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Vinitaly 2016: andata, ritorno e … contorno! di Marco Marucelli

Trio al Vinitaly 2016

La data della prossima cinquantunesima edizione è già confermata: dal 9 al 12 aprile 2017, speriamo che nel frattempo ci sia anche l’indicazione di una location consona a questa grande kermesse internazionale del vino, che dovrebbe dar lustro all’Italia e che, se ci riesce per quanto riguarda la qualità di tanti vini e produttori presenti ,  pecca ogni giorno di più per esser divenuta impraticabile dagli  addetti ai lavori.

Prima di presentare la selezione di scoperte e conferme ricevute durante la mia visita ai vari padiglioni del 50esimo Vinitaly è necessario far conoscere le gravi problematiche che ogni giorno devono accollarsi, espositori, addetti ai lavori e normali visitatori paganti (se non hanno sconti o agevolazioni … ben 80 euro al giorno). L’accesso alla Fiera è certamente penalizzato sia dal traffico urbano che da quello autostradale per cui, se si riesce ad arrivare a Verona in orario “adeguato”, si viene imbottigliati da assurdi ingorghi che ti fanno ricordare gli esodi biblici. Una volta conquistato il parcheggio altra coda per entrare e ovviamente gran consumo di suole di scarpe visto che, contrariamente a quanto indicato sulle piantine esposte, molti produttori di varie regioni sono inseriti in padiglioni che niente hanno a che vedere con la propria terra … alla faccia della globalizzazione. Per cui se ti interessano i produttori campani devi armarti di pazienza e di grande fiato per girare praticamente tutti i padiglioni non essendoci un punto che li raccolga. E questo vale per tutte le regioni. Se invece un visitatore volesse usare i mezzi pubblici, cercando così di limitare il traffico nella città di Giulietta e Romeo, magari per comodità ed anche per risparmiare qualche euro (visto che i prezzi degli alberghi veronesi  fermentano in questi  giorni nemmeno fossero in autoclave) e  scegliesse di alloggiare nella prima periferia o sul vicino Lago di Garda, la mattina potrebbe prendere un comodissimo treno facendo la sua bella mezzora di coda in stazione per acquistare il biglietto, viaggiando venti o trenta minuti come una acciuga nel suo barile ed arrivare, dopo con la stessa modalità delle sardine, inscatolato nella navetta che attraverso un improbabile tragitto di tre quarti d’ora ti consegna stanco, provato, stropicciato, agli impegni intensi che la giornata ti riserva.

Nella speranza, ogni anno affievolita, che l’organizzazione insieme alla città provveda a migliorare le condizioni dell’evento e al tempo stesso rispettare la bella città di Verona che la ospita, possiamo iniziare il nostro tour attraverso il bello e il buono girellando per i giacimenti enoici italiani.

la montina stand

Immancabile ci aspetta il grande salone della Lombardia con la rappresentazione delle sue zone vocate che sono degnamente concentrate intorno alla Franciacorta. Autentica perla della produzione vinicola lombarda, non adombra, bensì amplifica la risonanza di questa regione nel panorama internazionale. La setosità dei suoi vini, la gradevolezza dei bouquet e la giovanile effervescenza apre il palato ai grandi e poderosi rossi della Valtellina e ai delicati rosati delle rive bresciane del Garda, tanto per citarne alcuni. Per la Franciacorta abbiamo, con le mie fedeli collaboratrici, selezionato alcune aziende seppur ci fosse l’imbarazzo della scelta.

2 La Montina_Franciacorta Millesimato Brut 2008

La Montina di Monticelli Brusati che nel suo stand “green” ha presentato la nuova annata del suo Franciacorta Millesimato Brut 2009 mentre nelle vicinanze la Fratelli Berlucchi con la frizzante Tilli Rizzo presentava la nuova linea Freccianera, il nome che ha portato fortuna lo scorso anno al Franciacorta Brut Millesimo 2007 prodotto in serie limitata, che oggi diventa  una famiglia: Freccianera Collection. Etichetta quindi gli storici millesimati che si presentano in una nuova veste: Freccianera Brut, Freccianera Rosa, Freccianera Satèn e Freccianera Nature.

Berlucchi '61 Nature 2009 dettaglio

Altro stand di prestigio è quello della Guido Berlucchi, dove abbiamo degustato il Berlucchi ’61 Nature Millesimato che unisce la carnosità dello Chardonnay alla mineralità del Pinot Nero, proposto senza sciroppo di dosaggio, così da esaltare  anche l’anima più vera e pura.

Stand CECI

Dalla Lombardia all’Emilia Romagna il passo è breve, non solo geograficamente, ma anche come collocazione di padiglioni. Qui la simpatia innata delle persone si rispecchia anche nei vini, come sempre questa manifestazione lascia l’imbarazzo della scelta dovendo comunque cercare qualche novità, trascurando invece altri ottimi vini per motivi “tecnici”.

NANI' CECI

La scelta è caduta  su Cantine Ceci che come sempre nella sua elegante veste propone delle novità non solo di qualità ma anche di ottimo gusto.  Il suo “profumo” Nàni in bottiglia da 0,75 è l’espressione di uno spumante luxury. una bottiglia raffinata avvolta da petali che si schiudono come quelli di un fiore. “Náni di Otello” è un ottimo Chardonnay in purezza, spumantizzato Charmat con metodo Martinotti, realizzato con la collaborazione dell’enologo Nico Danesi, prodotto nelle versioni Brut ed Extra Dry e contenuto in una elegantissima bottiglia che a prima vista sembra  proprio un profumo di altissimo valore.  Si attraversa il padiglione della Sicilia con i grandi vini di questa isola che raccoglie tanti vitigni tra internazionali e autoctoni  che l’hanno portata alla ribalta dell’economia del vino per i profumi e gli aromi che si concentrano nei mosti.  Curiosa la vicinanza del più lontano Trentino, che nel suo spazio accoglie piccoli e grandi produttori di possenti rossi e delicati bianchi che ci conducono,  quasi per incanto, tra le braccia del Veneto. Qui si gioca in casa, come si direbbe in gergo calcistico, ogni angolo parla di vino di tutti i colori. Dai corposi Amaroni, ai delicati Chiaretti “rosati di una notte” fino ai bianchi profumati della Valpolicella o ai frizzanti Prosecchi del trevigiano.

MACCARI

Tra le novità ho scelto quella proposta da Maccari Vini che ha presentato il progetto IGT con cui si intende valorizzare il vino alla spina, molto diffuso in osterie e pizzerie, infustando i tradizionali vini veneti e servendoli poi in anfore di vetro serigrafate col marchio aziendale e con una foderina che segnala il vitigno con cui è prodotto il vino servito. Un’idea per apprezzare al meglio e fare cultura. Un grande gruppo veneto, ma che riferisce la sua attività in varie regioni italiane, è Santa Margherita che nel suo grande padiglione ha presentato le nuove annate delle varie aziende e oltre a rafforzare la sua partnership con l’organizzazione della storica Mille Miglia ha riservato ad alcune bottiglie il restayling grafico.

SANTA MARGHERITA STAND

Il Lazio si raggiunge con grande facilità, anche se nell’aria dei padiglioni il tasso etilico è sempre più alto, così come la passione che tramandano nei loro vini  i produttori della Tuscia, dei colli o del sud di questa regione. Il nostro percorso prosegue nel padiglione della Campania con la sua estensione riservata ai vini dell’Irpinia. Da notare che quest’anno alcuni produttori delle varie regioni per motivi logistici erano stati inseriti in altri padiglioni e quindi alcuni vini degustati non rispecchiamo la naturale location , seppur ne parleremo quando facciamo riferimento al territorio. Tra questi i vini di eroici viticoltori della costiera amalfitana, rappresentati da Marisa Cuomo con i suoi Furore e Costa d’Amalfi. Basta andare in questi luoghi meravigliosi per capire come l’uomo debba faticare per raccogliere le uve che diverranno importanti vini.

Sertura vini

Anche l’Irpinia con i produttori avellinesi fa la parte del leone in Campania , spumanti di aglianico irpino, rossi da togliere il fiato e bianchi di una mineralità incredibile, queste le proposte che siamo riusciti a gustare. Le cantine che hanno rappresentato egregiamente queste eccellenze sono state l’Az.Agr. Montesole di Serra di Montefusco  e Sertura di Avellino.

MONTESOLE

Sembra un sogno ma uscire dagli stand campani ed arrivare ad assaporare i fruttati ed intensi sapori dei vini dell’Alto Adige prima e del Friuli Venezia Giulia, è una stupenda realtà. Il Consorzio Vini Alto Adige era presente con uno stand collettivo assieme a 79 cantine. Quattro giorni di degustazioni  tematiche che hanno spaziato dai Pinot e dagli spumanti ai vitigni autoctoni, dai bordolesi ai bianchi nordici.  Il Friuli Venezia Giulia oltre che per i grandi vini è conosciuto anche per una grande tradizione vinicola che può esser ben raccolta nel vino da collezione “50esimo LIVON 2014“ prodotto con le uve di Ribolla Gialla e Friulano raccolte in occasione dei festeggiamenti del  cinquantesimo anniversario  dell’azienda Livon conosciuta nel mondo grazie anche al suo Braide Alte. Il settimo padiglione era interamente dedicato alle Marche, territorio quasi speculare alla Toscana, che da anni presenta vini di grande pregio. La degustazione da segnalare è quella effettuata nello stand di Moncaro dove veniva presentato Madreperla spumante metodo classico, nelle due versioni 60 mesi sui lieviti e Pas Dosè 84 mesi sui lieviti. Proseguendo il percorso quasi come fosse un filare di viti, eccoci tra i nettari del Molise e della Sardegna, qui probabilmente a causa dell’orario poco consono, gli stand erano assediati e non ci è stato possibile effettuare alcuna degustazione, ma ci siamo ripromessi di effettuarle in prossime occasioni.

BARACCHI

Il padiglione della Toscana è ogni anno più grande e ricco, impossibile girarlo tutto soffermandosi con calma, ma al tempo stesso impossibile non fermarsi a salutare amici e grandi produttori come ad esempio Silvia, Riccardo e Benedetto Baracchi da Cortona, con i suoi metodo classico, il suo fantasmagorico Pinot Nero e gli altri suoi vini dai nomi evocanti la passione per la falconeria.

ARRIGHI

Una visita allo stand del mitico Antonio Arrighi che oltre al suo Aleatico elbano presentava il progetto di affinamento in anfora di terracotta dei suoi vini alla stregua di un antico romano. Altra scoperta sono stati il Pugnitello e il Ciliegiolo, entrambi in purezza, dell’Az. Vinicola Simona Ceccherini di Massa Marittima.

VINI MONTALBERA

E se la Toscana è infinita nella sua proposta, non è da meno il Piemonte con i suoi robusti vini che lo rendono tra le regioni più amate dagli intenditori italiani e d’oltralpe.

MONTALBERA

Immancabile la sosta dall’amico e grande produttore di Ruchè del Monferrato, Franco Morando di Montalbera, che ogni anno stupisce con effetti ed affetti speciali, legati a questo vino, con varie declinazioni (quest’anno anche la versione vegana) che riflette quanto un vitigno autoctono e indigeno, possa attrarre una così diversa tipologia di palati, facilitando amicizie come quelle fatte al tavolino degustando un calice di Ruchè con altri grandi produttori come Claudia Angelini del gruppo Farina che ha nel suo “paniere” ben cinque aziende vinicole tra Piemonte, Toscana e Puglia.

ANGELI CLAUDIA

Nonostante la stanchezza fisica e degustativa si faccia sentire, stoicamente, proseguiamo verso il padiglione che accoglie Calabria, Abruzzo, Liguria e Valle d’Aosta. La Calabria ci ha dato una bella occasione per apprezzare, in una degustazione guidata, i suoi vini che negli ultimi anni stanno evolvendo e si stanno facendo conoscere sul mercato. Oltre all’evento a cui abbiamo partecipato, che aveva un titolo assolutamente chiaro, “Tremila anni di storia, tradizioni e cultura: la nostra passione nel tuo bicchiere” , si sono alternate altre occasioni che hanno messo in luce i vari vini da vitigni giunti in questo territorio da altri paesi, migliaia di anni fa: dal Gaglioppo al Magliocco, passando per il Nerello, il Greco nero, il Castiglione. Dai poderosi vini Calabresi siamo passati ai fruttati vermentini liguri tra cui spiccavano quelli delle Cantine Lunae Bosoni con il Cavagino, l’Etichetta Grigia e l’Etichetta Nera nelle nuove annate. L’Abruzzo con i suoi Montepulciano e Trebbiano, presentava tante iniziative, tra queste c’è stata la  sfida per la promozione enogastronomica regionale attraverso la degustazione promossa dall’Associazione nazionale “Le donne del Vino”. Un percorso tra i dolci tipici abruzzesi e gli abbinamenti  per tradizione con i migliori vini regionali.  Non potevamo lasciare il padiglione senza un giro tra i vini di agricoltura biodinamica ed eroica, che presenta la Valle d’Aosta, con le vigne strappate alla montagna. Il padiglione etichettato con il numero 12 racchiudeva le eccellenze di Puglia e Basilicata. Quest’ultima presentava, attraverso il vino, anche il suo territorio con eccellenze gastronomiche abbinate al grande Aglianico del Vulture di cui, ad esempio, Cantine del Notaio è una delle migliori espressioni.

CANDONGA

Ma la fragola Candonga Top Quality, grande prodotto di stagione dell’agricoltura lucana, aveva il suo fascino immersa tra i vini vulcanici, il suo inconfondibile colore, il suo profumo e il suo sapore contribuivano ad amplificare il valore di questo piccolo grande giacimento agroalimentare che è la Basilicata.

ITALIA STIVALE VINI

Conosciuta in tutto il mondo per le sue bellezze naturali, per la sua cucina ricca ma semplice al tempo stesso, e da qualche anno anche per i suoi vini di grande qualità, la Puglia, come sempre ci ha riservato una calorosa accoglienza e le sorprese enoiche non sono mancate, tra i vari vini rossi e rosati di cui, una fra tutte, la Cantine della Bardulia, si è fatta promotrice con espressioni di ottima bevibilità .

Non poteva mancare la presenza ad uno degli eventi più importanti del fuori salone e quest’anno abbiamo scelto la Franciacorta, ospiti di Villa Baiana per la serata organizzata da La Montina per festeggiare i successi dei suoi vini.

MONTINA MENU'

Una serata all’insegna del buon cibo e del buon bere, come da tradizione, per allietare gli animi e far rilassare i corpi, stanchi ma appagati, e magari anche piacevolmente rinfrancati da queste giornate piene di grandi vini, conosciuti da tanti, apprezzati da molti ma che ancora non vengono percepiti, da una politica sterile, come vero giacimento di questa nostra Italia che esplode di gusto ma che, sempre più, viene soffocata da ignoranza e poca lungimiranza di chi è al potere.

 

CHIANTI CLASSICO COLLECTION 2016 I 300 ANNI DEL PRIMO TERRITORIO DI VINO

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Il 15 e 16 febbraio è ritornato alla Stazione Leopolda di Firenze la “Collection” del Chianti Classico per presentare a stampa e addetti ai lavori le ultime annate del Gallo Nero.

Sempre più alto il numero dei produttori partecipanti: 165 aziende, per un totale di 587 etichette,
47 anteprime da botte della vendemmia 2015 e 70 Chianti Classico Gran Selezione in degustazione.

 

La presentazione delle nuove annate del Chianti Classico ai massimi esperti del settore, un’occasione unica per conoscere a fondo la denominazione, le sue etichette e le ultime
novità da uno dei territori vinicoli più importanti del mondo.
Tutto questo è stata Chianti Classico Collection, uno dei principali appuntamenti dell’agenda vitivinicola internazionale, in programma lo scorso 15 e 16 febbraio sempre nel suggestivo scenario della Stazione Leopolda di Firenze, ormai consueta location della manifestazione, che per l’occasione ha salutato i partecipanti con una speciale installazione formata da 300 bottiglie.
La Collection dei Trecento anni Nel 2016 il Chianti Classico celebra i suoi Trecento anni di storia da quel lontano 24 settembre 1716,
quando il Granduca Cosimo III de’ Medici decise di delimitare con un bando, per la prima volta nella storia, alcuni territori particolarmente vocati per la produzione di vini di alta qualità, fra cui quello del Chianti, corrispondente oggi al Chianti Classico.
Primo appuntamento nel cartellone di eventi celebrativi del Trecentesimo, la Collection è stata l’occasione per un dibattito  sulla storia del Chianti Classico e sulle motivazioni che hanno indotto, già tre secoli fa, il regnante del tempo a tutelarlo e proteggerlo. I vini prodotti nella zona del Chianti Classico hanno infatti da subito riscosso grandi apprezzamenti sui mercati internazionali
e per questo sono stati anche soggetti a imitazioni.
A condurre il dibattito, Sebastiano Barisoni, noto giornalista e conduttore radiofonico, che ha aperto la discussione con un’intervista al presidente Sergio Zingarelli. Sul palco si sono alternati nomi e famiglie che hanno fatto la storia del Chianti Classico e del suo Consorzio, dagli Antinori ai Ricasoli, dai Capponi ai Beccari, che Barisoni ha coinvolto in un racconto a più voci sul mondo del Gallo Nero e sul percorso storico che ha
portato il Chianti Classico al successo di oggi.
“Questa è la quarta volta che partecipo alla Chianti Classico Collection non solo in veste di produttore ma come Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico – afferma Sergio Zingarelli – e sono sempre più consapevole dell’importanza di questo evento che ogni anno cresce, portando a Firenze giornalisti e operatori
da tutto il mondo. Oggi iniziano le celebrazioni dei 300 anni, da quel 24 settembre del 1716 quando Cosimo III dei Medici, con il bando granducale “Sopra la Dichiarazione de’ confini delle quattro regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Valdarno Superiore”, stabiliva con precisione i territori entro i quali dovevano essere prodotti i
vini per ottenere la denominazione corrispondente: una vera e propria Doc ante-litteram. Cosimo III istituì anche le Congregazioni di Vigilanza sulla produzione dei vini, strutture che hanno segnato il primo solco per la definizione degli attuali Consorzi: dovevano infatti controllare il rispetto delle norme di produzione richieste
dalla denominazione. Il vino era considerato così rappresentativo del “decoro della Nazione” che occorreva mantenerne alta e tutelarne la qualità. L’eredità di questo rispetto per il territorio e per la qualità dei suoi prodotti è arrivata oggi fino a noi che, posso affermare con orgoglio, ci onoriamo di mantenere, preservare e
incrementare”. Il Chianti Classico, fin dagli albori della sua storia, deve quindi fama e successo soprattutto al dinamismo e
alla coesione dei propri produttori: oggi si contano circa 600 aziende, di dimensione ed estrazione diverse, che da oltre novanta anni hanno scelto di far parte di un’associazione consortile.
I numeri della Leopolda del Vino 165 aziende per 587 etichette in degustazione. Un totale di 7000 bottiglie che sono state aperte e servite da una squadra di 50 sommelier in due giorni di manifestazione alla presenza di oltre 250 giornalisti provenienti
da 30 diversi paesi del mondo e più di 1500 operatori. 47 le anteprime da botte dell’annata 2015 e ben 70 le etichette di Chianti Classico Gran Selezione.
Come da tradizione il primo giorno della manifestazione, il 15 febbraio, è stato dedicato esclusivamente alla stampa nazionale e internazionale, mentre il 16 febbraio dalle ore 9.30, l’evento ha visto anche la partecipazione degli operatori del settore che hanno avuto tempo fino alle 19 per incontrare i produttori e testare le diverse etichette in degustazione.
In programma anche una festa per celebrare i Trecento anni della denominazione, che si è svolta il 15 febbraio al nuovo Teatro dell’Opera di Firenze: blindatissima la lista degli invitati che
non è stata limitata ai soli addetti ai lavori ma ha coinvolto anche le istituzioni locali e VIP.
Alla Leopolda è stato possibile assaggiare in degustazione anche gli oli di 27 aziende produttrici di DOP Chianti Classico.
Partner della manifestazione sono anche quest’anno importanti nomi dell’enogastronomia e dell’industria
a questa legata, come alcuni dei migliori prodotti DOP italiani che, sotto il cappello istituzionale di AICIG
(l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche), si sono presentati al pubblico della Collection attraverso
incontri e degustazioni a cura di: Consorzio Tutela del Formaggio Parmigiano-Reggiano DOP, Consorzio del
Prosciutto Toscano DOP, Consorzio di Tutela Oliva da Mensa La Bella Daunia DOP, Consorzio per la Tutela
del Formaggio Grana Padano DOP, Consorzio per la Tutela del Formaggio Mozzarella di Bufala Campana
DOP, Consorzio di Tutela Pecorino Toscano DOP, Consorzio di Tutela Pomodoro di Pachino DOP, Consorzio di
Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP, Consorzio Finocchiona IGP. Tra i collaboratori storici della
“Collection” anche RCR, Firenze Parcheggi, l’Acqua di Toscana® San Felice e Pulltex.
L’installazione “300 bottiglie per i 300 anni” del Consorzio è nata dalla collaborazione tra Vetreria Etrusca, che ha fornito le bottiglie, e Alessandro Moradei che l’ha concepita in occasione dell’anniversario del Chianti Classico.
Partner del Consorzio per la Chianti Classico Collection e per tutto il programma di eventi dei Trecento anni sarà ChiantiBanca, istituzione economica di riferimento del territorio.

 

 

Cinque sensi di pura grappa! di Laura Cosci

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Gran bella serata lo scorso 11 febbraio al “Ristorante 5 sensi” in via Pier Capponi 3/a di  Firenze in occasione di una delle lezioni per aspiranti degustatori di Grappa.

Come talvolta accade, non avrei dovuto essere li ma all’ultimo momento ho sostituito il direttore che per altri impegni era impossibilitato a partecipare e, dato che le cose migliori sono spesso inaspettate,  ho scoperto il  piacere di gustare un buona grappa e soprattutto di imparare a farlo.

La grappa e l’Anag ( Assaggiatori grappa e acquaviti ) mi hanno conquistato! Gli elementi di una serata di successo sono sempre molti ma in questo caso riconducibili a tre: la competenza dei rappresentanti dell’Anag, la simpatia degli esperti e del gruppo dei presenti e non ultimo la grappa, ovviamente.

 

A condurre l’incontro Paola Soldi, presidente federale nazionale di Anag: competente, simpaticissima e come un’abile padrona di casa, bravissima a gestire i tempi di tutto l’incontro.

Esordisce dicendo che degustare grappa e tutt’altra cosa dal vino e che alla base c’è la pura ricerca edonistica del piacere, per curiosità.

Come dice Paola, la grappa non si assaggia… va deglutita a piccole quantità per apprezzarla appieno,  va capita, ascoltata e rivalutata, richiede pazienza, aspettando che i suoi profumi escano dal calice,

Non solo! Afferma che i sensi coinvolti nella degustazione di questo splendido prodotto non sono più soltanto cinque ma se ne aggiunge un sesto, quello del piacere.

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Niente di più vero e questa affermazione mi porta subito a riflettere che si beve solo per il gusto di concludere un pasto, per sentirne i profumi, per sancire l’inizio del “dopocena” e le eventuali derive seduttive che questo può preannunciare.

Anche gli aggettivi utilizzati nella scheda di valutazione sono gli stessi utilizzati in un ipotetico corteggiamento o rapporto a due: il prodotto viene classificato in base alla finezza, all’attrattività, alla franchezza, all’intensità positiva, alla ricchezza, alla complessità, alla persistenza positiva…

Credo inoltre che il piacere sia davvero uno degli elementi che ci permettono di leggere il perché del successo di questo distillato.

 

Mi rendo conto di una verità che Paola fa emergere: la grappa è stata per troppo tempo sottovalutata perché ritenuta meno nobile del vino ma con qualcosa di molto più interessante, con più margini di  libertà, perché nel suo ciclo di produzione lascia un più ampio grado di fantasia rispetto al vino. La qualità del prodotto, la ricerca e la passione dei produttori non è inferiore a quella dei colleghi vinificatori.

Purtroppo è ancora troppo poco valorizzata dal mercato e dai produttori stessi.

L’origine di ciò ha radice nei preconcetti che spingono ancora a classificarla come un prodotto di poco valore, troppo grezzo rispetto ad altri distillati perché legata a produzioni contadine che utilizzano componenti di “scarto”.

 

La passione e la dedizione dei promotori e degli iscritti all’Anag trova fondamento proprio nella voglia di liberare il prodotto da certi stereotipi, qualcosa da valorizzare e da scoprire perché sono moltissimi i produttori in tutta la penisola.

Per fortuna oggi la grappa è anche “donna” e viene prodotta e degustata anche da una schiera sempre più numerosa di donne. L’associazione “Donne della Grappa” ne è la dimostrazione.

 

Per me un’altra originale scoperta: il latte era presente sui tavoli insieme agli immancabile cracker che accompagnano ogni degustazione di vino o bevande. Sì perché se la grappa non va assaggiata, ma “bevuta subito” considerando che la gradazione minima è 37,5° ci vuole pur qualcosa per placare i bruciori del palato e della gola.

Fantastico! Non bevo latte, ho sempre evitato le forti gradazioni alcoliche e mai sono uscita da una serata così soddisfatta. Merito della grappa, dell’Anag o di entrambe?

Dimenticavo 37,5 non sono solo i gradi minimi ma guarda caso sono 37 anche gli anni della nascita dell’Anag e la coincidenza mi piace molto.

La questione tra me e la grappa non si chiude qui, promesso!

 

Informazioni utili

L’Anag è presente in 11 regioni grazie all’impegno di diverse delegazioni ed ha come obbiettivo quello di promuovere la grappa, eccellenza 100% Made in Italy e di una “cultura del buon bere consapevole”

www.anag.it

info@anag.it

Facebook: assaggiatori grappa e acqueviti – anag

Prossimo corso a: Torrita di Siena (Si) – Corso di primo livello per assaggiatori (11 marzo – 8 aprile)

 

Donne della grappa: www.donnedellagrappa.it

 

È arrivata Cuvée J.R.E. N° 3

Cuvée JRE nr 3 Rosé macro

Ora disponibile nei ristoranti J.R.E. il Franciacorta Rosé Riserva 2007 selezionato dal côté rosa dell’associazione

È arrivata Cuvée J.R.E. N° 3, Franciacorta Rosé Riserva 2007 selezionato dalle chef e sommelier dell’associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe.

Riunitesi la scorsa estate a palazzo Lana Berlucchi, contiguo alle cantine dove nel 1961 nacque il primo Franciacorta, le donne JRE hanno degustato con Marco Stabile, presidente dell’associazione, e Arturo Ziliani, enologo e amministratore delegato di Berlucchi, nove Riserve, scegliendo quella più affine al loro palato esperto e ideale abbinamento ai piatti creativi proposti nei loro ristoranti.

Le JRE con Stabile e Ziliani a palazzo, ph Michele Di Fiore x sito

Cuvée J.R.E. N° 3 è un Franciacorta Riserva composto da uve Pinot Nero (38%) e Chardonnay (62%) della vendemmia 2007 provenienti dai vigneti Quindicipiò e Arzelle a Borgonato. I vini base sono stati affinati in acciaio, per preservarne la freschezza; il Pinot Nero ha beneficiato della macerazione a freddo sulle bucce per una notte. Dopo un riposo di sette anni sui lieviti, al dégorgement è stato aggiunto un dosaggio contenuto, solo 2 grammi litro, per dare spazio alla già importante personalità del vino.

Cuvée J.R.E. N°3 seduce nella flûte per la vivace tonalità aranciata, che ricorda l’alkekengi; il profumo è ricco e complesso, con ampie note di frutti rossi e piacevoli sensazioni evolutive; il gusto è pieno, corposo, persistente, con acidità perfettamente amalgamata.

Cuvée JRE nr 3 Rosé still

Femminile nel colore, complessa e altera nell’essenza, la Riserva è un piccolo capolavoro di natura e cantina  prodotto in 3.980 bottiglie soltanto e disponibile unicamente nei ristoranti dei JRE. Con Cuvée N° 3 si rafforza ulteriormente il legame tra l’Associazione e la Guido Berlucchi, e il brindisi per le prossime feste diventa ancora più esclusivo.

(Catalina Jalnean)

ROCCAFIORE: BRINDARE AL 2016 TRA VINI BIO E TANTO RELAX

Dal 28 dicembre al 3 gennaio la cantina di Todi propone un capodanno indimenticabile con trattamenti SPA, degustazioni di etichette biologiche Roccafiore e i  sapori del territorio.

Cosa c’è di meglio di un’incantevole cornice umbra per concludere il 2015 e brindare al 2016?

La cantina Roccafiore di Todi, dal 28 dicembre al 3 gennaio, suggerisce un fine anno tra relax e produzioni biologiche. Un capodanno tutto da dedicare a se stessi per rigenerarsi, lontano dalla frenesia della vita quotidiana, ed immergersi nell’atmosfera magica del panorama umbro offerto dal Country Chic Resort Roccafiore.

Un vero e proprio viaggio multisensoriale, in una location esclusiva circondata da vigneti che producono le preziose etichette biologiche da abbinare alle creazioni dello chef Carlo Grimaldi che dirige con maestria il ristorante Fiorfiore del resort. Gli elementi che lo caratterizzano sono il chilometro zero e i prodotti locali, con un fil rouge costituito dalla stagionalità dei prodotti che hanno consentito numerose menzioni e il conferimento di riconoscimenti stellati nelle Guide “blu” e “rossa” più famose.

Un’esperienza dedicata non solo agli amanti del gusto ma anche a chi cerca il benessere e ha voglia di lasciarsi coccolare nella SPA per festeggiare la notte più mondana e pirotecnica dell’anno. Diversi i percorsi a disposizione: Kneipp, tepidarium, sudario romano, bagno di vapore e docce emozionale ed equatoriale, e tanti i trattamenti benessere offerti dal Centro SPA.

Un capodanno da regalare e da regalarsi, per  ritemprarsi immersi in un’oasi naturale di pace circondata da 90 ettari di giardini, vigneti ed uliveti.

Per ricevere ulteriori informazioni è possibile contattare l’azienda attraverso l’indirizzo mail  info@roccafiore.it oppure chiamando il numero +39 075 8942416

Indirizzo: Loc. Collina 110/A – 06059 Todi Fraz. Chioano (PG).

COLTERENZIO – Lagrein 2014

COLTERENZIO LagreinComplesso ed elegante con note di violetta, cannella e bacche rosse.

In Alto Adige il Lagrein è un vitigno autoctono; si presenta di colore rosso granato intenso con riflessi violacei. Al naso spicca la violetta, le bacche nere, note di cioccolata e intensi aromi speziati. Potente il passaggio in bocca con tannini di buona struttura e la tipica acidità del vitigno. Aromi di frutti di bosco e ciliegia al retrogusto. Si distingue in particolare per l’eleganza e il suo ineguagliabile bouquet che colpisce gli esperti. Il Lagrein è uno dei più importanti vini rossi italiani.
Potenzialità di invecchiamento: 2–4 anni.
Abbinamento:
Vino molto versatile, ottimo abbinato nella cucina altoatesina. Ideale con speck e salumi ma soprattutto carni arrosto e selvaggina.
Temperatura di servizio: 16° C.
Vitigno:
Lagrein da vigneti selezionati con impianti a guyot (c.a. 5.500 piante per ettaro).
Zona:
Oltradige e Gries/Bolzano. Terreni morenico-alluvionali fino a sottofondi sabbiosi profondi.

Vinificazione:
8 giorni di fermentazione sulle bucce in acciaio a cui fa seguito la fermentazione malolattica. Affinato alcuni mesi in contenitori di acciaio e vasche di cemento.

Il segreto di Anna…un ottimo vino!

ANNA'S SECRETIl titolo farebbe pensare ad un libro o ad un film giallo invece il colore che più si addice a questo racconto di vino è il rosa.

 

Le uve Sangiovese coltivate su  questo poggio nel grossetano, complici con il terroir ed il clima che riporta alla montagna i lievi e salmastri sospiri del mare, creano un vino rosato che il Podere Val di Toro racchiude in poco più di una decina di migliaia di bottiglie. Il vino ottenuto per pressatura soffice in acciaio a temperatura controllata dopo cinque mesi viene imbottigliato, mantenendo così la sua freschezza ed i suoi aromi.

Il suo colore rosato tenue ricorda la pesca, gli aromi che sprigiona la bottiglia ed il calice ad una degustazione olfattiva mostrano chiaramente la presenza dei profumi di fragola e frutti di bosco. Il palato apprezza invece la mineralità e la freschezza oltre alla fragranza aromatica con un finale sapido.

Un vino che potrebbe prestarsi anche a tutto pasto, con del buon pesce del Tirreno, con carni bianche o rosse cucinate semplicemente alla brace, che può essere compagno di aperitivi o di formaggi di media stagionatura…e perché no, accompagnare un tramonto sulla costa maremmana dove il rosso del tramonto arricchisce il colore di questo nettare nel calice.

 

Marco Marucelli

Podere Val di Toro

Poggio La Mozza

GROSSETO

Tel. e Fax 0564409600

www.valditoro.it

Trofeo Schiava dell’Alto Adige 2015

vini schiava

 

Il 18 e 19 maggio si è svolta al vigilius mountain resort la dodicesima edizione del Trofeo Schiava dell’Alto Adige, che ha dimostrato ancora una volta la grande versatilità di questo vino.Il Trofeo Schiava dell’Alto Adige è nato per promuovere la Schiava di qualità.

La Schiava è il più diffuso e popolare vino dell’Alto Adige e si presenta come Lago di Caldaro, Santa Maddalena, Colli Meranesi o, semplicemente, Schiava Alto Adige. Si tratta di un vino leggero e fruttato, dai tannini morbidi. La Schiava è il vino piacevole e gioviale dell’Alto Adige. Un vino moderno con una lunga tradizione.

L’idea è stata lanciata dal patron dello splendido albergo vigilius mountain resort, l’imprenditore Ulrich Ladurner, grande fan della Schiava. Uno scenario di alto design che offre la location ideale per questo evento.

 

vincitori schiavaIn varie degustazioni una selezionata giuria di giornalisti, enologi, sommelier ed esperti provenienti dall’Italia e dalla Germania composta daVeronikaCrecelius (Weinwirtschaft, D), KilianKrauth (HeilbronnerStimme, D), Patrick Hemminger (Süddeutsche, D), Alessandra Piubello (Spirito di Vino, I),Gianni Fabrizio (Gambero Rosso, I), Dario Cappelloni (Dr. Wine, I), Guido Ricciarelli (Guida Touring, I), Renzo Cotarella (Marchesi Antinori, I), Alessandro Pepe (Enoteca Roscioli, Roma, I), AloisMatscher (Ristorante ZumLöwen, Tesimo, I), Herbert Taschler (WiKu, I) e Angelo Carrillo (Alto Adige, I) ha selezionato le “Schiave dell’anno” tra 82 campioni. Per focalizzare le diversità delle varie Schiave i vini sono stati degustati e valutati seguendo le varie denominazioni. Lacategoria “La Schiava diversa” invece raggruppa vini di annate più vecchie e quei vini che non entrano nei schemi delle DOC.

 

Come “Schiava dell’anno 2015” sono state premiate:

nella categoria AA Lago di Caldaro:

  • Alto Adige Lago di Caldaro classico superiore Greifenberg2014– Cantina di Caldaro

nella categoria AA Schiava e Schiava Grigia

  • Alto Adige Schiava Ebner  2014 – Tenuta Ebner
  • Alto Adige Schiava Grigia Selection 2014 – Cantina Cortaccia

nella categoria AA Meranese e AA Val Venosta

  • Alto Adige Meranese Partanes 2014– Tenuta Partanes

nellacategoria AA Santa Maddalena

  • Alto Adige Santa Maddalena classico 2014 – Franz Gojer, Glögglhof
  • Alto Adige Santa Maddalena Gröbnerhof2014 – Erste + Neue
  • Alto Adige Santa Maddalena classico Pfannenstiel 2014 – Pfannenstielhof, Johannes Pfeifer

nellacategoriaSchiavadiversa

  • Alto Adige Santa Maddalena classico Morit 2013 – Loacker
  • Alto Adige Santa Maddalena classico Antheos 2013 – Christian Plattner, Tenuta Waldgries

 

Dato che la Schiava è un vino che non deve solo piacere agli esperti ma anche, e soprattutto, ai semplici appassionati, una commissione scelta tra questi ha eletto il suo preferito tra i vincitori. Dopo varie discussioni ed assaggi la commissione ha fatto cadere la sua decisione sull’

  • Alto Adige Lago di Caldaro classico superiore Greifenberg2014 – Cantina di Caldaro

eletto come il preferito dal pubblico

 

Per la prima volta è stato nominato l’ “Ambasciatore della Schiava”. Con questo titolo vengono premiati persone o posti che svolgono un ruolo particolare nella promozione della Schiava fuori dall’Alto Adige. Con il titolo “Ambasciatore della Schiava 2015” è stata premiata l’Enoteca Roscioli di Roma la cui lista dei vini si distingue particolarmente per la sua ampiezza e profondità nella proposta di Schiava Alto Adige.

 

Momento culminante del Trofeo Schiava dell’Alto Adige è stato il Galà della Schiava. Qui si è dimostrata la versatilità di questo vino in abbinamento con le prelibatezze dalla cucina del vigilius mountain resort, capitanata dallo chef Matteo Contiero. “La Schiava è un vino della tradizione che oggi è sempre più moderno per le sue caratteristiche di leggerezza e piacevolezza,” ha sottolineato Othmar Kiem, giornalista enogastronomico e organizzatore del Trofeo.

 

www.vernatschcup.it

ILCONSORZIO VINI VENEZIA RIAPRE LE PORTE DELL’ANTICO BROLO DI CANNAREGIO

brolo cannaregioGrazie al progetto di mappatura delle antiche viti di Venezia, la viticoltura della Serenissima rivive all’interno del convento dei Carmelitani Scalzi. La presentazione ufficiale si terrà il prossimo 20 maggio

Numerose esplorazioni, ben 70 analisi del Dna, una ricerca durata oltre due anni che ha visto impegnati tecnici, esperti del calibro di Attilio Scienza, tre università – quelle di Berlino, Padova e Milano – e ancora enti come il CRA-Vit di Conegliano. E’ da questi presupposti che parte il lavoro del Consorzio Vini Venezia che si prepara a presentare un altro grande progetto: far rivivere le viti della Serenissima all’interno dell’antico convento dei Carmelitani Scalzi.

Dopo aver creato un vigneto nell’isola di Torcello, utilizzando il materiale genetico prelevato dalle vecchie viti di Venezia mappate e studiate all’interno di conventi, broli, giardini e altri luoghi, ora il Consorzio Vini Venezia si prepara infatti ad alzare il sipario su un altro lavoro: il restauro e il ripristino dell’orto-giardino del convento dei Carmelitani Scalzi a Cannaregio, Venezia, grazie all’utilizzo dello stesso materiale genetico ricavato dall’analisi e dalla mappatura delle antiche viti della città lagunare.

I dettagli di questa seconda fase della ricerca, a cui si lavora ormai da anni, saranno annunciati in via ufficiale il prossimo maggio ma qualche anticipazione è già stata fornita il 5 marzo, in occasione dell’evento “Verso Venice to Expo”. Durante l’appuntamento, aperto al pubblico, è stato presentato il volume“Il vino nella storia di Venezia” che raccoglie i risultati di questo studio. Durante la tavola rotonda è stato illustrato anche il giallo di Giovanni Negri dal titolo“Il Vigneto da Vinci” che ha come protagonista Attilio Scienza, il professore che ha avuto un ruolo determinante nel progetto che ha fatto rivivere la viticoltura della terra dei Dogi.

I due vigneti sperimentali, quello di Torcelloe quello sorto all’interno dello storico convento, sono stati realizzaticon l’intento di salvaguardare la biodiversità del patrimonio viticolo lagunare. Essi sono stati creati utilizzando alcune varietà presenti da centinaia di anni all’interno della laguna di Venezia, mappate e riprodotte, a partire dal 2010, grazie al supporto del professor Attilio Scienza, in collaborazione con un gruppo di tecnici dell’Università di Padova e Milano, il Centro di Ricerche per la Viticoltura di Conegliano e l’Università di Berlino. Un lavoro che ha interessato esemplari presenti non solo a Venezia ma anche nelle isole della Laguna.

Per scoprire la provenienza, l’identità e l’entità del germoplasma viticolo della laguna diverso dai vitigni già conosciuti, è stata pianificata un’indagine a tappeto su tutto l’areale. Le piante da campionare sono state selezionate in base all’assenza di informazioni precise sulla loro identità da parte dei proprietari e al fatto che queste presentassero un aspetto morfologico che non riconducesse con chiarezza ai principali vitigni noti. I campionamenti sono stati effettuati in 11 località comprese tra la laguna nord (isola di Torcello, delle Vignole e di S. Erasmo), Venezia città e la laguna sud (Lido Alberoni, S. Lazzaro degli Armeni e Pellestrina).

Come spiegato nel libro dal titolo Il vino nella storia di Venezia, che è stato presentato il 5 marzo proprio all’interno del convento dei Carmelitani Scalzi,sono state campionate complessivamente 68 piante.L’identificazione varietale della vite è stata affrontata contecniche moderne di analisi del Dna (estratto da alcune foglioline) che ha consentito diottenere l’impronta genetica della vite, ovvero il suo profilo molecolare, e di fare un confronto con la banca dati del Centro di Ricercaper la Viticoltura di Conegliano e con i dati di letteratura,portando all’identificazione di quasi tutte le viti campionate. Sono stati ottenuti 25 profili molecolari, 22 deiquali corrispondono a varietà già identificate. In particolare,si tratta di 20 varietà di Vitis vinifera L., 14 uva da vino e 6uva da tavola, e di 2 ibridi interspecifici molto noti, il Baconoir ed il Villardblanc.

Il risultato non è solo una banca genetica en plein air che conserva il patrimonio storico e culturale della viticoltura della città dei Dogi, è anche la ristrutturazione e l’apertura al pubblico di uno dei più importanti luoghi di Venezia.

Questo importante progetto è stato selezionato ed oggetto di aiuto da parte della Camera di Commercio di Venezia la quale finanzierà la produzione di materiale promozionale e informativo che sarà di supporto alle visite guidate che il Consorzio Vini Venezia e Venezia Wine and Food organizzeranno in occasione di EXPO 2015.

Il progetto è stato approvato anche dal Comitato Venice to Expo 2015 che ne ha riconosciuto la grande valenza culturale con grande potenzialità di divenire luogo di visita per un turismo alternativo.

In alto i calici! La cantina più grande del mondo apre i battenti! di Marco Marucelli

IMG_8362Il giro d’Italia … e non solo, visto dai calici di intriganti rosati, effervescenti bollicine, caldi rossi e freschi bianchi per terminare con i grandi passiti e moscati da meditazione. Questo ci hanno riservato le giornate trascorse nella più grande cantina d’Italia, il Vinitaly, che a Verona ha aperto le sue porte a tanti appassionati ed ahimè anche a qualche (troppi!) etilista.

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Tra le note negative il caldo che, oramai, è una componente essenziale dei padiglioni (quest’anno ancor più numerosi) della Fiera di Verona; le centinaia di gincane necessarie per andare da uno stand all’altro, cercando di evitare gli “avvinazzati” che, indipendentemente dal sesso, stazionavano in terra o stonavano cori degni del peggior concorso canoro provocando anche molestie ad incolpevoli passanti, a causa dei fumi di quell’alcol, assunto smodatamente nel loro triste pellegrinare. Dopo queste ombre, spiccano le luci di professionisti attenti, gourmet ed amanti del buon bere, che hanno accompagnato chi, come me, desiderava scoprire, nei limiti del tempo e della umana normalità, qualche chicca enoica degna di rappresentare al meglio il territorio da cui proveniva.

Springo_bottiglia

E’ solare, profumato ed elegante il nuovo vino che Ernesto, Silvana e Marco dell’azienda Le Manzane di San Pietro di Feletto (TV) hanno presentato al Vinitaly. “Springo”, un Conegliano Prosecco Superiore Rive di Manzana DOCG. Un cru edizione limitata proposto in una veste raffinata nei colori testa di moro e nero. Il carattere è esuberante, simboleggiato anche dal nome “Springo”, dove si fondono il dialetto veneto – il termine significa “vivace, brioso” – e l’inglese “spring”, ossia primavera. Al palato, infatti, è fresco come una sorgente di montagna in primavera e ricorda i profumi floreali.

CARPENE MALVOLTI PUXINUMIl nome PUXINUM affonda le radici nell’antica Roma, da cui ha preso avvio il millenario cammino dell’attuale Prosecco, ma il concetto è assolutamente attuale ed identifica l’eccellenza qualitativa della produzione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G. ed è il vino che la storica Casa Spumantistica Carpenè Malvolti ha tenuto a battesimo in anteprima al Vinitaly 2015. Sarà un’ esclusiva tiratura limitata con appena 5000 bottiglie Extra Dry, ottenuto con la migliore selezione di uve Glera dei viticoltori, che storicamente collaborano con l’Azienda di Conegliano. Il packaging con il quale si è presentato il PVXINVM è solenne ed al tempo stesso essenziale, elegante, sobrio e con rifiniture di pregio anticate.

CdV_Lambrusco_RimossoDoppio appuntamento per Cantina della Volta di Bomporto (MO) abbiamo degustato per il secondo anno consecutivo e con crescente soddisfazione il Lambrusco di Sorbara D.O.C. “Rimosso”. A questo si sono aggiunti gli Spumanti Metodo Classico “Lambrusco di Modena Spumante D.O.C.”, il “Lambrusco Rosè di Modena Spumante D.O.C.” e il nuovissimo “Lambrusco di Modena Spumante DOC Brut Trentasei”, il bianco fermo da uve Chardonnay “Labase” e lo Spumante bianco Brut Metodo Classico “Il Mattaglio” – proposto anche nella versione con dosaggio zero – a base di uve Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Meunier.

Lo stand Mazzetti d’Altavilla – Distillatori dal 1846, da poco orfana del suo presidente, il grande Franco Mazzetti, si è presentata al pubblico di giornalisti, clienti e semplici appassionati e curiosi con alcune novità dal restyling della Collezione alla nuovissima Riserva 1984, Brandy Italiano Invecchiato per ben 30 anni, senza dimenticare l’altrettanto nuova Grappa Riserva Millesimata di Ruché.

Chardonnay%202003E’ maturato per più di un decennio ed è risultato pronto per la gioia del palato: lo Chardonnay 2003, il nuovo vino rarità di Cantina Terlano. Come da copione, l’edizione limitata di quest’anno ha fatto il suo debutto durante la kermesse veronese. Lo Chardonnay 2003 è un vino dallo stile borgognone e dal gusto pieno. Soprattutto in annate con condizioni climatiche particolarmente difficili, la mineralità dei terreni di origine vulcanica, contribuisce a conferire al vino freschezza ed un finale speziato che lo rendono forte ed equilibrato

bottega goldL’azienda Bottega ha festeggiatoi 15 anni di Bottega Gold, lo spumante glamour, che si è imposto in Italia e nel mondo, come prodotto di grande successo. E’ stata realizzata una bottiglia celebrativa, ideata in coincidenza con il più importante evento fieristico italiano. Si tratta di uno Jeroboam Gold da 3 litri che riproduce sul corpo della bottiglia, mediante l’applicazione di finissimi cristalli, il numero 15 in riferimento agli anni intercorsi dal lancio del prodotto e la lettera B per richiamare il logo aziendale.

corvo in volo di Athos FaccincaniIl legame di Allegrini con l’arte è ormai consolidato, un sodalizio fatto di accordi e passioni comuni, un vero connubio fra l’amore per il vino e quello per l’arte, entrambe forme di espressione proprie di un territorio o di un animo estroso, comunque capaci di suscitare emozioni, ricordi e momenti indimenticabili. Percorrendo il Grand Tour di Allegrini, e visitando affascinanti territori d’Italia, città d’arte fra le più visitate al mondo, si è arricchiti da preziose mete, che legano questo storico marchio della enologia italiana a importanti istituzioni operanti nel campo artistico. Presso lo stand si è parlato di Arte, come piacere della scoperta ed emozione del viaggio. In occasione di EXPO, Allegrini Grand Tour è pensato proprio per dare la possibilità di visitare queste splendide città e i luoghi più affascinanti d’Italia, scongiurando che in occasione dell’atteso salone internazionale, il flusso di turisti si trasformi in “visitatori lampo”. Il Tour tocca le realtà produttive firmate Allegrini (Valpolicella – Bolgheri – Montalcino) e attraversando quei luoghi d’arte con i quali Allegrini intraprende stretti legami di preziose collaborazioni.

folladorFollador è un nome consolidato nella produzione di vini spumanti Prosecco ed in particolare del Superiore D.O.C.G. consapevoli di questo hanno studiato una linea dalla precisa identità che fosse in grado di distinguersi da quelle precedenti, più sobrie ed austere, grazie ad un’immagine completamente diversa, vivace, fresca, contemporanea. Partendo da questa idea è nata la linea Ca’ dei Noni by Follador una gamma di vini di alta qualità selezionati e provenienti da differenti terroirs ognuno dei quali rivela bouquet ricchi di fruttato e straordinari sapori, vinificati con particolare cura e dedizione. Costituita da vini bianchi e rossi provenienti dalle zone viticole maggiormente vocate e rappresentative del nostro paese: dal Prosecco D.O.C. Treviso la cui area storica di produzione è la sede dell’azienda Follador, al Lugana D.O.C. le cui uve provengono dalla prima fascia di area calcareo argillosa della sponda più meridionale del Lago di Garda, al Passito vino dolce proveniente dalla pedemontana vicentina, alla gamma dei Cabernet, in particolare il Montello Colli Asolani D.O.C. le cui uve provengono dai vigneti di famiglia, per completare col Ripasso dal cuore della Valpolicella Classica.

FCK15Qual è la parola italiana più conosciuta al mondo? Da questa domanda è partito il progetto-tributo all’Italia e alla sua immensa bellezza. “Pizza”, “mandolino”, “spaghetti”, “ciao” sono alcune delle risposte che sono emerse, ma il termine più conosciuto in assoluto è “mafia”. Il team di Cantine Ceci ha quindi voluto cercare un modo per poter dare risalto a tutto ciò che di bello l’Italia rappresenta, per poter rilanciare un modello positivo del nostro Paese e sdoganare la comparazione negativa diffusa. Grazie alla preziosa collaborazione con il re della street art internazionale, Flavio Kampah, è nato così un progetto grafico che farà molto parlare di sé. Si chiama “F CK 15 for Otello”, spumante brut avvolto in un packaging d’impatto: Italia No Mafia Just Great Beauty. Queste le parole impresse sulla bottiglia che dai simboli tipici della malavita su sfondo nero sfuma verso il tricolore con impresse le tante meraviglie del nostro paese. All’interno l’ottimo spumante brut Otello Dry.

Logo_Consorzio_PignolettoCirca nove milioni di bottiglie, tassi di crescita a due cifre che si confermano di anno in anno, successi crescenti di mercato e riconoscimenti di qualità. Il Pignoletto, autoctono dei colli bolognesi, continua il suo exploit ed estende la zona di produzione dall’Emilia alla Romagna, fino a toccare i territori di quattro province: Bologna, Modena, Forlì e Cesena. Il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna, recentemente nato per tutelare e valorizzare questo vino, è fra i più grandi d’Italia, con i suoi tremila ettari di vigna affidati alle cure di ottomila viticoltori. L’ente riunisce al suo interno anche i produttori di Pignoletto della Docg Colli Bolognesi, all’apice di una piramide di viticultori che interpretano la qualità come un obiettivo primario.

IMG_8578Il Pignoletto è il vino-simbolo di un territorio che ha fatto dell’enogastronomia e della buona tavola un inno all’eccellenza – afferma Francesco Cavazza Isolani, Presidente del Consorzio Vini Colli Bolognesi e del Consorzio Pignoletto Emilia Romagna – Dalla mortadella al Parmigiano Reggiano, il Pignoletto con la sua fresca esuberanza è l’ideale per gli aperitivi accompagnato ai prodotti tipici della zona. E’ anche il vino principe per i piatti più amati della cucina emiliano-romagnola, come tortellini, lasagne e tagliatelle.”

IMG_8715Baglio di Pianetto ha presentato le ultime annate dei suoi vini. Protagonista l’ultima annata del Ficiligno, primo bianco prodotto a Pianetto, che esprime pienamente la quintessenza del luogo dove nasce, ovvero dai vigneti coltivati nella zona di Santa Cristina Gela (PA), nella Piana degli Albanesi. Vino intenso e persistente, ottenuto da uve Insolia e Viogner, prende il nome da una pietra locale, elemento caratteristico del suo territorio, in grado di conferire freschezza e mineralità. In questo luogo l’azienda dispone anche dell’Agrirelais, gestito da Ginevra Notarbartolo di Villarosa, giovane nipote del conte Paolo Marzotto, che è un’elegante dimora con stanze per il pernottamento, ristorante e piscina. Nel profondo sud dell’isola, in provincia di Siracusa, vicino a Noto, si trova invece l’altra cantina dell’azienda: Baroni.

agnusQui il caldo torrido mitigato solo dalla brezza marina offre le condizioni per il Nero d’Avola, il vitigno siciliano per eccellenza, per il Syrah ed il Moscato di Noto. Ma la vera sorpresa è stata quella di “Agnus”, un vino che porta in etichetta solo la firma del Conte Paolo Marzotto a dimostrazione che le emozioni non si possono codificare. Niente schede tecniche, dunque, niente indicazioni delle denominazioni, solo l’indicazione dell’annata, sul tappo. Agnus è un pensiero, un’emozione, un vino complesso ed intenso che sa affascinare … come la Sicilia d’altronde!

Elisabetta%20Falchi%20-%20Jo%20AhearneNon solo stand di produttori ma anche convegni e presentazioni, come quella organizzata dalla Regione Sardegna dedicata al Cannonau, le sue origini, il suo territorio e le potenzialità sui mercati: questi i temi affrontati nel corso della Tavola Rotonda “Cannonau, il gusto di saper vivere”, dedicata al famoso vino sardo. Nel 2013 il Cannonau ha registrato una crescita dei volumi venduti pari al 17,2% rispetto all’anno precedente. Un dato importante che lo posiziona tra i vini emergenti di maggior gradimento. Come ha infatti sottolineato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Sardegna Elisabetta Falchi “è un ottimo momento per valorizzare la produzione di qualità di questo vino che per anni non ha avuto la giusta rilevanza. I dati ci indicano un trend di crescita dei consumatori che diventano sempre più esigenti. Dobbiamo assolutamente seguire questo trend, partendo da una riflessione delle nostre origini e valorizzando il nostro territorio. Solo così potremo valorizzare anche il nostro vino”.

donne della grappaDomenica 22 marzo la manifestazione si è “colorata” di rosa: l’Associazione Donne della Grappa si è ritrovata nell’elegante stand delle Distillerie Franciacorta, dando vita ad una festa della Grappa tutta in rosa! La presenza delle Distillatrici e della Presidente, Valeria Luparia ha reso possibile un momento molto rappresentativo per le Socie appassionate che sono intervenute, dando loro l’occasione di “toccare con mano” la realtà dell’Associazione. Anna Gozio, la padrona di casa, ha accolto le intervenute offrendo un brindisi tipico della sua zona di origine, la Franciacorta, non facendo mancare anche una degustazione della famosa Acquavite di Castagne, molto apprezzata dalle socie intervenute.

IMG_8517Grande pubblico per la presentazione del “Golfina”, il Lugana dell’azienda veneta Accordini Igino, dal nome piuttosto curioso, che trae origine dal fatto che i vigneti posizionati sul lato bresciano del Lago di Garda abbiano la vista sui vicini campi da Golf di Sirmione. L’abbiamo provato in abbinamento al Gorgonzola affinato con Amarone, con il capocollo al Valpolicella e la soppressa con Amarone ed abbiamo notato sia la sapidità che la mineralità di questo vino davvero equilibrato.

IMG_8493L’elegante stand di Montalbera con l’appassionato Franco Morando ha festeggiato con Prima Decade, il decimo anniversario del Ruchè, grande vino che esprime i caratteri di un territorio e di cui ci si può innamorare perdutamente. L’edizione del decennale conta circa 3.300 bottiglie destinate ad estimatori e amici di questo nettare “sgargiatamente violaceo “(come lo definisce il poeta Mario Sandri). Il restyling delle altre bottiglie prodotte dall’azienda, dalle Barbere alle bollicine, contribuisce a rendere ancor più attuale, ed in linea con i tempi, il vino prodotto da questa Azienda di Castagnole Monferrato.

IMG_8780Se nel mondo dei vini frizzanti, uno sguardo va al Valdobbiadene DOCG di Bortolin Angelo Spumanti che con il suo Unica, presenta la nuova bottiglia che contiene il suo prestigioso prosecco, nel firmamento Romagnolo brilla la stella dei Poderi dal Nespoli, un modo nuovo ed originale di fare vino e trasmetterne le emozioni. Gradevoli ed anche rievocatori di ancestrali ricordi tutti i vini degustati, in particolare il Pagadebit.

IMG_8553Un ulteriore conferma di quanto il Prosecco ed il Cartizze possano essere abbinati a piatti impegnativi ci viene dall’incontro avuto nello stand di Col Vetoraz Spumanti con le terrine proposte da Enzo De Prà del ristorante Dolada di Plois in Pieve d’Alpago (BL). I vini degustati in abbinamento sono stati il Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut ed il Brut Rosa Dodici Lune.

Anche la Campania esprime il proprio territorio attraverso grandi vini, ne abbiamo degustati alcuni nello stand di Villa Matilde, tra questi in particolare il Falerno bianco e rosso, che proprio dal fondatore di questa azienda trovano le radici della riscoperta.

IMG_8807Abbinamenti estrosi e particolari quelli che abbiamo assaporato nello stand di Mionetto, dove il giovane chef Lorenzo Cogo del ristorante El Coq di Marano Vicentino (VI), ha proposto in abbinamento alla Cuvée Sergio 1887, due creazioni: una a base di rape rosse e l’altra contenuta in una cialda di polenta .

melanto passitoL’Umbria, ben rappresentata da diversi produttori, aveva tra le sue bandiere anche quella di Terre de la Custodia, la cantina della famiglia Farchioni che ha ricreato nel suo stand i momenti tipici dell’ospitalità, con abbinamenti a piatti della tradizione abbinati a grandi vini di questo territorio. Grechetto, Sagrantino di Montefalco e il Melanto, l’originale passito di Sagrantino con la sua affusolata bottiglia dal contenuto così affascinante.

IMG_8466Passione senza tempo è il claim che caratterizza lo stand de La Scolca, secolare cantina piemontese guidata da Giorgio e Chiara Soldati. Qui il grappolo diviene protagonista dalla vigna alla cantina divenendo uno dei grandi vini del territorio: Gavi dei Gavi, Rugrè, Brut Rosè, Millesimato d’Antan, Cortegaia bianco o rosso …. tanto per citarne alcuni, degustati durante questa manifestazione.

IMG_8906Il tour nella cantina italiana del Vinitaly si conclude con una visita al padiglione dell’Irpinia, zona che esprime la fierezza del suo territorio attraverso dei vini eleganti ma al tempo stesso possenti, morbidi nei profumi ma persistenti nei sapori. Tra i vini degustati, in particolare il Fiano ed il Coda di Volpe, dobbiamo segnalarne alcuni che hanno, ancor più di altri, espresso le caratteristiche appena segnalate. Il Sarno 1860 dell’omonima tenuta di Maura ed Adele Sarno è un eccezionale Fiano di Avellino DOCG che denota una freschezza al naso ed una persistenza al palato esternando una notevole mineralità. L’altra cantina da segnalare è l’Az. Vitivinicola Michele Contrada di Candida (AV) che ha presentato oltre al Fiano anche il Taurasi DOCG, il Greco di Tufo e l’intrigante Taberna Coda di Volpe Irpinia DOC.

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Le porte di questa cantina si spalancano, sono trascorsi quattro giorni, intensi, a volte stancanti, ma sempre appassionanti. Le distanze tra le regioni divengono pochi metri, i profumi di grandi vini aleggiano nell’aria e l’umore risente dei benefici effetti che il vino, se degustato con moderazione, provoca negli animi … perché ricordiamolo bene: il vino è cibo … e come tale va assaporato senza farne indigestione! Ogni sorso è un momento che la natura ci regala per scoprire o ricordare attraverso i sensi , storie di uomini, terre e tradizioni. In alto i calici!!!

(Foto di Irina Lavnichenko)

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