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Terre Magre Ribolla Gialla IGT e Chardonnay Friuli DOC 2022 Piera 1899 presenta la nuova annata di due bianchi della linea Terre Magre

Fedele espressione del mosaico enologico delle Grave friulane e della filosofia di Piera 1899, i vini della linea Terre Magre conservano intatte le caratteristiche del territorio che li genera e sono il risultato di un processo produttivo rispettoso della terra e dei suoi frutti.

L’alta qualità dei vini che nascono dalla zona dei Magredi, aree steppose di origine alluvionale che si estendono tra le province di Pordenone e Udine, è dovuta alla peculiare superficie sassosa di ciottoli bianchi. Essa favorisce infatti una spiccata escursione termica che determina una marcata concentrazione di sostanze aromatiche e zuccherine nell’uva, permettendo così la produzione di vini naturalmente profumati ed eleganti.

Le uve che danno vita ai vini Terre Magre sono inserite nel corollario di una natura di grande bellezza e suggestione, in luoghi ricchi di biodiversità che godono dei benefici influssi dati tanto dalla vicinanza alle Dolomiti, quanto dalla prossimità al mare Adriatico.

Terre Magre è una linea fortemente riconoscibile e identitaria, costituita da vini monovarietali, freschi, con una beva trascinante e con una buona persistenza sulle note fruttate e minerali, una sapidità pronunciata e un’aromaticità territoriale.

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Dai vigneti dislocati nella zona del pordenonese e isontino nasce la Ribolla Gialla IGT 2022, un vino fresco, elegante e particolarmente versatile che unisce corpo e facilità di beva. Nel calice si presenta di colore giallo paglierino con leggere sfumature verdognole. Al naso emergono sentori floreali di rosa bianca, genziana e acacia seguite da note fruttate di pesca bianca, mela, pera e spiccate note agrumate. Al palato si completa con una buona acidità che conferisce al vino una caratteristica freschezza e bevibilità. Ideale come aperitivo, da accompagnare a finger food e antipasti a base di pesce, si sposa bene anche con carni bianche, verdure e primi piatti.

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Le uve dello Chardonnay Friuli DOC 2022 sono state vendemmiate nella seconda decade di settembre, in seguito a una maturazione prolungata in vigneto, che comporta una bassa resa per vite e ha determinato un aumento del grado zuccherino e, di conseguenza, del tenore alcolico del vino.

«Il clima dell’annata 2022, molto caldo rispetto ai millesimi precedenti, si ritrova nel calice in un giallo paglierino molto intenso, brillante e con tonalità dorate, e nella maggiore corposità del vino»   Al naso si percepiscono sentori di frutta matura – mela, pera e annas – su un fondo di note di miele, risultato della maturazione prolungata e del conseguente accumulo, nelle bucce, di sapori e odori che richiamano il periodo del primo autunno. Al palato si ritrova un buon equilibrio gustativo grazie ad acidità e sapidità ben bilanciate con le morbidezze.

Ottimo come aperitivo, lo Chardonnay Friuli DOC 2022 è un vino particolarmente indicato anche in accompagnamento a primi piatti elaborati e portate a base di pesce e carni bianche.

Dal 22 al 25 marzo 2015 – VINITALY 2015 EDIZIONE SPECIALE

La sinergia tra Vinitaly e i saloni Sol&Agrifood ed Enolitech, in programma dal 22 al 25 marzo 2015, sarà ancora più stretta, per offrire ai professionisti del vino in arrivo da 120 Paesi una panoramica completa della produzione italiana, fatta di vini di qualità, tradizione alimentare e tecnologie innovative: un unicum inimitabile che segna la differenza tra Italia e resto del mondo. Già aperte le iscrizioni ed iniziata l’attività di incoming di buyer internazionali, in collaborazione con le associazioni di categoria e le aziende vitivinicole.

È un’edizione speciale di Vinitaly quella che si sta preparando per il 22-25 marzo 2015. Come di consueto, in contemporanea si svolgeranno anche Sol&Agrifood ed Enolitech, ed è proprio sulla sinergia che da sempre contraddistingue le tre manifestazioni che punta Veronafiere per valorizzare, in chiave business, l’unico appuntamento fieristico a livello internazionale in grado di fornire una visione a 360° della filiera vitivinicola e di quella oleicola, partendo dai mezzi tecnici fino alla produzione.

L’obiettivo è quello di supportare il settore del vino, e dell’agroalimentare nazionale in generale, dando nuovo spunto all’export, che in fase positiva da anni deve trovare ora nuovi motivi di crescita per rimanere sempre un passo avanti rispetto ai competitor.

“La concorrenza internazionale è sempre più agguerrita – dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –, ma l’esperienza di Vinitaly garantisce risultati commerciali concreti”. La conferma viene dall’indagine sulla customer satisfaction realizzata a conclusione di Vinitaly 2014, dalla quale è risultato che durante i quattro giorni di manifestazione il 68% degli operatori stranieri – 53.000 da 120 Paesi su un totale di 155.000 – ha realizzato ordini di acquisto, mentre il 73% ha trovato nuovi fornitori. Alla stessa indagine, il 97% degli espositori ha dichiarato di voler riconfermare la propria presenza nel 2015.

“Con l’Expo, il 2015 sarà un anno importante per il nostro Paese, e il vino e l’olio extravergine di oliva, insieme all’agroalimentare di qualità sono produzioni trainanti del made in Italy, che però non potrebbero esistere – afferma Ettore Riello, presidente di Veronafiere – senza il know-how tecnico delle migliori aziende. Veronafiere lo sa bene, e proprio per questo ha sempre puntato sulla contemporaneità dei tre saloni, che pur indipendenti, si completano tra loro dando un’immagine unitaria agli operatori economici in arrivo da tutto il mondo”.

Appuntamento quindi a Verona da domenica 22 a mercoledì 25 marzo 2015.

Per ogni informazione è possibile consultare il sito internet dell’evento: www.vinitaly.it

PERONCINO O ZENZERO? UN DILEMMA TOSCANO

IMG_1338Il tentativo di trovare una risposta al quesito è divenuto un’ottima scusa per organizzare un bellissimo evento nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla decima edizione di Taste. L’evento ci ha permesso di incontrare due realtà toscane conosciute ma sempre stimolanti: l’azienda Peperita di Bibbona e la Scuola di Arte Culinaria Cordon Bleu che ha da poco aperto le porte della sua nuova bellissima sede in Palazzo Panciatichi Ximenes.

L’azienda Peperita produce Il miglior peperoncino….del Globo stando a quanto dichiarato da una delle simpaticissime proprietarie ma anche un ottimo olio utilizzato nel piatto preparato nel corso della serata.

IMG_1351okLa notissima e accreditata Scuola di arte Culinaria che compie quest’anno venti anni ha ospitato l’evento all’insegna della qualità e della vera convivialità.

La scusa? Quella di capire la differenza tra peperoncino e zenzero in una regione dove erroneamente i due termini sono usati come un unico sinonimo.

IMG_1342Di fronte ad un folto e interessatissimo pubblico si è parlato di tantissime cose. Della storia del peperoncino con Anna Evangelista docente di Arte culinaria presso la Scuola. Di come può essere inserito tra gli ingredienti di un ottimo gelato con Enrico Benedetti, chef e maestro gelataio. Per poi passare alla preparazione della ricetta della farinata di pane ad opera degli allievi della Scuola. Il tutto nella massima attenzione e curiosità ddei presenti.

IMG_1370Parole, profumi, sapori e sensazioni si sono diffusi velocemente nella sala e ben presto si è capito che il peperoncino, se ben usato, ha proprietà che vanno oltre quelle semplicemente organolettiche: produce socialità.

Anche un piatto semplicissimo della tradizione toscana come la farinata diventa sublime se esaltato dalla qualità di peperoncino adatto e la degustazione che ne è seguita è stato un valido esempio.

IMG_1353A completare l’ottimo vino l”Obvius” della fattoria Salcheto.

La soluzione al dilemma peperoncino o zenzero? E’ stata trovata?

IMG_1369Rispetto al successo della serata il dilemma tutto toscano è stato presto accantonato. A predominare sono stati il gusto sfaccettato del peperoncino e il piacere che la riuscitissima serata ha suscitato tra presenti.

(Laura Cosci)

Turismo del vino. Italia rischia di perdere il treno

Il primato del Belpaese per numero di Dop, Igp, vitigni, siti Unesco e patrimonio artistico frenato da alcune debolezze storiche che non ci fanno decollare come sistema enoturistico. Occasione perduta? “No, con misure e strategie di marketing pubblico-private per recuperare terreno. E senza perdere altro tempo, a partire dall’Expo”.

 

Alla Bit di Milano l’anteprima del XII Rapporto sul Turismo del Vino in Italia, a cura delle Città del Vino e dell’Università di Salerno.

Siamo il Paese con maggiori siti Unesco al mondo (50) seguiti di misura dalla Cina (47) e con circa il 50% del patrimonio artistico internazionale. Un Paese con un territorio variegato capace d’offrire paesaggi e microclimi diversi da nord a sud, dal mare alla montagna. Siamo anche il Paese con il più alto numero di vitigni utilizzati (200), seguiti dalla Francia (87); quello con il più alto numero di Dop e Igp (270) davanti a Francia (217) e Spagna (179), ma anche il maggiore produttore di vino (con 44,4 milioni di ettolitri nel 2014) di misura dietro ai cugini francesi (46,2 milioni).

Una dote così importante, fisiologicamente collegata al turismo del vino, dovrebbe costituire una straordinaria risorsa per l’Italia. In realtà soffriamo di alcune debolezze croniche dovute principalmente al pesante scarto tra attrattività e competitività, alla mancanza di un’intesa strategica tra istituzioni e operatori, alla scarsità di azioni sistemiche in linea con le vocazioni territoriali e alla mancanza di un approccio di marketing per target e segmentazioni di mercato; come osserva il XII Rapporto sull’Enoturismo realizzato dall’Università di Salerno per conto dell’Associazione Nazionale Città del Vino e presentato venerdì 13 febbraio alla Bit di Milano.

Il turismo del vino si collega fisiologicamente ad altre attività ricreative sul territorio e può completare l’offerta esistente come elemento di differenziazione competitiva rispetto ad altre destinazioni prive di questa peculiarità. Invece troppo spesso si lascia l’iniziativa a quelle cantine, relativamente poche, con un’efficace cultura della comunicazione.

I punti di forza dell’Italia potrebbero proiettarci al primo posto nel mondo in campo enoturistico, tuttavia primeggiano altri Paesi, soprattutto quelli di matrice anglosassone (Usa, Australia, Nuova Zelanda) ma anche i latinoamericani come Cile e Argentina, che hanno adottato un modello sostanzialmente diverso, con imprese giovani e di dimensioni rilevanti, forte approccio al business e al marketing. Al contrario l’enoturismo italiano anche sul fronte privato è frenato da alcune debolezze competitive: la generale assenza di uno spirito di collaborazione “sistemico” tra i produttori; il mancato dialogo tra operatori turistici dei diversi settori; lo scarso utilizzo delle tecnologie e del web; la limitata capacità nella valorizzazione delle produzioni; la bassa notorietà e reputazione di alcuni territori, tranne le regioni più note. Secondo i dati della Wine Tourism Conference gli arrivi turistici mondiali nel comparto enoturistico ammontano a circa 20 milioni, di cui solo 3 milioni sono gli arrivi italiani.

Il trend che sta caratterizzando da un po’ di anni il turismo nazionale non aiuta di certo il segmento enoturistico: il Paese, infatti, sta progressivamente perdendo posizioni rispetto ai concorrenti storici ed emergenti, Stati Uniti, Francia e Spagna in primo luogo. La nostra quota di mercato mondiale sul turismo, infatti, si è ridotta dal 6,6% al 4,5% negli ultimi venti anni (fonte: UNWTO) e nonostante il potenziale di attrazione del Belpaese non si intravede una capacità di invertire tale tendenza, anche a causa della mancanza di un approccio settoriale.

Da una recentissima ricerca condotta dalla società di consulenza turistica Jfc (pubblicata nel febbraio 2015) sulla base di dati ufficiali Istat ed Eurostat emerge, in maniera abbastanza drammatica, la debole crescita del settore turistico italiano in generale. Lo studio, analizzando i dati relativi ai tassi di crescita turistici regionali nel periodo 2003-2013, ha parlato di un’Italia turistica “ferma al palo” e incapace di reggere il passo dei concorrenti: nell’ultimo decennio, l’Italia ha visto incrementare i propri flussi turistici dell’8,6%, a fronte del +52,4% della Francia; +45,3% della Croazia; +40,7% della Grecia; +17,5% della Germania; +16,2% della Gran Bretagna; +11,8% della Spagna; +14% dell’Austria.

In tale contesto assume però importanza la crescita costante dell’enoturismo, fenomeno che negli anni ha registrato un continuo sviluppo, generando nel 2013 un giro d’affari di 4-5 miliardi di euro. Ma siamo ben al di sotto del potenziale, in gran parte da mettere ancora a frutto.

“Il caso dell’Expo è emblematico: da grande opportunità a possibile ed ennesima occasione mancata – lancia l’allarme il direttore delle Città del Vino, Paolo Benvenuti -. Il palcoscenico offerto dall’Expo 2015 è una chance troppo ghiotta, soprattutto perché si tratta di un grande evento focalizzato su alimentazione e nutrizione. Ma bisogna evitare che Milano sia percepita come unico luogo italiano, paradossalmente un ponte verso altre destinazioni enoturistiche europee. Bisogna invece rappresentare tutta l’Italia, anche quei territori con le viticolture minori che rischiano di essere penalizzati e dimenticati maggiormente”.

“Gli organi di governo istituzionale, territoriale e imprenditoriale devono attivarsi con più determinazione nel promuovere strategie e processi di collaborazione, cooperazione e competizione che facciamo emergere il notevole potenziale ancora inespresso dai nostri territori vitivinicoli, che la nostra Associazione di oltre 400 Comuni rappresenta solo in parte”, osserva il presidente delle Città del Vino, Pietro Iadanza.

Un esempio di buone pratiche, oltre ai casi della Franciacorta, delle Langhe, del Barolo, di Barbaresco, di Marsala, del Salento, di Montefalco e di altri territori, arriva ancora una volta dalle Città del Vino. In particolare dai Comuni del Chianti Classico (San Casciano in Val di Pesa, Greve in Chianti, Tavernelle Val di Pesa, Barberino Val d’Elsa, Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi) grazie a una serie d’investimenti e politiche mirate ad accrescere la reputazione enoturistica del territorio. Il tutto valorizzando i rapporti di vicinato e le bellezze artistiche di città come Firenze e Siena, la natura, il paesaggio e l’enogastronomia.

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Bozza file TASTE'S ANGELSBenvenuto nel sito della Guida GolaGustando

Marco MarucelliCon l’edizione 2015, in diffusione ed acquisto on line, ricorre il decimo anniversario.

Potrai on line verificarne alcune peculiarità, approfondirne gli argomenti e presto anche visualizzarne alcuni dei contenuti più importanti.

A nome mio e della redazione ti ringraziamo per averci fatto visita, sperando di essere stati, e poterlo essere ancor più nel futuro, utili nell’appagare le tue gustose curiosità.

 

Marco Marucelli