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Il Signore del Chianti Classico

20180212_111337Prove di vini d’autore all’insegna del canto del famoso Gallo, a Chianti Classico Collection 2018.

Febbraio come ogni anno è tempo di anteprime vinicole, un calendario fitto e serrato, quasi un tour de force delle papille per molti colleghi e addetti ai lavori. Come sempre, seleziono solo una o due anteprime a cui partecipare, non per piaggeria ma perchè non occupandomi esclusivamente di vini dovrei avere il dono dell’ubiquità.

Uno degli eventi di rilievo è stato senza dubbio Chianti Classico Collection 2018, che ha trasformato il 12 e 13 febbraio la stazione Leopolda di Firenze in una grandissima enoteca dedicata ai vini cari all’enoico Gallo.

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Quasi 200 aziende per oltre 650 etichette in degustazione, contenute in 9.000 bottiglie. 59 anteprime da botte dell’annata 2017 e ben 92 etichette di Chianti Classico Gran Selezione … solo alcuni dei numeri di questa edizione.

Gli espositori, raccolti per areale, offrivano al grande pubblico di giornalisti, esperti e addetti ai lavori, il meglio della loro produzione nelle varie versioni, DOCG o Toscana IGT, ed annate in commercio affiancandole alle “riserve” e “Gran selezioni”, fiore all’occhiello di ognuna di loro e per questo prodotte in quantità limitata. Qualche azienda ha anche anticipato con delle anteprime da botte, l’annata 2017 che, in molti casi, sebbene dimostri già carattere è ovviamente ancora in fase di strutturazione.

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Selezione nella selezione sono riuscito a prendere in esame, per vari terroir, alcune aziende, spinto da curiosità, indicazioni fornitemi in precedenza ed istinto. Devo dire che complessivamente sono stato appagato e ritengo che questi assaggi siano identificativi e significativi dell’ottimo lavoro che negli ultimi anni si sta facendo tra gli associati del Consorzio Vino Chianti Classico guidato da Sergio Zingaretti.

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Non entrerò in nozioni tecniche legate alle etichette degustate, potendo comunque anticipare che tutte sono andate di gran lunga vicino all’ottimo, con qualche vino che ha raccolto la mia eccellenza.

Come in tutti i fattori gustativi le impressioni sono spesso soggettive, ma confermano quello che ho affermato prima in termini di qualità, pulizia nel sapore oltre a belle e fresche tonalità di profumi al naso.

Indicherò quindi di seguito le aziende che ho avuto modo di testare con l’indicazione delle relative etichette ed annate, senza stilare una classifica ne dare un punteggio di merito, ricordando che tutti, sono sicuramente di gran livello e meritevoli di avere un grande futuro.

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  • BORGO LA STELLA – Radda in Chianti (SI): Chianti Classico Borgo La Stella 2016; Chianti Classico Riserva Borgo La Stella 2014; Anteprima Chianti Classico 2017.20180212_104141
  • BORGO SCOPETO – Castelnuovo Berardenga (SI) : Chianti Classico borgo Scopeto 2015; Chianti Classico riserva Misciano 2013.20180212_112209
  • CASALE DELLO SPARVIERO – Castellina in Chianti (SI): Chianti Classico Casale dello Sparviero 2016; Chianti Classico Riserva Casale dello Sparviero 2015; Anteprima Chianti Classico 2017.
  • CINCIANO – Poggibonsi (SI): Chianti classico Cinciano 2016; Chianti Classico Gran Selezione Cinciano 2014.20180212_110243
  • FATTORIA CASTELLO DI STARDA – Gaiole in Chianti (SI): Chianti Classico Malaspina 2016; Chianti Classico Riserva Malaspina 2015; IGT Toscana Rosso Malaspina 2015.20180212_104940
  • FATTORIA DI PETROIO – Castelnuovo Berardenga (SI): Chianti Classico Fattoria di Petroio 2015; Chianti Classico Riserva Fattoria di Petroio 2014.
  • IL POGGIOLINO – Tavarnelle Val di Pesa (FI): Chianti Classico Il Classico 2015; Chianti Classico Riserva La Riserva 2008.20180212_113154
  • IL PALAGIO DI PANZANO – Greve in Chianti (FI): Chianti Classico il Palagio di Panzano 2015; Chianti Classico Riserva Il Palagio di Panzano 2014.
  • ISOLE e OLENA – Barberino Val d’Elsa (FI): Chianti Classico Isole e Olena 2016; Chianti Classico Isole e Olena 2015.20180212_122146
  • TENUTA DI ARCENO – Castelnuovo Berardenga (SI): Chianti Classico Riserva Tenuta di Arceno 2014; Chianti Classico Riserva Strada al Sasso 2012; Chianti Classico tenuta di Arceno 2015; IGT Toscana Rosso Il Fauno di Arcanum 2013.20180212_114150
  • TORRACCIA DI PRESURA – Greve in Chianti (FI): Chianti Classico Il Tarocco 2015; Chianti Classico Riserva Il Tarocco 2014 e 2013.20180212_105436
  • VALLEPICCIOLA – Castelnuovo Berardenga (SI): Chianti Classico Vallepicciola 2015; Chianti Classico Riserva Vallepicciola 2015.
  • VILLA CALCINAIA – Greve in Chianti (FI): Chianti Classico Riserva Villa Calcinaia 2015; Chianti Classico Gran Selezione Vigna Contessa Luisa 2015.

Non potevano mancare, al termine, alcune degustazioni di alcune proposte di Vin Santo del Chianti Classico DOC che facevano bella mostra di se in un apposito desk gestito da sommelier professionisti.

Come sempre una bella esperienza per chi ama il buon bere, ricordando che molti, se non tutti, i vini degustati si prestano ad esser meglio abbinati ai piatti della cucina tradizionale Toscana, divenendo così ingredienti delle singole ricette…perchè un vino buono non si beve ma si degusta… e qui ci vorrebbero settimane per degustarne appieno tutti.

Il Gallo che troneggia nel simbolo del Consorzio è un degno signore di queste terre, vocate a colture enoiche, che prediligono come base il Sangiovese, che, anno dopo anno, crescono esponenzialmente di qualità toccando livelli altissimi.

Marco Marucelli

CHIANTI CLASSICO COLLECTION 2018

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Il 12 e 13 febbraio torna alla Stazione Leopolda di Firenze la “Collection” del Chianti Classico per presentare a stampa e addetti ai lavori le ultime annate del Gallo Nero.

Record del numero dei produttori partecipanti: ben 186 aziende, per un totale di 659 etichette,  59 anteprime da botte della vendemmia 2017 e 92 Chianti Classico Gran Selezione in degustazione.

Si aprirà fra pochi giorni, come di consueto, l’evento di presentazione delle nuove annate del Chianti Classico ai massimi esperti del settore, un’occasione unica per conoscere a fondo la denominazione, le sue etichette e le ultime novità da uno dei territori vinicoli più importanti del mondo.

I numeri sono sempre più importanti: 186 aziende per 659 etichette in degustazione. Un totale di oltre 9000 bottiglie che saranno aperte e servite da una squadra di 50 sommelier nella due giorni di manifestazione, alla presenza di oltre 250 giornalisti provenienti da 30 diversi paesi del mondo e più di 1800 operatori, italiani e stranieri. 59 le anteprime da botte dell’annata 2017 e ben 92 le etichette di Chianti Classico Gran Selezione.

“Arriviamo quest’anno a Firenze dopo una stagione difficile – dichiara Sergio Zingarelli, Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico – che però siamo riusciti a gestire con le migliori armi su cui oggi può contare il viticoltore moderno: la conoscenza profonda del proprio territorio e la capacità di saper aspettare il momento giusto. Così, se da un lato abbiamo dovuto registrare un significativo calo quantitativo nella produzione 2017, spero che la stampa e gli operatori che parteciperanno a questo nostro evento potranno darci conferma della qualità del neonato ’17, proprio dalle primissime anteprime da botte in assaggio in questi giorni.”

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“Come sempre la Collection mette in mostra e al vaglio della critica il nostro lavoro degli ultimi anni, non solo della vendemmia appena passata – continua Zingarelli. Avrete quindi modo di conoscere anche le nuove annate del Gallo Nero pronte (lo auspichiamo) a conquistare i mercati di tutto il mondo, come succede oramai da molto tempo. Si può ben dire che il nostro “anno del vino” inizi proprio con la Collection e ritengo doveroso cogliere l’occasione per continuare a sottolineare l’importanza del nostro territorio nei suoi molteplici aspetti, che vanno dalla bellezza paesaggistica alla vocazione enologica, al suo aspetto umano e sociale. L’edizione di quest’anno, la venticinquesima, parla di un grande rafforzamento della denominazione: oltre ai numeri economici, la partecipazione sia da parte dei soci che della stampa e degli operatori di settore segna un record storico.”

Per quel che riguarda il programma, come di consueto, il giorno 12 febbraio la Collection aprirà le porte alla stampa nazionale e internazionale e, al fine di agevolare i rappresentanti del ramo HoReCa, anche agli operatori di settore a partire dalle ore 10 fino alle 18, per dar loro la possibilità di incontrare i produttori e testare le diverse etichette in degustazione. Sarà invece dedicato esclusivamente alla stampa il giorno successivo.

Alla Leopolda sarà possibile assaggiare in degustazione anche gli oli di 23 aziende produttrici di DOP Chianti Classico. E’ prevista, inoltre, la partecipazione istituzionale della Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico e della Lega del Chianti.

Partner della manifestazione sono anche quest’anno importanti nomi dell’enogastronomia e dell’industria a questa legata, come alcuni dei migliori prodotti DOP italiani che, sotto il cappello istituzionale di AICIG (l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche), si presentano al pubblico della Collection attraverso incontri e degustazioni a cura di: Consorzio Tutela del Formaggio Parmigiano-Reggiano DOP, Consorzio del Prosciutto Toscano DOP, Consorzio di Tutela della Finocchiona IGP, Consorzio di Tutela Oliva da Mensa La Bella della Daunia DOP, Consorzio per la Tutela del Formaggio Mozzarella di Bufala Campana DOP, Consorzio di Tutela Pecorino Toscano DOP, Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP, Consorzio Tutela Grana Padano DOP. Tra i collaboratori storici della “Collection” anche RCR, Firenze Parcheggi, Fieramente, l’Acqua di Toscana® San Felice e Pulltex.

30 anni di vino al femminile

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Partono da Palazzo Vecchio a Firenze le celebrazioni per il 30° anniversario dell’Associazione. Presentata la Festa delle Donne del Vino in programma sabato 3 marzo con eventi diffusi in tutta Italia a tema “Donne vino e cinema”

La cornice di palazzo Vecchio nella storica Sala d’Arme conferisce un tono di eccellenza a questo incontro tra decine di Donne del vino di tutta Italia che, capitanate dalla loro infaticabile presidente Donatella Cinelli Colombini e sotto il materno sguardo della socia fondatrice Elisabetta Tognana, si sono riunite per dar inizio ai festeggiamenti ed alle iniziative legate al trentennale di vita di questa importante unione di risorse nel mondo del vino.

Ha introdotto l’evento Anna Paola Concia, del Comune di Firenze e padrini di questo incontro sono stati la scrittrice Sveva Casati Modigliani e il giornalista televisivo Massimo Giletti. Ma al tavolo si sono avvicendati anche l’On. Luca Sani, presidente della commissione agricoltura della Camera che recentemente aveva accolto una delegazione delle associate a Montecitorio.

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Tanti i momenti di incontro e programmazione che vedranno complici queste infaticabili paladine del buono e del sano, che negli anni da uno sparuto numero sono divenute quasi 800, radicate in tutti i territori regionali italiani e che con la loro sapienza, attenzione e professionalità, contribuiscono a far grande l’enologia italiana nel mondo.

Non a caso Firenze: la città dove Le Donne del Vino sono nate alla fine dell’inverno di 30 anni fa, il 19 marzo 1988. Nata nel 1988 su iniziativa di Elisabetta Tognana, l’associazione Donne del Vino ha sempre perseguito lo scopo di promuovere la cultura del vino e il ruolo delle donne nella società e nel comparto enologico. Oggi conta 770 associate: produttrici, enotecarie, ristoratrici, sommelier, giornaliste e esperte. È presente in tutte le regioni italiane e ha anche socie all’estero.

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La Festa delle Donne del Vino avrà il suo clou sabato 3 marzo con eventi diffusi in tutta Italia. Degustazioni al cinema, video racconti, inviti in azienda. Una festa in versione film che accende i riflettori sui personaggi femminili che creano, vendono, promuovono le grandi bottiglie italiane.

Sono in programma degustazioni di bottiglie d’autore nelle sale cinematografiche mettendo “più sapore nel piacere del film” e regalando un momento unico agli spettatori del cinema.

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Come ogni festa che si rispetti non poteva mancare un ricco buffet di prodotti tipici toscani e una particolare quanto gustosa torta realizzata anche questa da una donna, Stefania Storai.

Parafrasando un concetto che mio nonna era solita dirmi, posso affermare che accanto ad ogni uomo di valore così come dentro ad un ottimo vino c’è sempre una grande donna!

Marco Marucelli

Associazione Nazionale Le Donne del Vino

www.ledonnedelvino.com

info@ledonnedelvino.com

Motori e Giappone…Vini e Passione!

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Bulichella, l’intrigante avventura che ha portato un lungimirante imprenditore dal Sol Levante sulle italiche coste di Ponente…seguendo la scia di nobili vini e grandi passioni.

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Quando avviciniamo un calice con uno dei vini dell’Azienza Agricola Bulichella di Suvereto, percepiamo subito, attraverso i profumi ed il gusto, che in quel bicchiere non è stato versato il semplice nettare di Bacco, ma un mix di passione, professionalità e gusto.

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Li avevo assaggiati in diverse occasioni e mi erano sempre piaciuti, ma la voglia di scoprire che cosa ci fosse dietro e dentro a queste bottiglie dai nomi sinceri, non altisonanti, ma piacevoli, è avvenuta pochi giorni fa.

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L’azienda si estende per circa 40 ettari di cui circa un terzo vitati, in una areale piuttosto interessante c’è un ricco uliveto ed una bella fetta è destinata a boschivo. Anche se il core business dell’azienda è il vino, non dobbiamo neppure dimenticare che una buona parte la fa la produzione di ottimo olio extravergine d’oliva e l’accoglienza agrituristica in camere e appartamenti ubicati nel corpo centrale o in casali ubicati nella proprietà.

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In questa giornata il clima non è stupendo, ma ad accogliermi, insieme ad un gruppo di colleghe, troviamo la solarità e la competenza della referente della cantina e nostra mentore, Rachele, che contribuisce a rendere caldo e piacevole questo nostro arrivo a Bulichella.

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Dopo una visita guidata ai vigneti, che racchiudono vitigni classici ma anche internazionali, di più o meno longeva data di impianto, il percorso prevede un giro nella cantina di fermentazione e di affinamento. Qui grandi serbatoi inox termo-condizionati, la dicono lunga sulla tecnica di fermentazione di questi vini, basta aprire una porta e la barricaia, presenta tante barriques di rovere francese di primo passaggio che affinano i vini, con la delicatezza e la morbidezza delle loro essenze. Una stupenda auto Jaguar del 1945 ci accoglie sulla porta di accesso della cantina della riserva del proprietario, dove sono racchiuse le bottiglie rappresentanti le varie annate, i tantissimi premi enologici che molte hanno conquistato ed i ricordi di vita dell’appassionato figlio del sol levante, Hideyuki Miyakawa, giunto dal Giappone in Italia nel 1960 in occasione delle Olimpiadi, con un viaggio avventuroso a bordo della sua moto.

coldipietrerosseMa non solo la moto è la sua passione, anche le auto ed è proprio durante un successivo salone dell’auto a Torino che incontra quella che diverrà sua moglie. Grazie a questo incontro poco dopo si trasferisce nella città della Mole, dove, per restare nel mondo dei motori insieme a Giugiaro e Mantovani fonderanno la Ital Design. Seguirà nei primi anni ’90 il trasferimento in Toscana e l’acquisto dell’azienda. A questo punto, inizio ad avere le risposte che cercavo, circa il sentimento e la passione che percepivo nel gustare questi vini e la riprova mi viene data durante la degustazione guidata, in abbinamento a salumi e formaggi della zona, di altrettanto appassionati macellai e casari, che iniziano col Tuscanio bianco, 100% Vermentino. Si passa poi ad un eccezionale rosato il cui nome non poteva che essere dedicato ad Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, con uvaggio 100% Syrah.

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Si aprono le danze con i rossi, la sorpresa viene fin dal primo sorso, il Tuscanio Rosso, 100% Sangiovese che seppur sia il vino base, ha le caratteristiche di un grande vino con una straordinaria bevibilità. Per chi ama il Syrah in purezza, Hide, vino che porta il diminutivo del proprietario, è certamente il punto di arrivo, il carattere, i profumi e i sapori non sono per niente scontati, ma mostrano appieno le sue caratteristiche. Altro vino di interesse è il cru Coldipietrerosse, 70% Cabernet Sauvignon e 30% Cabernet Franc , che rappresenta il perfetto connubio dei due cabernet, allevati sulla collina baciata dal sole e dalla brezza di quel mare che punta dritto a Piombino ed all’Isola d’Elba.

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Durante le degustazioni è stato possibile anche apprezzare, sul classico pane toscano, le verdi, fruttate note dell’olio extravergine d’oliva Bulichella, classico blend di olive prettamente toscane. Ecco quindi appagata la curiosità di cosa possa collegare il Giappone, i motori e la passione a questo territorio della Val di Cornia, vocato a vini di successo….un filo intrecciato dal bianco, rosso e rosato dei vini ed intramezzato dall’oro verde dell’olio EVO che portano alto il nome di questa azienda e ben rappresentano queste colline benedette dal vento che accarezza l’arcipelago toscano.

Marco Marucelli

Info:    www.bulichella.it

Una cantina tra i boschi

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Da Monte delle Vigne di Ozzano Taro (PR), parte la rivoluzione della viticoltura emiliana, nel segno del biologico e dell’impatto zero

Solo in un grande terroir, i vigneti possono raccontare storie irripetibili. Ed è sulle colline di Parma, a Ozzano Taro (PR), che Andrea Ferrari e Paolo Pizzarotti hanno deciso di vivere la loro avventura di produttori e di uomini, sintetizzata nel nome di Monte delle Vigne.

Ovviamente, non è stata una scelta dettata dal caso, sebbene in essa ci sia una buona parte di passione, di incoscienza e di quell’innamoramento che pervade le grandi imprese. I terreni profondi, marnosi, ricchi di calcare e argilla che scendono fino alla riva destra del fiume Taro consentono alle viti di trasmettere ai grappoli quell’intensità che si assapora in bottiglie come Nabucco, rivoluzionario rosso di grande struttura, fine ed elegante, che fonde i sentori della frutta rossa della Barbera con i tannini fitti del Merlot e che ha esordito nel 1992, divenendo il simbolo di una nuova corrente che apre le porte a un nuovo concetto enologico legato ai vitigni autoctoni esaltati dal terroir e da una grande cura in vigneto, tesa a ridurre le rese per ottenere maggiore qualità sul grappolo.

La qualità e il rispetto per l’ambiente si sono rivelate col tempo il cuore della filosofia di una cantina costantemente in viaggio verso la sostenibilità, intesa come la valorizzazione della tipicità, del vino, dei luoghi e della bellezza del territorio. L’obiettivo di produrre grandi vini partendo prevalentemente da vitigni autoctoni si è quindi allargato, trasformandosi in una missione che mira a un’agricoltura di precisione e a una grande cura di vigneto, tesa a ridurre le rese per ottenere maggiore qualità sul grappolo.

Allevando con cura, rigore e massimo rispetto per l’ecosistema, le varietà di malvasia, sauvignon, barbera, croatina, lambrusco, chardonnay, merlot e cabernet franc, si giunge a una vendemmia dove a trionfare sono uve pregiate, schiette e concentrate in ogni sfumatura organolettica. In un processo che concepisce l’agricoltura come la tutela di un patrimonio che è parte della cultura e dell’identità dell’azienda stessa ma anche come la possibilità di ottenere prodotti di alta qualità con materiali naturali, Monte delle Vigne produce “Nabucco”, “Callas”, “Sogni”, “Argille”, “Poem”, “I Calanchi” e “I Salici”, tutte bottiglie che sono caratterizzate da una forte personalità e da una grande unicità, figlie di un imprescindibile legame con un terroir peculiare e ineguagliabile.

I Tre Bicchieri di Gambero Rosso, ottenuti per due anni consecutivi, diventano quindi il riconoscimento fondamentale e prestigioso non solo di una riuscita esperienza produttiva ma anche e soprattutto di una visione a lungo termine che si manifesta nell’adozione del fotovoltaico con pannelli 40 Kw, nella continua riduzione dell’impronta carbonica e dello spreco dell’acqua, nell’utilizzo di agricoltura di precisione e nella conversione al regime biologico. All’interno di un contesto impareggiabile tra il Parco Regionale Boschi di Carrega e il Parco Fluviale del Taro, che non può che essere fonte d’ispirazione per una cantina che vuole riscrivere le regole, riportandole a quelle – indiscutibili – della natura e dei suoi ritmi.

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Via Monticello, 22

Frazione Ozzano Taro 43044 Collecchio (PR)

info@montedellevigne.it

www.montedellevigne.it 

Le (En)oche della valle umbra di Marco Marucelli

I grandi e particolari vini umbri della Az. Agr. Di Filippo incontrano i cibi creati per l’occasione dallo chef del ristorante del Grand Hotel Villa Cora di Firenze…ed è subito armonia!

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I colli fiorentini, la cui icona è rappresentata dal Piazzale Michelangelo, non potevano che farre da cornice ad un incontro tra grandi vini umbri, ottima cucina gourmet ed un gruppo di narratori del vino e del cibo, che si sono ritrovati insieme, lo scorso venerdì 27 ottobre al ristorante del Grand Hotel Villa Cora a Firenze.

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La sala dedicata all’incontro ha favorito il convivio e il “patron” di casa Di Filippo, Roberto, figlio del capostipite Italo, che con passione e competenza racconta la storia dell’azienda di famiglia, le scelte filosofiche nell’allevamento e nella gestione del vigneto e durante l’assaggio dei vini proposti, ne enfatizza le caratteristiche.

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L’azienda si trova a Cannara, località umbra, famosa anche per una squisita cipolla, ad una manciata di metri da Montefalco, comune giunto alla fama enoica mondiale per il suo Sagrantino. In queste terre, emerse nella verde pianura, si trova l’azienda vinicola con i suoi 30 ettari vitati, adagiati su colline esposte al sole, a metà strada fra Torgiano e Montefalco. Dalla cantina si può ammirare anche in tutto il suo splendore la cittadina di Assisi, che sembra, con il suo Santo, proteggere i vigneti. I vitigni allevati sono: Sagrantino; Sangiovese; Cabernet Sauvignon e Merlot ; Barbera; Grechetto; Trebbiano Spoletino; Cornetta (ovvero Vernaccia Nera).

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La filosofia aziendale ha prodotto grandi frutti, sia in termini qualitativi che di rispetto per l’ambiente. Una viticoltura ad impatto zero, dove spariscono i mezzi meccanici per far posto e ritorno ai cavalli. Ma la grande e forse anche curiosa peculiarità è l’utilizzo di centinaia di oche come addette alla pulizia dei vigneti grazie a quello che mangiano tra i filari ed all’apporto fertile che rilasciano durante queste operazioni.

I vini degustati durante l’incontro ed abbinati ai gustosi piatti preparati dallo chef del ristorante di Villa Cora sono stati: Il Trebbiano spoletino Umbria IGT Farandola che è stato offerto come aperitivo; il Grechetto Umbria IGT in abbinamento all’uovo croccante, variazione di broccolo, profumo di tartufo; Il Sassi d’Arenaria Grechetto Colli Martani DOC abbinato a spaghetto Verrigni cacio e pepe con tartare di gambero; il Grechetto senza solfini aggiunti Umbria IGT abbinato al risotto al piccione e burro acidato; Il Montefalco Sagrantino DOCG abbinato allo stinco di vitello con cime di rapa e jus di vitello. Per rendere dolce il saluto finale la cucina ha proposto un cremoso al cioccolato con salsa di frutti rossi.

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Momenti di grande interesse, hanno lasciato un buon ricordo dell’evento con la promessa di andare a visitare l’azienda rendendo così ancora più emozionante così la conoscenza di questa grande famiglia del vino umbro.

Info: www.vinidifilippo.com

Si preannuncia un’ottima annata per il Primitivo di Manduria, carica di grado, corposità e struttura

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Temperatura alte, lussureggiamento vegetativo, ottima formazione del grappolo con un anticipo di invaiatura. La vendemmia, stante l’attuale andamento climatico, si prevede anticipata di una settimana rispetto all’anno scorso.

Si preannuncia un’ottima annata per il Primitivo di Manduria, tutta da degustare, carica di grado zuccherino; un 2017 da scrivere negli annuari agronomici oltre che enologici.

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La vendemmia, stante l’attuale andamento climatico caratterizzato da giornate di sole e alte temperature, si prevede anticipata di una settimana rispetto all’anno scorso.

Sono queste le primissime anticipazioni fornite dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, l’ente che vigila e promuove la grande doc pugliese più esportata all’estero e simbolo del made in Italy.

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Siamo fiduciosi e contenti per lo stato attuale dei nostri vigneti che ovunque si presentano con abbondanti esuberi fogliari. Le temperature in aumento hanno generato un lussureggiamento vegetativo che porterà un’alta gradazione. – dichiara soddisfatto Roberto Erario, presidente del ConsorzioAbbiamo avuto un inverno poco piovoso e molto freddo caratterizzato da eventi nevosi. Le temperature basse e la presenza di neve sul suolo e sulle piante hanno avuto un effetto sterilizzante sull’ambiente viticolo e hanno devitalizzato le fonti di inoculo che generano malattie. Nel complesso non ci sono state condizioni climatiche che hanno provocato infezioni e quelle lievi sono state controllate facilmente.

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Anche se il germogliamento ad aprile ha subito ritardo, successivamente il primitivo ha recuperato alla grande perché le temperature hanno iniziato ad aumentare. A maggio si sono infatti registrati 20 gradi e, anche se si sono verificati eventi piovosi nella fase di prefioritura, la probabilità di infezioni primarie non si sono realizzate perché l’elevata ventosità in seguito alla pioggia, ha asciugato la biomassa fogliare.

A giugno il vigneto è stato caratterizzato dall’allegagione (passaggio da fiore a frutto), abbiamo avuto una importante formazione del grappolo e un ingrossamento degli acini. Le temperature medie hanno superato i 25 gradi anche con forte ventosità. Ricordo che l’areale di produzione del Primitivo di Manduria riguarda anche i comuni vicino al mare e le brezze marine hanno dato un contributo utilissimo nella formazione dei composti aromatici.

La vite tra maggio e giugno ha iniziato a correre, abbiamo avuto anche crescite giornaliere di 3 cm e quest’anno si sta notando una vegetazione più rigogliosa rispetto all’anno precedente. Questo è indice di qualità perché più foglie ci sono, maggiore è la capacità fotosintetica della pianta e quindi più numerosi saranno i fotosintetati e gli elaborati che andranno a costruire il grappolo, elaborati che verranno poi trasformati in zuccheri.

Attualmente stiamo assistendo ad un aumento esponenziale delle temperature con soglie di 33 – 35 gradi che ha permesso uno sviluppo rigoglioso della pianta. Ora ci troviamo nella fase di invaiatura, cioè l’inizio della maturazione dei frutti, contraddistinto da un cambiamento di colore, ovvero l’acino dal verde diventa rosso rubino.

Insomma, questa annata sarà contraddistinta da un elevato grado zuccherino che darà un prodotto corposo, di struttura e dal profilo aromatico e polifenolico eccezionale, tipica espressione del Primitivo nell’area doc”.

MONTALBERA PORTA IL RUCHÈ A COLLISIONI PROGETTO VINO 2017

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Dal 14 al 17 luglio 2017 torna a Barolo il “Progetto Vino”, ideato dal giornalista e direttore scientifico di Vinitaly Ian D’Agata nell’ambito del Festival Agrirock “Collisioni”, considerato dai media nazionali e internazionali l’evento più innovativo negli ultimi dieci anni in Italia. Anche quest’anno il “Progetto Vino” comprende degustazioni e incontri dedicati alle etichette e alle denominazioni e brevi seminari rivolti a critici e importatori provenienti da tutto il mondo. Un progetto ambizioso che lo scorso anno ha ospitato oltre 70 esperti da 11 Paesi del mondo per un totale di oltre 60 eventi tra degustazioni, incontri con i produttori e visite in azienda.

Montalbera partecipa con il Consorzio di promozione I Vini del Piemonte al seminario di degustazione organizzato con Ian D’Agata e il team di Collisioni, una vetrina importante per far conoscere i suoi RuchèLa Tradizione, Laccento e Limpronta – a critici del settore e giornalisti di tutto il mondo.

L’azienda è inoltre presente durante la manifestazione Collisioni Agrirock dal 14 al 18 Luglio all’interno degli eventi organizzati dalla CIA – Confederazione Italiana Agricoltori con l’associazione Piedmont Good Wines. Le etichette Montalbera potranno essere acquistate anche presso l’AgriLab del Castello di Barolo.

 

Grazie al Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato i vini Montalbera partecipano a ulteriori degustazioni, tavole rotonde e seminari con importanti giornalisti internazionali delle riviste più prestigiose del settore.

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Franco Morando, proprietario delle Cantine Montalbera e produttore di vino, crede e investe nella viticoltura piemontese e ha portato Montalbera in questi dieci anni ad essere riconosciuta tra le grandi realtà vitivinicole italiane. Dichiara Morando: “Montalbera guarda con determinazione ed entusiasmo al futuro, attratta sempre da nuove passioni, stili e interpretazioni del terroir. Continuiamo incessantemente, nello studio della viticoltura e dell’enologia per la valorizzazione di questo raro e prezioso autoctono, il principe del Monferrato, il Ruchè”.

Ruchè La Tradizione 2015.

Il Ruchè di Castagnole Monferrato, autoctono raro del Piemonte, viene prodotto in una ristretta area del Monferrato Astigiano, in soli sette comuni con al centro Castagnole Monferrato che si distingue tra tutti per le sue colline vocate ai raggi solari. Terreni calcarei, asciutti, che rendono il territorio ottimale per la coltivazione di questo prezioso autoctono.

Non si hanno notizie certe sull’origine di questo nome (Ruchè), le ipotesi maggiormente accreditate vogliono che sia arrivato in Piemonte in periodo medioevale, importato dalla Francia da Monaci che lo impiantarono nelle terre attorno ad un monastero oggi scomparso, un luogo sacro, dedicato a San Rocco.

Alcuni ritengono che il nome derivi da “roncet”, una degenerazione infettiva che in tempi passati attaccò i vitigni della zona e di fronte alla quale il Ruchè si dimostrò particolarmente resistente. Altri riconducono la derivazione al termine Piemontese “roche”, zone arroccate e difficili da lavorare. Da recenti studi condotti dall’azienda MONTALBERA ed attenta analisi del vitigno (ricerca in merito al DNA condotta da MONTALBERA in collaborazione con il Centro scientifico BIOESIS) e delle Sue caratteristiche organolettiche, sembra possibile che derivi da antichi vitigni dell’Alta Savoia. Da tempo immemorabile solo presente dell’area di Asti è a tutti gli effetti un vitigno astigiano per secolare acquisizione. Con l’annata 2010 viene concessa la DOCG, ulteriore riconoscimento alla grande qualità di questo raro autoctono.

Ruchè DOCG Laccento 2015

Con un giusto e severo diradamento delle uve nei primi mesi estivi, effettuando un’attenta cernita di uve in sovra-maturazione, con un “piccolo” blend di uve appassite direttamente in vigna, MONTALBERA mette “LACCENTO qualitativo” sulla É di Ruchè.

Colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, profumo intrigante con sentori floreali, note di petali di rosa e frutti di bosco. Gusto delicato e intenso al tempo stesso, piacevolmente aromatico, morbido ed elegante.

Ruchè DOCG Limpronta 2013 – Selezione di Famiglia

Dopo aver tracciato la “patente genetica” del Ruchè, dovevamo dare un valore aggiunto a questo autoctono con una produzione unica che donasse al privilegiato amante del Ruchè misteriose ed uniche armonie, sempre tipiche, ma esaltate dall’infinita cura enologica e produttiva. Purezza produttiva assoluta e certificata. Di color rosso rubino intenso con sentori tipici e caratteristici che spaziano dalla rosa canina alle più rare spezie orientali. Virtuoso e suadente con sensazioni fruibili negli anni. LIMPRONTA è un sigillo qualitativo al “legger cantor di legno”. La dottrina enologica ha sempre sconsigliato l’affinamento in legno di vitigni semi-aromatici ancor di più se rossi. Ed ecco comparir per noi una nuova sfida. La scelta di un affinamento esclusivamente in tonneaux a grana fine e tostatura lieve ha fatto la differenza. Il vitigno Ruchè prima dei nostri studi in legno non era mai stato approcciato a questa particolare tipologia di affinamento. Studio, passione, natura e consapevolezza delle nostre qualità e capacità han fatto il resto. Il bicchiere parlerà diceva il saggio.

 

www.montalbera.it

La Montina, 30 anni di Franciacorta con “Selezione Montecolo”

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“Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita…” La Montina esordisce con le parole di Oriana Fallaci per presentare “Selezione Montecolo”, il Magnum celebrativo dei trent’anni della cantina.

 

Sapientemente curato per oltre 5 anni, il Montecolo nasce dall’unione delle migliori uve di due vendemmie differenti: 2009 e 2010. Ottima annata per tutta la Franciacorta la prima; meno la seconda, che ha reso al meglio su terreni magri e sui rilievi, esattamente dove si trovano i vigneti Montecolo de La Montina (rivolti verso il Lago d’Iseo ai confini della Franciacorta).

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Il Franciacorta che ne è nato è un prodotto di eccellenza, di buona struttura, custodito in 520 bottiglie Magnum all’interno delle quali il vino ha la possibilità di esprimere al meglio le proprie qualità organolettiche. La spuma è intensa e persistente, il perlage sottilissimo e il colore giallo con riflessi leggermente ramati. I profumi fortemente influenzati dal passaggio in barrique sono avvolgenti ed eleganti, ricordano il miele, l’acacia e l’artemisia. Selezione Montecolo celebra 30 anni di Montina portando nel bicchiere la Franciacorta nella sua purezza. Un sapore senza compromessi, rotondo e pieno con buona mineralità.

 

In edizione limitatissima “Selezione Montecolo” si veste, rinnovandoli in chiave moderna, dei colori dell’originale Magnum Montecolo, uno speciale Franciacorta che nei primi anni Duemila conquistò i palati di tutti quanti lo poterono degustare. La confezione è curata nei dettagli, preziosa e di carattere, come del resto lo è il Franciacorta Montecolo.

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“Per festeggiare questi primi trent’anni di attività abbiamo pensato ad un prodotto che racchiudesse storia e modernità, tradizione e rinnovamento e questo Franciacorta ne è l’esempio perfetto – spiega Michele Bozza, marketing ed export manager de La Montina – Il territorio (non a caso le uve provengono dallo storico vigneto Montecolo), il color platino estremamente moderno, il nome Montecolo per dare continuità ad un prodotto che negli anni conferma la sua eccellenza”.

 

Il Magnum “Selezione Montecolo” può essere prenotato fin da ora, con consegna settembre 2017.

 

Per info e prenotazioni: amministrazione@lamontina.it – 030653278

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Le stagioni del Vinitaly di Marco Marucelli

Che sia aprile o marzo il clima che si respira al Vinitaly di Verona è sempre molto simile. Non un evento ma l’evento maggiormente atteso dagli addetti ai lavori e dai sempre più numerosi veri appassionati che si sommano ai troppi (forse anche troppe) avvinazzati che, nulla capiscano di vino, salvo che li trasporta con l’abuso, ad un mondo distante dalla realtà, compresa quella per cui questo evento è realizzato.

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Bere bene, bere poco e consapevole non solo di quanto hai nel bicchiere, ma soprattutto di cosa hai nel calice. Dopo aver preso coscienza di questa realtà che pullula dentro e fuori ai padiglioni, devo ancora una volta rimarcare le problematiche che sempre più, anno dopo anno, investono questo salone. La prima, oramai annosa, è quella dei furbetti dell’ospitalità che contravvenendo a qualsiasi regola lucrano su chi vuole e/o deve presenziare a Verona, applicando tariffe alberghiere oltre ogni limite di altissima stagione oltre alla viabilità che resta sempre il problema più irrisolvibile. Per il primo basta spostarsi verso il Lago di Garda e qualche soluzione decorosa e a prezzo giusto si trova, che non riguarda solo chi arriva in auto ma anche chi, come me, predilige lasciare l’auto fuori Verona e raggiungere la città dell’Arena in treno. A parte il numero di navette, che magari potrà essere anche adeguato, queste caricano i passeggeri fino all’inverosimile e anziché avere una corsia preferenziale per raggiungere in poco tempo la fiera e ritornare alla stazione, sono obbligate a seguire il traffico normale con aggravio di tempistiche da e per la sede fieristica.

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A parte queste considerazioni tecniche, la 51esima edizione della kermesse vinicola (ma non solo) veronese è stata come ogni anno ricca di novità, in molti casi davvero interessanti. Impossibile in un paio di giorni visitare attentamente la dozzina di padiglioni ufficiali oltre agli annessi e connessi. E’ necessario quindi fare un riassunto del percorso che tra un appuntamento ed un altro è stato possibile verificare e che volentieri metto a disposizione dei miei lettori. Cercherò, nei limiti del possibile di seguire un senso logico al mio tour enoico, ma proprio per dare quel giusto peso che meritano le regioni del sud Italia, partirò come i gamberi dall’ultimo padiglione (in senso numerico) fino a raggiungere i produttori della Lombardia.

img_6359 I padiglioni 12 ed 11 accolgono la maggior parte di aziende di Puglia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Calabria, Liguria e Valle d’Aosta. Seppur agevoli nella visita, visto il diverso affollamento per questioni logistiche, ho potuto degustare alcune eccellenze prima in Puglia dove hanno fatto una ottima impressione le nuove annate in commercio dei vini della Cantina della Bardulia di Barletta, mentre una grande e gustosa scoperta è stata lo stand del Consorzio Tutela del Primitivo di Manduria (www.consorziotutelaprimitivo.com), dove facevano bella mostra di se una ricca selezione di Primitivi da fare impazzire qualsiasi intenditore. Nel padiglione 12, degno rappresentante della Liguria è la sempre meglio presentata Cantina Lunae Bosoni che con i suoi vini bianchi, rosati e rossi ed i suoi liquori della linea Essentiae ha una produzione di estrema qualità che accontenta ogni intenditore. Visto che gli spazi sono così concentrati, passare dai ricchi sentori enoici pugliesi attraverso quelli profumati liguri per arrivare ai poderosi vini piemontesi è proprio questione di metri. Il padiglione 10 infatti raccoglie le aziende piemontesi, qui è già più difficile spostarsi, il richiamo di questo territorio è forte e gli espositori cercano di accogliere al meglio i visitatori. Una visita al consorzio di tutela dell’ASTI DOCG e del MOSCATO D’ASTI DOCG (www.astidocg.it) è stata l’occasione per far partecipi le papille gustative di questi dolci nettari che hanno appena addomesticato il palato in attesa di nuove sensazioni.

img_6056Basta fare pochi passi ed ecco che il sorriso accattivante di Franco Morando, degno padrone di casa dell’az. Agr. Montalbera, ti accoglie nel grande e frequentato stand, dove accanto alle nuove annate del Ruchè, oramai divenuto parte del mio DNA, ho assaggiato un bianco davvero entusiasmante, Calypsos Letichettanera, un Viogner che si affina per circa un anno in tonneaux e che rilascia tutta la sua freschezza con un finale davvero speciale.

img_6077Dopo aver apposto la firma sulla bacheca posizionata all’ingresso dello stand mi sono accomiatato dirigendomi nelle vicinanze ad uno stand insolito per il Vinitaly, quello di Acqua San Benedetto (www.sanbenedetto.it) che oltre a riequilibrare e dissetare con le proprie acque minerali i visitatori aveva in degustazione il nuovo Ginger Spritz, un aperitivo analcolico da bersi liscio oppure come base per uno spritz personalizzato. Il padiglione Piemonte è strettamente collegato con un’altra grande area vocata al vino: la Toscana. Qui non è stato facile selezionare le aziende, vista la grande presenza di produttori di ottimo livello apprezzati da tanti anni e spesso divenuti anche amici. Per dovere di cronaca è giusto però segnalare alcune conferme o novità, degustate in questa due giorni veronese.

img_6095 Il Consorzio del Chianti Classico Gallo Nero (www.chianticlassico.com) oltre ad accogliere nella sua area le aziende consociate, presentava due iniziative legate alla diffusione e protezione del brand Gallo Nero. La prima che si rivolgeva alle aziende per tutelare da eventuali frodi di mercato ma anche fruibile come strumento di marketing, l’altro evento, sportivo, è stato dedicato al ritorno nel territorio del Chianti Classico della famosa corsa automobilistica delle 1000 miglia. Immancabile la sosta allo stand di Riccardo Baracchi dove la famiglia al completo, con la simpatia di sempre, propone la degustazione dei grandi vini che il territorio di Cortona riesce a dare tra cui i grandi Trebbiano e Sangiovese Metodo Classico. Per i vini della val d’Orcia la novità che ho provato è stata quella proposta da Marco Capitoni con il suo Troccolone affinato in anfora.

img_6115Un incontro davvero ricco di emozioni è stato quello con Podere dell’Anselmo di Forconi Fabrizio che a Montespertoli produce dei vini con grande personalità il suo Chianti DOCG con un anno e mezzo di invecchiamento in acciaio e bottiglia è un vero inno alla gioia. Assaggiate anche annate precedenti che fanno capire la longevità incredibile di questi nettari. Ultima ma non ultima la visita allo stand di Stefano Farina (www.stefanofarinavini.it) che nell’ottica del rinnovamento anche grafico presenta Chianti Classico Gran Selezione Le Bocce, con una accattivante etichetta che esprime il contenuto poderoso di questo vino. Da ricordare di questa azienda oltre alla Fattoria Le Bocce a Panzano in Chianti anche La Fattoria Albereto a Subbiano (AR), la Cascina La Traversa e la Tenuta San Quirico nel cuneese e la Masseria La Rosa del Salice in Salento. Un gruppo vinicolo che sta proponendo grandi vini nelle varie declinazioni regionali seguendo una tradizione familiare con un sguardo sempre rivolto al futuro. Non serve attraversare il Mar Tirreno per giungere al padiglione 8 che accoglie la Sardegna (ma non solo) con i suoi bianchi delicati e i rossi corposi come il Cannonau. In questa location un po’ eterogenea hanno spazio anche altre realtà regionali o associative quali ad esempio la F.I.V.I. la federazione italiana dei vignaioli indipendenti o la Vi.Vi.T (Vigne, Vignaioli e Terroir) che promuovono con banchi di assaggio alcune piccole aziende con grandi vini.

img_0302Alcuni assaggi possono dare un’idea di quanto lavoro ci sia in questo settore e l’impegno che viene profuso in particolare in queste piccole aziende per ricavare dei veri gioielli. La Piotta – Padroggi Luigi nell’Oltrepo Pavese si distingue per i suoi vini e spumanti bio, mentre poco distante un binomio Toscana-Piemonte inscindibile, si tratta della Fattoria La Maliosa e di Case Corini, la prima produce nella Maremma Toscana un ottimo bianco a base di Procanico ed un classico Sangiovese 100% il Tarconte che è affinato in botti per circa 16 mesi. Al fianco con la stessa filosofia produttiva da Costigliole d’Asti Guido Corino con Case Corini e la sua interessantissima Barbera che si può “abbinare” perfettamente alla lettura dei pensieri che Guido ha racchiuso in un libro dal titolo quanto mai esplicito “Vigne, Vino, Vita i miei pensieri naturali”. Poco più in la trovo invece il desk di assaggio di Simona Ceccherini che dalla Maremma Toscana ci fa vivere emozioni con i suoi vini a base di Ciliegiolo e Pugnitello in purezza e nella fresca versione rosato con uve Ciliegiolo e Syrah. Lasciato questo giacimento di belle novità, raggiungo il padiglione 7 con le Marche, realtà vitivinicola molto importante che ho gustato attraverso le proposte di Moncaro, una tra le più grandi cantine marchigiane, dove ho degustato un’autentica eccellenza che andava oltre i grandi vini quali Verdicchio, Piceno e Conero e si è trattata di un’autentica grande conferma che porta il nome di Tordiruta Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Passito. Lascio quindi i grandi vini marchigiani per avvicinarmi al padiglione 6 dove, tra gli altri, la fanno da padrone i grandi bianchi Altoatesini.

img_6525 L’evento scaligero è stata l’occasione per festeggiare i 30 anni di vita della linea Sanct Valentin, punta di diamante della produzione dei vini della Cantina San Michele-Appiano, che quest’anno oltre ai grandi vini storici ha presentato la nuova cuvèe Cabernet-Merlot 2013, il blend in stile bordolese. Altra eccellenza sudtirolese è quella di Kettmeir del gruppo vinicolo Santa Margherita che ha presentato il metodo classico “1919” Riserva Extra Brut Alto Adige DOC 2011. Con pochi passi, attraversando la strada, ci troviamo proiettati nel padiglione 5 che accoglie i vini di casa, siamo in Veneto e tra Amarone, Soave, Lugana e Chiaretto, tanto per citarne alcuni, ci si inebria solo respirando.

img_6579Lo stand che ha colpito l’attenzione del palato ma anche del cuore è quello di Igino Accordini che ha proposto in degustazione un vino a base di Corvina veronese 100% che con i suoi sentori richiamava l’Amarone, fornendo però quella delicatezza e sensualità tali da desiderare di berne un secondo bicchiere. Anche al padiglione 4 si respirava aria di casa, tra Ripasso, Colli Euganei, Prosecco e Raboso, si arriva allo stand di Paladin presente con le proprie tenute – Paladin, Bosco del Merlo, Castello Bonomi, Premiata Fattoria di Castelvecchi in Chianti. Attraverso un grande piazzale si raggiunge il padiglione 3 che accoglie la viticultura trentina e non solo, infatti oltre ai freschi spumanti della Trento DOC ho degustato una grande azienda di metodo classico emiliana, la Cantina della Volta di Christian Bellei, che in questa occasione presenta due vini fermi: “LABASE” uno Chardonnay Emilia IGT e “FERMO” un Pinot Nero Emilia IGT che ben si collocano nella produzione insieme ai grandi vini spumanti della cantina. Il vicino padiglione 2 ospita, oltre ad una nutrita rappresentanza di vignaioli umbri, i grandi vini siciliani con piccole e grandi aziende conosciute a livello internazionale. Impossibile fermarsi da tutti gli espositori, come d’altronde ci piacerebbe fare sempre, è stata necessaria una scelta che è ricaduta su uno storico gruppo enoico, Florio – Duca di Salaparuta – Corvo che, in un contesto “White” ha declinato in maniera eccellente alcuni grandi vini bianchi di Sicilia. “Star Grillo & Muller Thurgau” sposa il carattere complesso e mediterraneo del Grillo all’aromaticità eterea del Müller Thurgau.

img_5954L’attiguo padiglione 1 è da sempre dominio dell’Emilia Romagna, dove cordialità, profumi di buoni cibi e voglia di stare insieme si notano in ogni angolo.

img_5925 Tanti e tutti interessanti gli eventi organizzati dall’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna che attraverso la Via Emilia ci fa scoprire terre e territori eterogenei ed a volte contrapposti tra loro.

img_5880Due le aziende prese a campione per le loro produzioni e novità, una conosciuta da tempo ed una appena scoperta. La prima è Cantine Ceci che, come sempre, utilizzano questo evento per presentare le nuove annate ma soprattutto, le novità che la mente fervida della proprietà e dello staff del marketing, propongono al pubblico. L’artista Patrizio Dall’Argine personalizzava le nuove bottiglie “To you paint” che vengono fornite di tempere, tavolozza e pennelli, così da esser decorate una volta degustate e conservate come ricordo di una serata o un evento.

img_5887La splendida bottiglia di Nanì nella sua versione Limited Editions con colori da collezione e la nuova serie Radames (dedicato ad uno dei personaggi dell’Aida di verdiana memoria), vino senza solfiti aggiunti, nelle tipologie Lambrusco, Malvasia e Rosè.

img_5904 La novità invece, nella ricerca di una azienda, è ricaduta su una cantina romagnola, la Tenuta Colombarda di San Vittore di Cesena che mi ha particolarmente stupito per il Sangiovese di Romagna, il Pagadebit, l’Albana di Romagna ed il Rosalaura un interessante IGT Rubicone rosato.

img_5852 I padiglioni numerati sono finiti ma mancano all’appello altri territori vocati italiani. Al padiglione A troviamo il Lazio con i grandi vini dei colli romani che da soli richiederebbero una settimana per una degustazione attenta. Di fianco, nel padiglione B, sono collocati i vini della Campania con una particolare esposizione per quelli dell’Irpinia. Territorio nel territorio, potremo definirla la provincia di Avellino, dove a piatti e prodotti saporiti, la natura affianca grandi vini. Fiano, Greco, Taurasi, Aglianico dell’Irpinia per citarne quelli più conosciuti.

img_0245Qui grazie a Lello, grande amico e mentore di quanto accade nei territori bagnati dal Calore e dal Sabato, ogni volta conosco produttori e nettari sempre più interessanti.

img_6493Una delle aziende visitate è stata Case d’Alto di Grottaminarda con l’eccezionale Taurasi DOCG.

img_6487Altro giacimento enoico è rappresentato da Feudo Apiano di Lapio che mi ha estasiato con il suo Fiano d’Avellino.

img_6473Per il Taurasi e l’Irpinia Aglianico non posso dimenticare le note sincere e tanniche dei vini dell’Az. Agr. Fiorentino di Paternopoli che hanno letteralmente appagato le papille seppur provate da alcune degustazioni precedenti, riassestandone i livelli gustativi. Immancabile invece la visita a Giancarlo Barbieri dell’Az. Sertura che con i suoi Fiano e Greco di Tufo, tra gli altri, mi ricrea sempre delle emozioni olfattive e gustative che avevo già avuto modo di conoscere durante una recente visita in Irpinia.

img_6497 E per terminare il tour vinicolo di questo 2017 è doveroso brindare a questa manifestazione, ma soprattutto ai produttori ed ai loro vini, andando a visitare il padiglione PALAEXPO dove si trovano i vini della Lombardia.

img_5982 Il primo incontro è con una grande produttrice di Franciacorta ma soprattutto con una delle donne del vino italiane Pia Donata Berlucchi della Fratelli Berlucchi che insieme alla figlia Tilli Rizzo mi accoglie come sempre a braccia aperte nel loro stand, dove si apprendono sempre delle belle novità, non solo nel mondo del vino ma anche, come in questo caso, nell’informazione da dare ai giovani su quello che ogni calice racchiude nella storia dell’uomo e di un territorio. Consapevolezza quindi nel bere in quantità modica, vini di alta qualità ma soprattutto sapendo che cosa rappresentano e possono dare come insegnamento. Altro amico e grande produttore franciacortino è Michele Bozza dell’Az. Agr. La Montina che ha presentato una assoluta rarità, Montecolo, solo poche centinaia di bottiglie magnum (520 pezzi per l’esattezza!) per festeggiare il trentesimo anniversario de La Montina.

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Sempre per proseguire questo brindisi al Vinitaly una visita allo stand di Mirabella, dove ho degustato un Franciacorta 120 mesi in Magnum con edizione limitata a 320 bottiglie.img_6010

Ma Vinitaly non è solo mostra del vino ma anche il fuorisalone, in cui le aziende organizzano per stampa, buyers, operatori della ristorazione , sia nel centro cittadino che nelle ville dei dintorni, decine di eventi uno più ricco dell’altro.

img_6189Tra gli inviti ricevuti ho scelto una location davvero affascinante Villa Arvedi in Valpolicella, che per l’occasione è divenuta la sede temporanea dell’Az. San Marzano, una delle più grandi aziende vinicole della Puglia, con cantina e vigneti a Manduria, che ha trasferito tutta la tradizione gastronomica pugliese nel parco e nel salone di questa villa, dando modo così di abbinare i propri vini ai piatti di questo gustoso territorio italiano.

img_6169 Una serata da favola, con musica, allegria e come da copione, buonissimi vini e ottimo cibo.

img_6268 Le luci su Vinitaly 2017 si sono appena spente ma già si inizia a pensare al prossimo, con la speranza che qualcosa migliori nella logistica e nei trasporti, che il clima che in questi giorni ha creato gravi problemi ai vignaioli, non si accanisca troppo e che quindi ci siano i presupposti per gustare ancora il meglio dell’enologia italiana, vanto della nostra economia e soddisfazione per chi in questo mondo mette la passione e la propria vita.

 

Crediti fotografici: Laura Cosci e Irina Lavnichenko