerti delle cicale, lo sciabordio delle onde e il vento tra gli alberi, sono la colonna sonora che accompagna gli ospiti durante la vacanza. Tra i punti di forza c’è anche la formula all inclusive, che permette di vivere una vacanza senza stress. La raffinata struttura si trova all’interno di una grande area protetta, circondata da una meravigliosa pineta, un parco naturale dove fare jogging o riposarsi sulle amache. La spiaggia privata, con lettini e ombrelloni, si trova a circa 500 metri dalla struttura. Una piacevole passeggiata attraverso la pineta conduce gli ospiti in spiaggia.
Molto apprezzate sono le scenografiche piscine, disposte su vari livelli, per grandi e piccini. Tra queste c’è una vasca riscaldata con lettini idromassaggio, cascate d’acqua, sdraio, ombrelloni e comodi lettini. Ogni ospite può trovare l’angolo giusto per il relax.
Dal 1 Gennaio 2017 VIVOSA APULIA RESORT ha cambiato nome: da “Iberotel Apulia” è diventato Vivosa Apulia Resort, una continuazione e un nuovo inizio; se da una parte il benessere, il relax e l’alta qualità dei servizi rimangono sempre una garanzia per gli ospiti, l’hotel guarda al rinnovo costante di tutto ciò che fa parte della vacanza, dai servizi alla struttura, dal benessere all’offerta sportiva, dall’attenzione per le famiglie alla cucina.

VIVOSA APULIA RESORT IN SINTESI

Ubicazione: Vivosa Apulia Resort si trova a Ugento, in provincia di Lecce, nel cuore del Salento. Il resort occupa 8 ettari per la parte ricettiva e 15 ettari di parco e pineta, il tutto inserito in un parco naturale di 1600 ettari
Come arrivare: in aereo aeroporto di Brindisi (servizio transfer a pagamento)
in auto superstrada da Bari a Brindisi e quindi a Lecce, poi tangenziale per Gallipoli e la litoranea con la SP239; proseguire sulla Gallipoli-Santa Maria di Leuca scegliendo di uscire all’altezza di Ugento.
Camere:  333 camere, per un totale di 952 posti letto, inseriti in un piacevole contesto di “corti”, immerse nel verde.
Ristoranti e bar: Ritorante Via Appia, all inclusive, a buffet, con zona per i bambini; e ristorante A’Puteca à la carte, per assaggiare i piatti pugliesi.
I bar: Dolce Vita (in piscina, per dissetarsi durante tutta la giornata con le bibite all inclusive), Damiano’s (Club loungeafterdinner) e Scirocco, con vista sul mare, direttamente in spiaggia.

VIVOSA APULIA RESORT

Via Vicinale Fontanelle

73059 Marina di Ugento (LE)
T ( 0833 931 002)
F (0833 933 646)
info@vivosaresort.com
www.vivosaresort.com

GREVE IN CHIANTI CELEBRA LA RINASCITA DEL BORGO DEL CABREO

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LA FAMIGLIA FOLONARI RIPORTA A NUOVA VITA L’ANTICO INSEDIAMENTO RURALE, CHE È PARTE INTEGRANTE DELL’OMONIMA TENUTA.

Rinasce a nuova vita il Borgo del Cabreo, l’antico insediamento rurale di proprietà della famiglia Folonari nel cuore delle colline del Chianti Classico. L’inaugurazione ufficiale del nuovo borgo e il taglio del nastro hanno avuto luogo questa mattina alle 12.30 alla presenza di Paolo Sottani, Sindaco di Greve in Chianti, e dell’On. Lorenzo Becattini. Il Borgo del Cabreo sorge a Greve in Chianti, in frazione Zano, all’interno dell’omonima tenuta acquistata alla fine degli anni ’60 da Ambrogio Folonari, tuttora alla guida dell’azienda Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute. La rinascita di questo antico borgo di mezzadri è la punta di diamante di un importante progetto di rivalorizzazione del territorio e delle sue tradizioni più autentiche: sin dall’inizio degli anni 2000 la Famiglia Folonari ha infatti scelto la terra, investendo sulle sei tenute vitivinicole di proprietà tutte localizzate in Toscana, sulla qualità di prodotti enologici rappresentativi del territorio e sul recupero di strutture immobiliari quali la Villa e la Casavecchia presso la tenuta di Nozzole a Greve in Chianti e l’unità immobiliare presso la tenuta La Fuga a Montalcino, dedicate a una tipologia di ospitalità che consente di cogliere l’essenza del territorio.

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All’ospitalità è stato destinato anche il nuovo Borgo del Cabreo, che la famiglia Folonari ha voluto trasformare nel primo relais di charme all’interno delle sue tenute. “Il Borgo del Cabreo è interamente opera di artigiani fiorentini, sia nelle parti strutturali che nei particolari d’arredo – ha dichiarato Giovanna Folonari che, insieme alla figlia Francesca, è l’anima di questa rinascita – Insieme all’architetto Benedetta Mori dello studio Mori Associati Architettura di Greve in Chianti, abbiamo scelto di impiegare esclusivamente maestranze locali, eredi della grande tradizione fiorentina delle arti e dei mestieri. Intendiamo dare valore al territorio, il borgo è quindi rinato a nuova vita in perfetta armonia con l’ambiente circostante e nel rispetto degli spazi e dei colori originali”. La struttura è composta da 11 camere, di cui 4 suite, arredate con gusto ed originalità. Numerosi i servizi a disposizione del cliente, dai 4 salotti per il relax e la convivialità, alla sala colazioni realizzata all’interno dell’antico fienile, dalla piccola palestra attrezzata, alla suggestiva piscina esterna riscaldata con vista sull’affascinante panorama di vigneti. Al Borgo del Cabreo si può davvero assaporare l’essenza del territorio in un’esperienza indimenticabile fatta di degustazioni dei migliori vini prodotti da Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, di ricche colazioni a bordo piscina e di servizi esclusivi che consentiranno agli ospiti di sentirsi parte integrante del territorio. Innumerevoli sono inoltre le possibilità di divertimento e svago nei dintorni: visite guidate e degustazioni gratuite presso la cantina di Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, tour alla scoperta delle vicine città d’arte, affitto di biciclette per piacevoli gite sulle colline del Chianti Classico, cene della tradizione presso i più caratteristici e quotati ristoranti della zona e molto altro ancora.

CHIUSA LA PRIMA EDIZIONE DI “CIBUS CONNECT” A PARMA: GRANDE SODDISFAZIONE DELLE AZIENDE ALIMENTARI E DEI BUYER

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Ha chiuso i battenti a Parma la manifestazione fieristica del food and beverage italiano Cibus Connect. Una fiera nuova, di soli due giorni che ha visto la partecipazione di 400 aziende espositrici, 1000 buyer esteri e 10.000 operatori complessivi tra la prima e la seconda giornata. Il format di Cibus Connect, che si terrà negli anni dispari, prevede un mix di esposizione, workshop e business matching. Particolare interesse ha suscitato l’ampia sezione di show cooking, concentrata in un’area dedicata, in cui le aziende hanno presentato i loro nuovi prodotti.

La nuova fiera ha riscosso la soddisfazione convinta delle aziende alimentari.

“Cibus Connect è stata una sorpresa positiva – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo – anche se poteva essere un’incognita. Il nostro stand ha registrato una buona presenza di buyers, sia italiani che stranieri, ed abbiamo presentato i nostri prodotti congelati, dedicati soprattutto all’export”.

“La dislocazione separata di stand e show cooking è molto innovativa – ha detto Nicola Levoni, Presidente di Levoni – e ci ha permesso di ampliare la comunicazione alla clientela. Molto utile anche il pratico stand preallestito”.

“E’un progetto molto innovativo – ha riferito Francesco Mutti, Ceo di Mutti Spa – ed il risultato è stato eccellente che ha eliminato qualche dubbio iniziale, per cui vanno fatti i complimenti a Fiere di Parma. La manifestazione è snella ed abbina la agilità di una manifestazione che dura due giorni con una immediatezza ed una efficacia rara in termini di costi di struttura”.

Soddisfazione espressa anche da Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano: “E’stata un’occasione ottima per dare visibilità ai prodotti del territorio e ad un’eccellenza come la nostra”.

A Cibus Connect si è tenuto, sia nella prima giornata che nella seconda il Forum Internazionale “Posizionamento del Made in Italy Alimentare nell’evoluzione internazionale dei consumi”, organizzato da Fiere di Parma e TEH-Ambrosetti.

I lavori della seconda giornata sono stati aperti da Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole e Alimentari, che ha espresso il suo apprezzamento per questo nuovo format di manifestazione fieristica e ha invitato tutti gli attori a fare la propria parte e a dare un contributo per il potenziamento dell’export agroalimentare: “Il Governo, favorendo e facilitando l’accesso ai mercati e vigilando nel contempo sulla autenticità dei prodotti; gli imprenditori facendo massa critica e insieme promuovendo strategie comuni di crescita che possano trovare un valido strumento nelle denominazioni DOP e IGP, che al meglio rappresentano l’alto valore aggiunto che i nostri prodotti traggono dagli imprescindibili legami con i territori di origine”.

Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare, che organizza Cibus insieme a Fiere di Parma ha dichiarato: “Qui a Cibus Connect le imprese vengono a illustrare cosa differenzia il sistema produttivo italiano rispetto a tutti gli altri Paesi. Ricordiamo che la produttività per ettaro della pianura padana è la più grande del mondo. L’industria alimentare ha imboccato con decisione la strada della innovazione e della sostenibilità. Le innovazioni di prodotto tuttavia non devono snaturarlo”.

Valerio De Molli, Ceo di The European House Ambrosetti ha presentato la ricerca “Sostenere la crescita di lungo periodo e l’internazionalizzazione delle imprese del settore food & beverage in Italia”: “Nel rapporto sono state evidenziate le forze e le debolezze del food made in Italy anche dal punto di vista degli oltre 200 retailer internazionali intervistati per questa occasione. Il comporto alimentare italiano ha dimostrato una straordinaria resilienza alla crisi avendo fatto crescere di oltre il 13% il fatturato aggregato negli ultimi 15 anni, a fronte di un crollo della produzione industriale manifatturiera di 25 punti percentuali”.

Al Forum hanno partecipato anche, nel corso delle due giornate: Maria Ines Aronadio, Dirigente Ufficio Agroalimentari e Vini di ICE; Alex Tosolini, Senior Vice President New Business Development di The Kroger Co.; Peter Whitsett, EVP Merchandising and Marketing di Meijer; Sara Roversi, Direttore Future Food Institute; Misa Misono, Design Director di IDEO Food Studio; Marco Lavazza, VP Luigi Lavazza SpA; Fabio Leonardi, CEO Igor Gorgonzola; Luigi Serra, CEO Serra Industria Dolciaria e Vice Presidente Esecutivo Università LUISS – Guido Carli.

“Il Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia – ha dichiarato Roberto Ghisellini, Vice Direttore Generale Retail del Gruppo Bancario Crédit Agricole – nasce e si sviluppa all’interno dei principali distretti agroalimentari italiani e conta 31mila clienti e 3,6 miliardi di impieghi, con 1,3 miliardi di raccolta, 632 milioni di euro erogati e un incremento del +40% nei finanziamenti a medio-lungo termine nel solo 2016. Risultati raggiunti grazie ad una strategia volta all’innovazione e all’evoluzione continua dei servizi che mira a soddisfare a trecentosessanta gradi le esigenze delle aziende del settore”.

“Dobbiamo lavorare per favorire la trasparenza di comunicazione nella categoria – ha dichiarato il Presidente del Gruppo Acetifici De Nigris, Armando de Nigris – Perché l’esperienza di un’azienda diventi un valore a sé e venga comunicata al consumatore finale correttamente, occorre condividere con il trade le linee di comunicazione. Questa è responsabilità sociale e rispetto nei confronti del trade e indirettamente dei consumatori”.

Nel corso del workshop organizzato da Gdo Week e Mark Up è stata analizzata la responsabilità di essere impresa che, aldilà dei bilanci sociali, è tempo che entri nel DNA delle imprese, diventandone coscienza sociale. In questo contesto, si è parlato di Sud, partendo dal presupposto che, per il nostro Paese, il meridione può e deve diventare una risorsa importante, le imprese devono tornare ad investire, ma nel modo giusto. Responsabilità per chi opera nella filiera del consumo, dalle aziende dell’agroalimentare a quelle della distribuzione, significa anche educazione alimentare: quanto possono (e devono) incidere le aziende della filiera del consumo per aiutare gli italiani a nutrirsi meglio?
Nel corso del workshop è intervenuto Francesco Pugliese, ad di Conad, che ha sottolineato come la “Grande distribuzione debba assumere un ruolo sociale ed agire da collante tra il prodotto ed il consumatore. E il prodotto deve andare sempre più verso la natura, l’ambiente, essere fair trade, riciclabile e di basso impatto ambientale”.

Nel corso del workshop di Agrifood Monitor, Nomisma e Crif, nella seconda giornata di Connect si è parlato anche del rischio Brexit per l’export dei salumi italiani, nel caso in cui venissero applicati nuovi dazi. Tanto più che l’interesse dei consumatori inglesi per i salumi è elevato, come dimostrano il fatto che circa l’87% di loro li ha acquistati almeno in una occasione negli ultimi 12 mesi ed in particolare il 57% più volte nel corso di una settimana.

A Cibus Connect si è anche parlato del mercato USA, nel corso del workshop organizzato da The Progressive Grocer. I rivenditori di prodotti alimentari gourmet nel mercato statunitense hanno una cosa in comune: devono affrontare una concorrenza più spietata che mai da tutti i canali di vendita al dettaglio. Tutti i rivenditori, qualsiasi siano i loro volumi di vendita, hanno bisogno di differenziarsi. In questo incontro, i relatori hanno condiviso le loro storie di successo, spiegando l’origine dei loro prodotti, il ruolo del cibo e dei vini italiani nei loro negozi, e discutendo in generale di tutto ciò che influenza al momento il mercato statunitense.

Di e-commerce nel comparto alimentare si è parlato anche al workshop dell’ICE Agenzia dove è stata presentata la nuova piattaforma B2B per l’outsourcing della distribuzione Rangeme.com. e nella area Slow Food dove è stato presentato il progetto Foodscovery sulla distribuzione on line, una nuova piattaforma di vendita diretta per i produttori locali.

Nel corso della due giorni, si sono tenuti numerosi workshop, tra cui quello organizzato da Lebensmittel Zeitung sulla GDO tedesca, due organizzati da LSA uno sui prodotti Bio in Francia e Benelux e l’altro sui prodotti gourmet e regionali francesi, e due workshop organizzati da Confimprese, sulla ristorazione commerciale e sulla ristorazione travel.

Nel corso della fiera sono anche stati presentati i Tespi Awards, i premi dell’eccellenza assegnati alle aziende che si sono distinte nell’ideazione e realizzazione di attività di marketing e comunicazione durante il 2016.

L’appuntamento è per Cibus 2018, a Parma dal 7 al 10 maggio.

Per maggiori informazioni: www.Cibus.it

I’ panino dell’Ortolano di Marco Marucelli

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Ci sono  sapori e profumi che evocano ricordi ancestrali appena i tuoi sensi li colgono, al pari di quando dopo tanti anni apri un cassetto e ritrovi delle fotografie, che mentre le osservi, perdono la consistenza solida e ti proiettano nella mente ricordi di luoghi, persone, emozioni. Ecco la sensazione che ho provato al primo morso del panino Ignorante (fette di pane toscano con frittata alle cipolle e zucchine) oppure il panino con crudo e pecorino, che, con la loro semplicità nei gustosi rilasci palatali, hanno spalancato la memoria, facendomi ricordare luoghi, persone, momenti di vita. Questo è infatti l’effetto che dovrebbe suscitare un piatto e questo è quello che i proprietari dell’Osteria dell’Ortolano di Firenze hanno immaginato nel progettare la nuova proposta per un pranzo diverso si dalla globalizzazione turistica, ma uguale a quello che molti di noi hanno nel loro DNA. La tradizione, la storia nei prodotti che anche un panino, se ben fatto, può produrre e proporre.

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Il centro storico fiorentino, il locale è in via degli Alfani al 91/r, proprio a pochi metri dal Duomo, da San Lorenzo e dalla Ss.Annunziata, pullula di vecchi ristoranti e trattorie, fast food di dubbio gusto, botteghine improvvisate che propinano ad ignoranti viandanti prodotti che solo con una basilare conoscenza rifiuteremo, per fortuna offre anche la possibilità, come nel caso di Marta e Massimo, simpatici ed effervescenti osti, di proporre un alternativa che ricordi che il panino non deve essere solo un prodotto da mangiare per nutrirsi, magari senza pensare a cosa contiene, ma può e vuole essere l’alternativa ad un pranzo, che nella sua semplicità faccia vivere dei momenti di gusto, potendo godere di sapori veri, ricchi di tradizione e di storia. Se ogni piatto, come amo affermare, è una pagina di storia, il panino, se concepito con conoscenza e rispetto, potrebbe essere un Bignami (piccolo manuale contenente le nozioni essenziali n.d.r.) di antropologia alimentare.

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Questo pensavo percorrendo le storiche strade del centro per raggiungere da Santa Maria Novella il locale, mentre mi sono soffermato più volte, a metà strada tra il nauseato ed il sorpreso, nel vedere quanto di poco tradizionale offra al turismo la mia/nostra città del Giglio, ma soprattutto, quanto venisse acquistato e consumato da stranieri ed italiani. Ben vengano quindi iniziative come quella dell’Osteria dell’Ortolano che possano far capire non solo quale sia una delle componenti che insieme alla storia ed all’arte rendono famosa nel mondo Firenze, ma anche che spendendo delle cifre assolutamente adeguate (e forse in alcuni casi anche inferiori ai prodotti globalizzati di cui parlavo qualche riga indietro) si possono gustare, tra due fette di pane o in una fresca rosetta (a Firenze si chiama anche semellino), prodotti che hanno fatto grande nei secoli la Toscana a tavola.

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Nello specifico i panini proposti, senza dimenticare lo speciale menù de I’Tocco (così si indicano a Firenze le ore tredici), racchiudono in se tante emozioni a cui si è dato anche un nome che in qualche modo le ricordi: Panino del Brunelleschi con il peposo all’imprunetina oppure il panino dell’Ortolano con fresche verdure per arrivare al panino fiorentino con la sbriciolona e la cipolla agrodolce. Per finire non potevano mancare il pane “dorce” con la ricotta e la marmellata di susine o l’immancabile dolce del periodo pasquale, il pandiramerino.

Mentre ancora il cervello ed il cuore elaboravano i vari sapori che avevo degustato, facendo il percorso contrario all’andata, pensavo a quello che tanti turisti non percepiranno di questa città, limitandosi a panini di gomma o ad altre “specialità” etniche, portando così un ricordo falsato di quello che di più buono può offrire questa terra: la tradizione, il gusto e la semplicità che i prodotti di questo territorio, sapientemente cucinati o presentati, riservano ai curiosi gourmet, contribuendo a scrivere la storia ma soprattutto a farla leggere con gli occhi del cuore.

SI È CHIUSA LA VENTESIMA EDIZIONE DI SUMMA

Domenica 9 aprile circa 1.400 visitatori internazionali hanno preso parte al ventennale della kermesse organizzata da Alois Lageder a Casòn Hirshprunn e Tòr Loewengang (Magrè, BZ)
Presenti oltre 500 ospiti al Walking Wine Dinner di sabato 8 aprile, opening event della manifestazione realizzato in collaborazione con CARE’s – The ethical Chef Days
8.000 euro devoluti alla Casa della solidarietà di Bressanone (BZ)
Domenica 9 aprile, in occasione del 20° anniversario di Summa – il consolidato appuntamento enoico organizzato da Alois Lageder a Casòn Hirschprunn e Tòr Löwengang, Magrè (BZ), e dedicato all’eccellenza vitivinicola internazionale – 83 vignaioli provenienti da Francia, Austria, Germania, Kazakhstan, Nuova Zelanda e USA si sono dati appuntamento alla Tenuta Alois Lageder per offrire in degustazione a circa 1.400 visitatori il meglio della loro produzione.
“L’edizione 2017 è stata per tutti un’emozione travolgente”, racconta Alois Lageder, che due decenni fa ideò ed organizzò per la prima volta Summa. “Questi vent’anni ci hanno permesso di creare un legame sempre più stretto con clienti e fornitori, una collaborazione che ha trovato conferma nella gioia e nell’entusiasmo con cui tutti hanno partecipato al Walking Wine Dinner la sera della vigilia”.
Le celebrazioni del ventennale sono iniziate, infatti, sabato sera 8 aprile, con un Walking Wine Dinner organizzato in collaborazione con CARE’s – The ethical Chef Days. Norbert Niederkofler, noto chef due stelle Michelin, e altri sei chef di fama internazionale, hanno preparato e servito agli ospiti – in più tappe allestite a Tòr Löwengang e Casòn Hirschprunn, in un vero e proprio “percorso gastronomico” – una lunga serie di pietanze di altissimo livello, accompagnate da oltre 80 vini portati dai produttori di Summa presenti alla cena.
Domenica 9 aprile, a disposizione dei visitatori di Summa, come sempre un programma variegato di degustazioni, verticali, assaggi in cantina e altri eventi speciali – come il tasting celebrativo “20 anni di Summa – Vini di 20 anni” – e ancora seminari, presentazioni, laboratori, visite guidate della Tenuta e dei giardini e passeggiate in carrozza nei vigneti. Anche gli esclusivi partner della gastronomia hanno contribuito all’ottima riuscita della manifestazione, tra cui, per citarne alcuni, il catering Hannah&Elia e l’antico pastificio rosetano Verrigni e gli affezionati partner regionali, come Karl Telfser feinkost & catering e il panificio Profanter, la macelleria Schrott e le contadine di Magrè.
Inoltre, in onore dei trent’anni della linea di vini LÖWENGANG, gli organizzatori hanno deciso di aprire per la prima volta al pubblico le porte di Tòr Löwengang, la storica tenuta del ‘500, che, con il palazzo rinascimentale Casòn Hirschprunn, si è rivelata una cornice unica e suggestiva per incontri, scambi e confronti tra vignaioli, operatori del settore, stampa ed wine lover.
Summa, che negli ultimi anni è stata sempre organizzata nell’arco di più giornate, quest’anno si è tenuta in un unico giorno, perché, come spiega il padrone di casa Alois Lageder, “per l’anniversario dei vent’anni abbiamo pensato di riproporre Summa nella sua formula originaria, concentrandola in un solo giorno, in modo da avere uno scambio ancora più intenso e ai massimi livelli”.
Infine, anche quest’anno Summa ha confermato il suo sostegno alla Casa della solidarietà di Bressanone, e grazie al contributo dei visitatori e di vari ospiti presenti alla manifestazione, sono stati raccolti circa 8.000 euro da devolvere in beneficienza, nel tentativo di aiutare persone in situazioni d’emergenza, tra cui profughi, malati psichiatrici gravi o persone affette da dipendenze.
www.aloislageder.eu

NELLE PIAZZE DI TUTTA ITALIA I CUORI DI BISCOTTO DI FONDAZIONE TELETHON

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In 1.500 piazze in tutta Italia saranno distribuiti i Cuori di biscotto dai volontari di Fondazione Telethon, AVIS, UILDM e Anffas. Dolci biscotti distribuiti come ringraziamento con una donazione minima di 12 euro per sostenere la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.

I prossimi 29, 30 Aprile e 1 Maggio in circa 1.500 piazze in tutta Italia sarà possibile, con una donazione minima di 12 euro, ricevere i Cuori di biscotto di Fondazione Telethon e partecipare alla campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.

Nelle piazze saranno allestiti banchetti dove i Cuori di biscotto verranno consegnati dai volontari di Fondazione Telethon, AVIS, UILDM ed Anffas. Per conoscere il punto di raccolta più vicino è possibile visitare il sito www.telethon.it. È possibile anche partecipare attivamente alla campagna come volontario ed aiutare a distribuire i Cuori di biscotto chiamando il numero 06.44015758 oppure scrivendo all’indirizzo volontari@telethon.it.

I Cuori di biscotto saranno distribuiti già da Pasqua anche nelle agenzie di BNL Gruppo BNP PARIBAS, partner da oltre 25 anni della Fondazione.
Inoltre, grazie alla partnership con Auchan Retail Italia, nelle casse dei punti vendita Simply, Auchan, Lillapois e in altre reti aziendali partner della Fondazione, tra cui gli Eni Cafè e CIR food, con una donazione di 1€ è possibile avere dei deliziosi Cuoricini di biscotto da 20 gr.

I Cuori di biscotto, prodotti dalla storica pasticceria genovese Grondona, un’azienda familiare che da più di cento anni propone specialità di pasticceria e biscotti della tradizione ligure, sono un prodotto rappresentativo di Fondazione Telethon e vengono distribuiti dai volontari, da ormai tre anni, in numerose piazze italiane, a sostegno della sensibilizzazione durante la campagna di piazza di Primavera.

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La campagna di Primavera per Fondazione Telethon è un momento di comunicazione fortemente improntato al racconto dei risultati e dei successi della ricerca scientifica nell’ambito delle malattie rare.
Il focus della campagna di quest’anno mette al centro la speranza, la forza e il coraggio delle mamme, uniche e rare, che ogni giorno si confrontano con la malattia genetica dei propri figli. Scegliere di sostenere la Fondazione con i Cuori di biscotto è un’azione di grande volontà e una dimostrazione di vera e profonda solidarietà verso queste mamme. Un atto d’impegno e d’amore per le famiglie che affrontano una malattia genetica rara e una risposta di partecipazione concreta alla missione collettiva di Fondazione Telethon.
Un dolce biscotto a forma di cuore, per un thè con gli amici o per la prima colazione, in tre gustose varianti: di pasta frolla al burro, con farina integrale o di pasta frolla al cacao con gocce di cioccolato fondente. Due delle tre ricette sono prodotte da Grondona in esclusiva per Fondazione Telethon.

I dolcetti sono contenuti in scatole di latta eleganti e curate nel dettaglio, in tre differenti colori dal sapore primaverile: rosa, celeste e verde. Ogni scatola, personalizzata con la cloud «cuore» tradotta in 11 lingue, segue il codice estetico degli altri prodotti solidali di Fondazione Telethon. Il claim, ormai simbolico, rimane “Io sostengo la ricerca con tutto il cuore”. All’interno del pack è inoltre contenuta la brochure informativa che racconta i risultati e i successi della Fondazione.
Un regalo perfetto per festeggiare la mamma: la campagna sarà on air infatti in prossimità di una ricorrenza importante come quella della festa della mamma e sarà possibile accompagnare la scatola di biscotti con un biglietto, coordinato al pack, da personalizzare con un messaggio d’auguri.

Sarà anche possibile richiedere i Cuori di biscotto direttamente sul sito nella sezione dello shop solidale. Sul retro della fascetta che avvolge la scatola e all’interno della brochure informativa è presente un riferimento ai social network Facebook, Twitter ed Instagram, dove la campagna verrà supportata con azioni ad hoc, con l’invito a condividere il proprio sostegno a Fondazione Telethon sui propri canali social. È possibile inoltre scaricare online un gadget di ringraziamento riservato al donatore che ha scelto i Cuori di biscotto.