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Casablanca ospita il suo primo festival internazionale di gastronomia!

 

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Dal 6 all’8 marzo, la città di Casablanca si prepara ad ospitare un evento eccezionale che riunirà una serie di chef, marocchini e stranieri, per intraprendere un vero viaggio di sensi e tradizioni!

Nell’ambito del tema “Gastronomia, una leva per lo sviluppo in Africa”, prodotti locali, piatti tradizionali ancestrali e alta gastronomia, saranno offerti, per tre giorni, ad un pubblico eclettico, sono attesi in molti per questa prima edizione del Festival Internazionale di Gastronomia della città di  Casablanca.

Per questa edizione inaugurale, la cucina africana sarà sotto i riflettori con la volontà di rendere la Gastronomia una vera leva di scambio culturale, ma anche di sviluppo economico.

E questo grazie a un programma che mette in risalto i prodotti locali che oltre ad essere esposti, verranno incorporati nelle ricette di chef nazionali e internazionali per scoperte e degustazioni gustose.

“In tutto il mondo, la gastronomia oggi rappresenta una vera leva di attrazione turistica e puntiamo sulla ricchezza del nostro patrimonio e sulla creatività di chef e professionisti ospiti, al fine di promuovere questo settore ancora poco sfruttato in Marocco “Dice Siham El Faydi, fondatore del festival.

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Notizie utili su Casablanca:

Casablanca è una città moderna e un po’ fuori dagli schemi rispetto alle altre località del Marocco ma riesce comunque a coniugare la vita urbana con le tradizioni.

Nota anche come Casa o Dar El Baida, la città di Casablanca, grazie al suo porto artificiale, è la capitale economica del Marocco dove vengono gestiti la maggior parte dei commerci esteri del Paese. Situata lungo la costa occidentale, la città assomiglia ad un centro dell’Europa del sud: cosmopolita, moderna e frenetica, nei suoi negozi troverete i marchi di lusso. Indipendentemente dal vostro budget, a Casablanca non sarà difficile trovare un buon ristorante dove mangiare. Costruita nel 1906 dove prima sorgeva una città berbera del 7 secolo, distrutta da un terremoto nella seconda metà del 18° secolo e in parte è ancora racchiusa dalle antiche mura originarie dove un labirinto di piccole strade si susseguono tra case di pietra, Casablanca oggi conta circa 3 milioni di abitanti. Al di fuori della Medina si trova la città costruita dai francesi, la Nouvelle Ville, cadenzata da viali, centri commerciali, banche, grandi alberghi e negozi moderni. Affacciata sui  giardini del Parc de la Ligue Arabe spicca la bianca Cattedrale del Sacro Cuore e verso occidente si sviluppano i quartieri residenziali. Durante le sere passeggiate lungo la strada costiera Aïn-Diab, tra il faro di El Hank e il mausoleo di Sidi Bou Abderrahmane, la principale località turistica marittima della città. Questa zona è ideale anche per ammirare degli stupendi tramonti e scatenarsi in una delle discoteche che animano questa zona. Casablanca gode di un clima mite, gli inverni non sono troppo freddi e le estati sono rinfrescate dalla brezza che soffia dall’Atlantico.

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Cosa vedere a Casablanca:

Dalla grande Moschea di Hassan II, aperta anche ai visitatori non musulmani, all‘architettura Art Déco e neo moresca, Casablanca ha più da offrire di quanto ci si aspetti. Questa città energica e moderna, con un enorme porto e una miriade di attività commerciali, come per esempio il Casablanca Twin Center, ha il suo cuore pulsante in Piazza  Mohammed V su cui si affacciano bei palazzi risalenti al 1930. Per una sosta rinfrescante recatevi al Parc de la Ligue Arabe e poi proseguite verso la Cattedrale del Sacro Cuore, il Palazzo Reale, e infine ammirate le creazioni di artisti marocchini e internazionali ospitate nella Villa delle Arti. Per i più mondani, da non perdere i beach club e i ristoranti frequentati dall’élite della città di La Corniche e, se avete qualche giorno a disposizione, esplorate i meravigliosi dintorni di Casablanca.

 

 

 

 

 

SAPEUR COMPIE 18 ANNI E SI RINNOVA

ASSIEME AL 6° FORLI’ WINE FESTIVAL CULTURA E TRADIZIONI DELLA BUONA TAVOLA  FANNO BELLA MOSTRA DI SE’

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SapEur diventa maggiorenne e da venerdì 24 a domenica 26 gennaio 2020 festeggia la sua 18ª edizione con una proposta rinnovata e ulteriormente arricchita. La rassegna organizzata da Romagna Fiere e dedicata all’enogastronomia tipica e di qualità, esplora tutte le vie del gusto, confermandosi così come palcoscenico sul quale rappresentare le migliori produzioni artigianali Made in Italy, ma ampliando il proprio sguardo sino a cogliere le nuove frontiere dell’alimentazione sana e naturale.

La volontà di fare scoprire o riscoprire antiche tradizioni, alimenti genuini rappresentativi delle vocazioni dei territori e prodotti non reperibili sui mercati della grande distribuzione, si abbina alla costante ricerca di nuovi sapori e alla valorizzazione delle piccole realtà innovative del settore. Una matrice sulla quale si fonda il successo di una manifestazione posizionatasi significativamente sul mercato italiano: oltre200 espositori e più di 20.000 visitatori ogni anno con notevole risalto su stampa, tv e radio nazionali.

Questa 18ª edizione sarà ancora più appetibile da parte del pubblico. Non solo nella giornata inaugurale del venerdì, bensì anche per tutta la giornata del sabato, i visitatori potranno accedere in fiera con un biglietto unico al costo di soli 3 euro.

FORLI’ WINE FESTIVAL

sapeur-2Confermata la concomitanza con il 6° Forlì Wine Festival, il padiglione all’interno della manifestazione dedicato all’enologia nel quale il vino è sovrano. Presenti le migliori Cantine e aziende vitivinicole italiane, con oltre 100 varietà di vini bianchi, rossi, rosati, frizzanti e passiti, a disposizione di un percorso di degustazioni illimitate per essere conosciuti, apprezzati e acquistati. Un’alleanza con un settore in costante fermento, nata come naturale prosieguo di una scelta incentrata sulla qualità e tipicità dei prodotti agroalimentari, eccellenze del nostro Paese da valorizzare.

FORLI’ BEER FESTIVAL

Da quest’anno, al vino si aggiunge una nuova area dedicata allaBirra. Quelle artigianali di qualità provenienti dall’Italia e dall’estero. SapEur intende dà spazio alla produzione birraria artigianale indipendente; accostandola a laboratori e percorsi degustativi come naturale complemento di un viaggio nel cibo. Un festival per gli amanti della birra, ma anche dello streetfood per palati fini, grazie alla presenza di numerosi food truck che delizieranno tutti i sensi. I mastro birrai proporranno un universo di nuovi gusti e profumi e guideranno i visitatori nella scelta del tipo di birra a seconda dei gusti personali. Pils, IPA, Trappiste, Blanche, Biodinamiche, Stout, Lager Pale Ale, aromatizzate nelle fragranze più variegate: la scelta sarà amplissima.

IL CIBO E’ SALUTE

sapeur-5La 18ª edizione di SapEur mette a confronto la tradizione con l’innovazione. Quella tesa a incontrare le esigenze di un pubblico sempre più attento a coniugare gusto e benessere. Una nuova area sarà dedicata all’alimentazione naturale e biologica, con tanti prodotti a chilometro zero, una speciale attenzione alla cucina macrobiotica, la proposta di espositori e nutrizionisti specializzati in una cucina che tenga conto di allergie e intolleranze: al glutine, lievito, lattosio e nichel. Perché cibo deve prima di tutto essere sinonimo di salute.Una sezione che dimostrerà come i cibi con i loro principi nutritivi siano alla base del nostro benessere quotidiano.

LE VIE DEL VERDE

Alle radici dell’alimentazione va in tutti i sensi la sezione Le Vie del Verde, altra novità di SapEur dedicata a chi ama il verde, il giardinaggio, l’orticoltura hobbistica, o che vuole creare il proprio frutteto domestico. Coltivare nel giardino di casa per poi cogliere e apprezzare i frutti del proprio lavoro, ma anche semplicemente abbellire, rinnovare, arredare gli spazi esterni, i balconi e i terrazzi: in fiera si potranno trovare piante, bulbi, sementi di ogni tipo, soluzioni e complementi di arredo verde, adatti a chi ha il pollice verde, ma anche a chi non lo ha.

AREA BAMBINI

SapEur è una festa per tutta la famiglia. E’ una delizia per adulti e bambini. Per questi ultimi non mancheranno percorsi laboratoriali e didattici dedicati alla cucina, nonché momenti ludici per riscoprire le tradizioni del territorio in modo semplice, divertente e coinvolgente grazie alla collaborazione con A.R.V.A.R. In più tanti gonfiabili e intrattenimenti per trascorrere in famiglia e in fiera un’intera giornata.

“DALLA TERRA ALLA TAVOLA” – MOSTRA FOTOGRAFICA

sapeur-1Paesaggi lasciati alla loro naturalezza o custoditi dall’uomo, danno alla luce i frutti della terra alla base della cucina romagnola.

SapEur accoglie i visitatori con una speciale mostra fotografica di Mirco Villa nella quale sono raccolti splendidi paesaggi romagnoli immortalati in occasione dei voli aerei dell’artista. Scatti che in una sola immagine racchiudono il tipico abbinamento tra zone lasciate incolte, nelle quali la natura trionfa in tutta la sua spontaneità, e aree coltivate e custodite dall’uomo che ne indirizza i ritmi. Osservando la terra dal cielo  si nota perfettamente come spesso le linee tracciate dall’uomo siano tanto precise quanto irriconoscibili da chi non è abituato alla prospettiva aerea.

 

PASTICCERIA, PIADINA, SHOWCOOKING E CREATIVITA’

sapeur-4UN PROGRAMMA DI EVENTI COLLATERALI RICCO DI NOVITA’

Per il suo 18° compleanno, SapEur presenta un ricchissimo programma di eventi collaterali. Tante le novità per il pubblico proposte nell’edizione 2020 della rassegna

MASTERCHEF  SCHOOL: “I BRACCIATELLI TRA STORIA E COLORI”

Sabato 25 gennaio, SapEur ospita un contest per alunni delle scuole elementari di Forlì organizzato in collaborazione con A.R.V.A.R. L’Associazione Razze e Varietà Autoctone Romagnole con l’ausilio degli “allevatori custodi” e dei “cuochi della biodiversità”, in collaborazione con la Scuola Alberghiera e di Ristorazione di Cesenatico e con l’Istituto Alberghiero “Pellegrino Artusi” di Forlimpopoli, propone la competizione “Masterchef per alunni delle classi elementari” a tema “I dolci della tradizione: i bracciatelli tra storia e colori”. Una sfida pasticcera divertente e formativa cui sono abbinati laboratori di cucina, degustazioni e animazioni per adulti e bambini e un’esposizione didattica di piante da frutto autoctone romagnole.

ALLA SCOPERTA DELLA PIADINA ROMAGNOLA IGP

Promuovere il valore del prodotto Piadina IGP e il suo legame col territorio romagnolo, difendendone l’identità, la storia e i valori nella sua unicità ed eccellenza in tutta Europa. Ecco la mission del Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola Igp che a SapEur darà vita a dimostrazioni guidate e degustazioni gratuite per i visitatori sul “Pane dei Romagnoli”, nel rispetto del disciplinare di riferimento per la produzione della Piadina e della sua ricetta tradizionale.

La Piadina ha origini antichissime. Già al tempo degli Etruschi nelle zone dell’odierna Romagna, sono state rinvenute tracce dell’utilizzo di un sostituto del pane fatto con farina grezza, cereali e di forma circolare. La Piadina racconta la tradizione della gente della Romagna. Si tratta di un cibo semplice che, nel corso dei secoli, ha identificato e unificato la terra di Romagna sotto un unico emblema, passando da simbolo della vita rustica a prodotto di largo consumo.

SHOWCOOKING E LATTE ART: LA RISTORAZIONE CREATIVA

La ristorazione è anche creatività e a SapEur se ne avrà un saggio attraverso un programma di showcooking tra i quali spicca quello improntato a salute e benessere a tavola condotto da Annalisa Calandrini di AmarsiCucinandoSano, naturopata e food blogger vincitrice del programma televisivo Rai“La Prova del Cuoco”.

Inoltre SpuntoLab, agenzia di marketing e comunicazione web nel settore Food &Horeca, attraverso gli esperti di Tecnicaf propone dimostrazioni di Latte Art e Coffee in GoodSpirits. La prima è una suggestiva tecnica di decorazione su cappuccini ed espressi macchiati, mediante la realizzazione di disegni e forme sulla superficie. La seconda è una disciplina che coniuga il caffè ai distillati attraverso l’arte del bere miscelato.

SpuntoLab coinvolgerà attivamente per tutte le giornate della manifestazione Hotel e ristoranti della riviera Romagnola. Saranno approntate dirette web, interviste e talk dedicati alla comunicazione esperienziale, al commercio elettronico e alla gestione dei social media in ambito  contract, vitivinicolo e food.

IDROSOMMELIER E ARTE DELL’INTAGLIO

Non solo vino. Anche l’acqua si degusta, si assapora, si sceglie e si abbina. E quest’attività è alla portata di tutti, ma bisogna saperlo fare. In occasione di Sapeur 2020 sarà possibile avvicinarsi a un mondo ai più sconosciuto, quello degli idrosommelier, vale a dire i degustatori di acqua. Non è vero che tutte le acque sono uguali e la manifestazione forlivese permetterà di imparare a scovare le differenze, grazie alla presenza dell’ADAM, l’Associazione Degustatori Acque Minerali di Rimini che organizza corsi di primo e secondo livello finalizzati all’abbinamento cibo-acqua naturale a tavola.

La frutta e la verdura possono stupire non solo il palato, ma anche la vista. Sì, perché a SapEur i visitatori potranno non solo ammirare vere e proprie sculture realizzate con ortaggi e frutta di stagione, ma anche imparare a realizzare loro stessi creazioni stupefacenti che possano rendere una cena in famiglia o con amici e colleghi un evento. Almeno sulla tavola, che per un’occasione speciale può assomigliare a quelle imbandite ed addobbate dei buffet nei migliori ristoranti in occasione delle cerimonie più sentite ed esclusive.

E’ l’antica Arte dell’Intaglio che nelle due giornate sarà al centro di corsi specifici tenuti dagli ”artisti” di Amira, l’Associazione maître italiani ristoranti e alberghi i quali proporranno le tecniche di base dell’antichissima arte thailandese della scultura su frutta e verdura, attraverso la quale poter realizzare veri capolavori a forma di bouquet floreali, corone, finanche di uccelli e animali in genere, da utilizzare come guarnizione per valorizzare piatti, cibi, dolci e gelati, o come decorazione di centri tavola.Le lezioni, che abitualmente Amira tiene nelle scuole alberghiere e nei corsi di cucina di più alto livello, verteranno sulle tecniche e modalità di utilizzo dei coltelli e dei vari utensili necessari per la realizzazione degli intagli secondo i due principali “schemi” di scultura: la scultura della buccia e la scultura tridimensionale.

MOSTRA BONSAI E SUISEKI

L’Associazione Bonsai Club di Forlì cura una mostra su Bonsai e Suisekicorredata da tante attività formative: workshop, dimostrazioni sulla potatura e sulla concimazione e un servizio “SOS Bonsai” gratuito per i visitatori di SapEur.

Il Bonsai nasce in Oriente e il termine è costituito da due ideogrammi giapponesi: Bon, che significa contenitore e Sai, che equivale ad educare e coltivare. E’ l’arte di creare alberi in miniatura, ma richiede cure ed attenzioni per apportare benessere e armonia non solo alla pianta, ma anche a colui che vi si dedica. I Suiseki sono piccole e bellissime pietre modellate dalla natura, erose e plasmate dalla forza delle acque, dai venti e dai ghiacci nel corso dei secoli e che, nelle loro forme, suggeriscono paesaggi e oggetti.

INFORMAZIONI

ORARI: venerdì 24 gennaio 14.00 – 22.30; sabato 25 gennaio 10.00 – 22.30; domenica 26 gennaio: 10.00 – 20.00

PREZZI: venerdì e sabato biglietto unico € 3,00; domenica biglietto intero € 8,00 (Ridotto € 6,00 con coupon scaricabile dal sito www.sapeur.it ); gratis bambini fino a 12 anni.

SPAGNA ON THE ROAD

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Pronti a partire? Bastano poche ore di volo per tuffarsi in una nuova avventura…Hola! Bienvenidos!

La Spagna ci attende; un Paese “dietro l’angolo”, un popolo passionale, a tratti molto simile a noi italiani, sempre pronti a far fiesta, con la musica nell’anima ed un amore profondo per la tavola.

Ed il primo assaggio dunque non può essere altro che l’antico Mercat de la Boqueria di Barcellona: banchi ricolmi di tutti i colori della frutta, luccicanti jamones appesi, profumi che si fondono e si confondono.

2019-spagna-196E si affaccia proprio sul cuore pulsante della città: la Rambla, ombreggiata da enormi alberi, popolata da tutte le generazioni, animata da artisti di ogni genere. Chiassosa, eccentrica, estremamente vivace, Barcellona ti inghiotte nelle sue piazze e piazzette, spesso nascoste nel dedalo di vicoli del Barri Gòtic; alle sei nell’aria si diffonde la musica ed i bicchieri si riempiono di fresca e dolce sangria. Al mattino, invece, la città si sveglia tardi ed è il momento perfetto per esplorare i suoi tesori, sia che si scelga di immergersi nel medioevo della Ciutat Vella, sia che si decida di seguire le orme del visionario Gaudí.

2019-spagna-254Farsi affascinare dalla strana architettura modernista, un liberty ancora più sinuoso e sognante, che si diffuse a partire dalla fine del XIX secolo, soprattutto a Barcellona, è una delle esperienze assolutamente da non perdere. Nelle dimore da lui progettate scompaiono le linee dritte, le mura si tingono di colori pastello, le vetrate ricordano sbadigli, i tetti sembrano meringhe o cavalieri stilizzati, a seconda della propria immaginazione, o sono “ricoperti dalle squame del drago” sconfitto da San Giorgio. Gaudí prendeva ispirazione dalla natura, perfettamente funzionale ed esteticamente affascinante, varia nelle sue forme ed infinita nei suoi colori.

2019-spagna-270La Sagrada Familia, l’eterna incompiuta, è la sua opera maggiore: iniziata a fine ‘800, sarà conclusa nel 2026 per il centenario dalla sua morte. Diciotto torri si elevano verso il cielo, creando un vertiginoso effetto di verticalità. Le porte di ingresso raccontano la vita di Gesù, circondate da intarsi simili ad una grotta. Una volta varcate, ti ritrovi in una foresta, dove la luce che attraversa le vetrate crea giochi diversi a seconda del momento della giornata; non vi sono figure, né immagini, le colonne con i loro rami reggono le cupole punteggiate da stelle e tutto richiama la perfetta ed efficiente bellezza della natura. Un’opera grandiosa che racconta una storia e crea un magico spazio di culto.

2019-spagna-301Un viaggio in Spagna è un’esperienza densa di arte: come non perdersi nella fantasia scomposta di quel simpatico ometto sempre vestito alla marinara di nome Pablo Picasso? Nel Museu Picasso di Barcellona sono custodite Las Meninas, le buffe, a tratti inquietanti, riproduzioni delle fanciulle riprese dal dipinto di Velázquez, quasi come se le avesse osservate attraverso un prisma. A Madrid, al Reina Sofia, si può restare a bocca aperta di fronte alla Guernica, con la sua potenza evocativa di una fotografia, la forza comunicativa di un murales e la poesia di un dipinto. 2019-spagna-297Poche, “semplici” pennellate per comunicare con estrema umanità attraverso i suoi quadri, quasi dei paradossi artistici, ironici, drammatici, espressivi, come usciti dalla mano di un bambino. Picasso non voleva riprodurre la realtà, ma mostrare ciò che a volte l’occhio umano non riesce a cogliere. A Malaga sono conservate le tele dei suoi ultimi anni di vita, ispirate ai leggendari personaggi della Spagna del ‘600: sirene, corsari, moschettieri, colorati, simpatici, con strane espressioni, così in movimento che sembrano proiettarsi fuori dalle cornici.

Ma mettiamoci in viaggio in direzione Saragozza, meta fuori dai circuiti turistici, con la sua atmosfera un po’ retrò, a tratti decadente, ma al contempo fascinosa. La cupola di porcellana blu, gialla e verde della Basilica Nuestra Señora del Pilar, che si specchia nelle acque dell’Ebro è un’immagine simbolo per la regione dell’Aragona. Terra perennemente battuta dal vento, il suo clima fresco e arido è perfetto per la stagionatura del prezioso jamon.

2019-spagna-401Risalendo il corso del Rio Ebro, invece, ci troviamo in mezzo al verde dei vigneti della regione della Rioja, con una breve sosta nella cittadina dal sapore austriaco di Logroño: balconi fioriti, stradine anguste e l’immancabile campanile gotico, in un tripudio di pintxos bar. Già in Spagna bere e spelluzzicare avviene in qualsiasi ora del giorno: i bandoni dei ristoranti spesso non si sollevano prima delle otto e mezza la sera, ma è sempre un buon momento per ordinare tapas. Assaggi, piuttosto abbondanti direi, di succulenti piatti che attraggono gli sguardi, sempre esposti nei banconi dei bar: patatasbravas, pimientosrellenos, pulpo a la gallega, oppure una delle especialidad de la casa… Che sia sangria, cerveza o del tinto (vino rosso) va sempre accompagnata con uno stuzzichino: un pincho, un pintxos, una raciones, o un’abbondante tapas, calda o fredda, un piatto di prosciutto o formaggio, una fetta di appetitosa tortilla, o degli sfrigolanti pimientopadrón…

2019-spagna-288Il profumo di cordero asado, agnello arrosto, è quasi un emblema nella regione della Castilla y León. Salamanca è una delle più animate cittadine castigliane, richiamando nella sua prestigiosa università migliaia di studenti, che la sera popolano i caffè e la splendida Plaza Mayor, circondata dalla vertiginosa simmetria degli edifici barocchi di arenaria color ocra. Tradizione vuole che i viaggiatori cerchino attentamente una rana scolpita sulla facciata della Universdad Civil; si dice sia di buon auspicio…

2019-spagna-486Ed eccoci invece nell’elegante Madrid, una capitale regale, con il palazzo reale, infiniti viali alberati, piazze popolate da statue, che di notte si sussurra si sgranchiscano le gambe, come narra la leggenda in Plaza de Oriente. Una città da scoprire, che riserva scorci vividi, con palazzine alte, slanciate, colorate, rifinite da balconcini in ferro battuto. Un luogo eccentrico dove trovare sculture all’aria aperta dalle forme stravaganti, incerte, firmate Mirò. A Madrid è possibile addentare un succulento bocadillo de calamares (panino imbottito di calamari appena fritti), ma anche ascoltare violini che suonano le musiche di Morricone nel Parque del BuenRetiro; perdersi nel dedalo di vicoli medievali dalla Latina o ritrovarsi nella belle époque ad ammirare gli eleganti edifici della Gran Via. A fine giornata, per gli stomaci più coraggiosi, c’è il rabo de toro, in un fumante stufato.

2019-spagna-661E’ ora di partire alla volta della Castiglia-La Mancia, attraversando il ventoso altopiano della Meseta, cercando di scorgere le sagome di Don Chisciotte e Sancio Panza. Ovunque se ne trovano le tracce ed è possibile scattarsi una foto con “Cervantes in persona”, proprio sotto l’arco di ingresso alla medievale Toledo. Il tortuoso crogiolo di stradine acciottolate, case di mattoncini, resti di moschee, scorci di sinagoghe sefardite e campanili aguzzi narra una storia lontana dove tre culture convivevano pacificamente: cristiani, ebrei e musulmani, fianco a fianco, hanno adornato la città di diversi simboli, rendendola unica. Scrittori e pittori quali El Greco sono rimasti stregati dal suo profilo così raro, che si abbraccia attraversando le sponde del Rio Tajo, ed hanno catturato l’anima di Toledo nelle proprie opere. La salutiamo mentre al mattino si staglia nel cielo azzurro, completamente avvolta dal sonno; la vita in Spagna comincia tardi, le strade sono deserte ed i caffè chiusi.

2019-spagna-668Nuova destinazione Estremadura per fare un tuffo nella storia del Paese, immergendosi nelle misteriose città medievali: i villaggi estremenos sono pervasi da un fascino senza tempo e qui puoi assaggiare specialità lontane, come il pungente formaggio dal cuore cremoso Torta del Casar. Prima tappa Trujillo, ferma al XVI secolo, quando i figli prediletti di Trujillo fecero ritorno dalle Americhe da ricchi conquistadores. E’ da questa regione infatti che partirono molti extremenos in cerca di fortuna ed è per questo motivo che in America centrale e meridionale si trovano oltre 20 città chiamate Trujillo. L’originale sembra uscire dalla roccia con case di pietra, protetta da secolari mura ricoperte di licheni. I campanili delle chiese sono guarniti da enormi nidi di cicogna ed in cima svetta il castello, eretto dai musulmani nel X secolo, come testimonia il tipico arco di ingresso a ferro di cavallo.

2019-spagna-787Altra immancabile meta è Cáceres, proclamata Ciudad Monumental; il suo cuore è immerso nel silenzio dei secoli passati, disabitato. Le pietre granitiche degli edifici ducali brillano al sole, le torri si innalzano celando antichi segreti: talvolta furono prigioni, come quella del Palacio Toledo-Moctezuma, in cui venne rinchiusa proprio la figlia dell’imperatore azteco Moctezuma, portata a Cáceres come sposa di un conquistador.

2019-spagna-822Viaggiando ancora più in dietro nel tempo si arriva a Merida. Nel centro della tranquilla cittadina si celano antiche rovine romane, testimonianza di un passato splendore: l’imponente arco di Trajano, il Templo de Diana, nascosto proprio tra le moderne abitazioni, il grandioso Teatro che poteva ospitare fino a 600 spettatori, così ben conservato che è facile immaginare un combattimento di gladiatori. Infine, con i suoi 792m di lunghezza e i suoi 60 archi di granito, il Puente che attraverso il Rio Guadiana è uno dei più lunghi costruiti dai romani.

2019-spagna-675E’ tempo ormai di immergersi nella caliente Andalusia, alla ricerca di quel guizzo di pura passione, il duelde, che il flamenco, ballato nelle piazze, nei teatri, nei locali, vuole trasmettere, ricercare, catturare.

Tra le perle della regione, Cordoba è quella più grezza, ma dal sapore autentico. Raggiunse il massimo splendore sotto il dominio arabo, durato quasi quattro secoli, quando fu capitale di Al-Andalus, la roccaforte musulmana governata in maniera illuministica, in cui culture diverse convivevano creando affascinanti intrecci. La città ti accoglie con i suoi viottoli acciottolati percorsi da carrozze a cavallo e le case bianche in contrasto con il verde del Rio Guadalchivir, che aggiunge una nota esotica. Dalla juderia (l’antico quartiere ebraico), proviene odore di spezie, mentre dai patii colmi di fiori, eredità araba, si diffonde l’inconfondibile ticchettio delle ballerine di flamenco. Al di sopra spunta la cupola della Mezquita, un luogo mistico, nato dalla fusione di fedi potenti: la moschea cela la cattedrale ed il campanile racchiude il minareto. Costruita da Abd al-Rahman Inel luogo dove sorgeva la chiesa ispano-romana di San Vicente, con i suoi tre ampliamenti, nei secoli, riuscì ad arrivare ad ospitare fino a 40000 fedeli. All’interno la luce è soffusa; una foresta ordinata di colonne di varie tinte sorregge doppi archi moreschi bianchi e rossi, dietro ai quali potresti scorgere una statua di marmo della Madonna. Un luogo magico, intimo, raccolto; ma al centro la luce pervade tutto e la cattedrale con il suo abbagliante barocco si fonde perfettamente, confondendo l’attonito viaggiatore. Dall’intimità all’immensità, in una commistione incredibile, in cui le due fedi hanno un proprio spazio arricchendosi l’un l’altra; cappelle ricolme di immagini, affiancate alla silenziosa potenza evocativa del Mihrab; la luce oscillante dei candelabri trova un suo spazio proprio a fianco dei riflessi delle vetrate gotiche. Difficile non rimanerne stregati.

E per penetrare ancora di più la cultura islamica dell’epoca perché non concedersi un hammam, sfidando i propri sensi a passare dalla sauna alle gelide acque della vasca fredda, per poi ritrovare la pace nel tepidarium, sotto una cupola stellata.

Ecco all’orizzonte Siviglia, la sfavillante metropoli che si dice sia stata fondata millenni fa dall’eroe Ercole. Famosa per la sua immensa cattedrale gotica dove vi sono i resti di Cristoforo Colombo, è una città dai volti diversi: un dedalo di viuzze intriso di profumo di fiori d’arancio costituisce il centro, l’antica juderia; l’Alcazar (la fortezza) con il suo profilo austero nasconde in realtà un labirinto di stanze arabeggianti, decorate come se fossero ricamate; al di là del Rio Guadalchivir, nel quartiere di Triana, si conserva orgogliosa l’anima gitana della città.

 

2019-spagna-1343Nella Plaza de Toros si può ascoltare la storia della corrida, proprio là nella terra rossa al centro dell’arena, circondata da una struttura di palchi bianchi e gialli. Che si concordi o no, è una parte della cultura e della storia spagnola, intrisa di luci e ombre, passione, regole, addestramento, sacrificio…

Infine la bellissima Plaza deEspaña è una sorpresa: nel cuore del Parque de Maria Luisa, si apre un anfiteatro di mattoncini rossi decorati con azulejos. Al centro i bambini fanno il bagno nella fontana e nei canali ondeggiano le barche a remi; ricorda un po’ Venezia, ma la musica nell’aria è quella del flamenco; oggi è domenica, si balla ovunque!

2019-spagna-1355L’Andalusia è punteggiata di città sul mare, prese d’assalto per le spiagge e il pesce sfrigolante, come la piccola deliziosa Cadice o la chiassosa Malaga. Ma anche nell’entroterra ci sono luoghi pieni di fascino: Ronda, la città sospesa. Arroccata su un ripido dirupo della gola di ElTajo, alta 100m, con le sue case bianco latte, i tetti spioventi, le possenti mura arabe è un’immagine vertiginosa, al di là dell’imponente Ponte Nuevo a tre arcate, che sembra sorreggerla interamente sopra il fiume.

Non si può lasciare l’Andalusia senza essere entrati in quel magico mondo, tutto a sé, che si nasconde dietro le mura dell’Alhambra, arroccata proprio sopra la pequeña Granada, la città che più conserva l’anima araba, con le sue teterie e l’odore di narghilè nell’aria.

Oltrepassate le torri merlate dell’Alcazaba, si entra in una pagina di “Le mille e una notte”, solleticante tutti i sensi: dalle fontane gorgheggia e zampilla l’acqua; gli uccellini cinguettano; i mille colori dei fiori si stagliano nel cielo azzurro; il profumo di mirto pervade l’aria.

Il palazzo di Nazarìpoi è un tuffo nel passato dei sultani; archi mudejar, piccole segrete finestrelle, soffitti stuccati di gesso che sembrano una grotta, patii con fontane e ninfee… Non è difficile immaginare lo splendore della vita nel XIII secolo, al tempo degli emiri nasridi, che edificarono la fortezza su un promontorio da cui tenere d’occhio la zona; adesso è un piccolo viaggio in una fiaba, da cui osservare il profilo ondulato di Granada.

Qui i sapori sono fortemente ispirati alla cucina araba, con spezie in abbondanza, tajine, couscous e tante diverse miscele di tè.

2019-spagna-1576Beh, forse vi starete chiedendo quando arriva una buona, fumante paella. La risposta è solo una: a Valencia. Specialmente sul lungo mare, ci sono ristoranti secolari, che tengono fede alla tradizione: riso bomba del delta dell’Ebro che assorbe lentamente un succulento brodo di pesce, rigorosamente fresco; pregiato zafferano e…il segreto? Un soffritto di cipolla caramellata ed infine tutto in forno per creare quella crosticina croccante…

2019-spagna-1749Valencia è anche una bellissima città sospesa tra passato e futuro: la ciutatvella con i suoi edifici gotici, l’immancabile mercato coperto ed i murales che donano colore alle strade, ela modernissima Ciudad de lasartes y lasciencias, creata dalla fantasia visionaria dell’architetto Calatrava in fondo all’immenso parco cittadino realizzato nell’antico letto del Rio Turia. E’ una specie di ordinata giungla urbana, con alberi di ogni tipo, enormi ficus, strani arbusti a funghetto e prati; chi va in bici, chi in monopattino, i bambini giocano, ci sono campi per ogni sport.

In fondo, proprio di fronte al mare, nel mezzo di un lago artificiale, si staglia un complesso di strane strutture in ferro e vetro: l’Oceanographic (l’acquario) blu elettrico, l’Emispheric completamente trasparente ed il gigantesco Palau de lesArtsReina Sofia simile ad uno scarabeo con la corazza bianca.

2019-spagna-866Da qui si osservano le antiche possenti porte di ingresso alla città, come la Torres del Quart, punteggiata di fori delle cannonate dell’invasione napoleonica del XIX secolo, e ti senti in bilico nel tempo, in città, ma completamente avvolto nel verde.

La nostra avventura spagnola termina qui. Un viaggio in un Paese pieno di sorprese, variegato, passionale, che sa regalare momenti di euforia con le sue chiassose fiestas, ma anche tanto relax, perché è sempre un buon momento per fermarsi a bere una sangria, assaporando tapas…

E cieli azzurri, eleganti metropoli, o borghi medievali, tante Arte e musica, musica, musica ovunque ad accompagnare il tuo viaggio.

 

(Camilla Mori)

 

ON THE ROAD … VERSO ORIZZONTI INFINITI

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Lasciata alle nostre spalle la polverosa Hollywood sign, partiamo per un’avventura fatta di paesaggi mozzafiato, strade infinite, sotto cieli sconfinati, lasciandoci trasportare in viaggio lungo le Highway degli Stati Uniti Occidentali.

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Ecco che ci accoglie la bandiera dell’Arizona, con i suoi raggi infuocati. L’atmosfera a Phoenix è rovente, ma, prima di giudicarla come una distesa di costruzioni squadrate, bisogna ascoltare quello che la città ha da dire. L’Heard museum testimonia la storia, le tradizioni, le arti e la cultura delle tribù native del Southwest, attraverso i loro manufatti e i loro racconti: madre Terra, padre Sole, il creatore li ha battezzati con il vento. Una forte connessione con la natura, gli alberi, le creature animali, venerati come figlie del Grande Spirito; ogni forma di vita deve essere rispettata. Il ciclo delle stagioni segna il tempo e le attività quotidiane; il senso di appartenenza alla famiglia e alla comunità è fortissimo, con gentilezza, lealtà, serenità. Gli anziani hanno il compito essenziale di narrare la Storia: le Storytellers, raffigurate come donne sedute ricoperte di bimbi, rappresentano la linfa vitale della comunità, mantenendo vive le tradizioni e la memoria. Una cultura affascinante, a tratti molto lontana dalla nostra frenesia quotidiana.

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Phoenix sa stupire, con le sue case circondate da giardini curati, gli eccentrici saloon di Scottsdale e il tramonto che incendia i grattacieli nel mezzo al deserto.

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Ed ora alla scoperta di Tucson, nel cuore del SonoranDesert. Questa è la terra dei saguari: enormi cactus secolari, con le loro buffe sagome, rese uniche dalla forma e direzione delle braccia; passeggiando tra tutte quelle spine, tisembrano proprio dei simpatici omini che indicano la strada. Tucson è rinomata anche per la cucina: si sa, gli Stati Uniti occidentali sono la patria dei fastfood e degli hamburger così alti che ti ci puoi nascondere dietro, ma, scegliendo il giusto Diner o Cafe, puoi imbatterti in un trionfo di sapori. A volte sono proprio i posti più spartani a celare i gusti più autentici. Sulle scomode panche di ferro di ElGuero Canelo, puoi gustare un hot dog nato dalla fusione di aromi messicani ed eccessi americani: il Sonoran hot dog, avvolto nel bacon, ricoperto di salsa tomatillo, fagioli pinto, scaglie di formaggio, maionese, ketchup, senape, pomodoro e cipolla!

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L’Arizona è anche un set a cielo aperto per il perfetto film western. A Tombstone nell’Ottocento il whisky scorreva a fiumi e le dispute si risolvevano a colpi di pistola. Sembra che il tempo si sia fermato al leggendario mattino del 26 ottobre 1881, quando i fratelli Earp e Doc Holliday ebbero la meglio sui cowboy McLaury e Billy Clanton; i colpi di pistola dell’Ok Corral risuonano ancora e l’atmosfera è spettrale nel Boot Hill Graveyard, dove riposa “chi è morto nei propri stivali”.

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Proseguiamo il viaggio sulle orme di Billy the Kid, nella Terra dell’Incanto, il New Mexico. Un’infinita strada nel nulla, finché non s’intravedono dune bianche: il paesaggio lunare di White Sands National Monument, il pianeta dell’alieno David Bowie nel film L’uomo che cadde sulla Terra. Dune di gesso bianco, spazzate dal vento e illuminate dalla luce viola del tramonto, offuscato dalle nubi nere del temporale in lontananza. L’odore di ginepro, l’aria fresca, i colori, la voglia di esplorare…

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Il mattino dopo è la Billy the KidScenicHighway a condurci a Lincoln, con stretti passaggi tra foreste di pini e montagne rocciose. Ogni viaggio negli Stati Uniti è fatto di lunghe ore di guida, ma i paesaggi attraversati, profondamente diversi da stato a stato, sanno decisamente stupire e con la giusta colonna sonora le miglia scivolano via velocemente.

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Lincoln, piccola cittadina nella Sierra Blanca, è una tappa obbligatoria per gli appassionati di storia del West. Le sue strade erano le più pericolose d’America ai tempi della Lincoln County War nell’Ottocento: i Regulators cercavano vendetta per i compagni persi e Billy the Kid mieteva vittime. Fu catturato ma riuscì ad evadere, fregando la sua guardia; il foro della pallottola da lui sparata è una specie di meta di pellegrinaggio, ma d’altronde il selvaggio West e i suoi duelli rappresentano una buona fetta della storia degli Stati Uniti. Fa sorridere pensare a quel buffo faccino scarmigliato, divenuto un fuggitivo quando era un ragazzino pelle e ossa, noto per essere amichevole, gentile, di bell’aspetto e agile come un gatto; molto abile con le armi da fuoco, era allo stesso tempo un intrepido fuorilegge e un eroe popolare e cavalcava fiero in questa brughiera.

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Decisamente tutt’altro paesaggio ci attende nelle Carlsbad Caverns. Nelle Guadalupe Mountains, quasi al confine con il Texas, si nasconde un magico ed etereo mondo di stalattiti e stalagmiti; una passeggiata di 2 km a 240 m sotto il suolo, tra formazioni modellate dalla natura da 265 milioni di anni. La fantasia vola; puoi scorgere villaggi di fate, giganti seduti, totem imbronciati.

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L’avventura prosegue “alla ricerca degli alieni”, nella città illuminata da lampioni con la sagoma di teste bulbiformi: Roswell. Nel 1947 un oggetto misterioso si schiantò in un ranch nelle vicinanze; Mack Brazel, il proprietario, racconta di strani resti di materiale simile a fogli di alluminio grossi quanto un campo da football. Come si recò dallo sceriffo, entrò in gioco l’aeronautica militare, che si diede un gran da fare per occultare la notizia, simulando un incidente con un pallone metereologico. Per molti si trattò della prova definitiva: gli alieni erano atterrati! La cittadina ha minuziosamente raccolto ogni testimonianza nell’Ufo Museum, dove puoi leggere il racconto di Glenn Dennis, un’assistente funeraria che ricevette una strana telefonata su come conservare dei corpi, o di un’infermiera che assicura di aver visto in ospedale bizzarre salme; persino alcuni militari, anni dopo, ritrattarono la propria versione. Mack Brazel invece portò il segreto nella tomba, eccetto per la criptica affermazione “Theyweren’t green!”. Ora le boutique piene di chincaglierie e gadget di alieni hanno l’odore degli anni Ottanta, ma testimoniano un passato acceso entusiasmo. Beh, come non esserne parte per un breve istante?

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Il New Mexico è anche la terra di graziose città, nate da villaggi ispanici in “adobe”, con piccole case basse color argilla, circondate dai tipici giardini americani, con macchina parcheggiata nel vialetto, prato impeccabile ed immancabile canestro: questa è l’atmosfera nella scicchettosa  Santa Fe, con le sue eleganti gallerie d’arte all’aperto ed i ristoranti di cucina messicana in versione ricercata, o nella controversa Albuquerque. Quest’ultima è un crocevia di strade nel deserto, con la Route 66 che attraversa la quieta Old Town, all’ombra delle vette delle Sandia Mountains. La città ha alcuni eclettici musei come il Rattlesnakemuseum, che racchiude un’incredibile collezione di serpenti a sonagli, sommersi da mille altri oggetti kitsch, ma è diventata famosa più che altro per essere stata lo sfondo della celebre serie Breaking Bad. Così la casa di Walter White è stata recintata, per non essere presa d’assalto dai fan curiosi.

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Imbocchiamo la Mother Road per continuare il giro e tornare verso l’Arizona. Inaugurata nel 1926 per collegare la vigorosa Chicago con l’assolata Los Angeles, la Route 66 fu molto usata negli anni della Grande Depressione (gli anni Trenta) e raggiunse il suo massimo sviluppo nel Dopoguerra, quando la nuova agiatezza economica spinse gli americani a viaggiare e divertirsi. Fiorirono Drive-inn, motel dalle insegne scintillanti, eleganti pompe di benzina, piccole graziose città lungo strada. Vent’anni dopo il Governo realizzò una moderna autostrada parallela e…La Route 66 sembra essersi fermata ai gloriosi anni ’50, con atmosfere da film di James Dean e città fantasma, polverose ma affascinanti.

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E’ proprio la Mother Road a condurti nelle meraviglie naturali che rendono unica questa zona degli Stati Uniti. Gli altopiani lungo strada cominciano a tingersi di varie sfumature di rosso, le montagne si alternano a distese di nulla. I tir avanzano pesanti e lunghi treni merci sfrecciano a lato. Vecchi trading post vendono oggetti di artigianato dei nativi; ci stiamo avvicinando alla Navajo Nation.

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225 milioni di anni fa c’era una foresta pluviale, con dinosauri e mostri marini; gli spostamenti della crosta terrestre, i cambiamenti climatici, l’erosione  di vento e pioggia hanno creato il Painted Desert. I colori variano dall’ocra al rosso, dal verde all’argento, dal celeste al rosa, con striature viola. Sembra di camminare tra dune fatte di pelle di elefante, ma con i colori di un quadro di Monet e gli uccelli del famoso film di Hitchcock che gracchiano minacciosi.

 

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E gli alberi dove sono finiti? Gioielli di quarzo e silice splendenti tra le rocce; i tronchi caduti, sepolti dai sedimenti delle eruzioni vulcaniche, si sono cristallizzati ed ora luccicano, raccontando ere lontane, con tutti i loro colori, rosso, giallo, arancio, bianco candido. La PetrifiedForest, racchiusa nel Painted Desert, è un posto incredibile che narra una storia antica, giocando con i colori.

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Per strada, puoi trascorrere la notte in piccole cittadine come Winslow: quattro case, un motel, due pompe di benzina, un ristorante che serve bisonte, tutto avvolto nel rosso del tramonto, sotto il cielo dell’Arizona reso famoso dalle canzoni degli Eagles.

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“Experience the impact” suggeriscono i cartelli lungo la Route 66, nelle vicinanze di Flagstaff: siamo al MeteorCrater, un cratere alto come un palazzo di 60 piani e largo come 20 stadi da football (vale a dire alto 180m e largo 1,6km). 50000 anni fa un meteorite da est ha attraversato l’atmosfera alla velocità di 64000km/h e nell’impatto si è polverizzato, lasciando un’enorme voragine. Per questo per anni si è ritenuto si trattasse di un cratere vulcanico. Fu osservando la somiglianza con i risultati degli esperimenti di lancio delle bombe atomiche che si capì la sua vera origine. Camminare sulla cresta del cratere è vertiginoso, si intuisce tutta la forza della natura, che può cambiare il corso della vita con bombardamenti naturali… Un cartello ricorda: “No less can be expected in the future!!!”.

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Flagstaff con le sue case di mattoncini e l’odore di BBQ nell’aria è una buona tappa prima di tuffarsi tra i canyon e la notte vale la pena affacciarsi al Powell Observatory, famoso per il primo avvistamento di Plutone, per osservare un “cielo a pois”.

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Il mattino dopo, giù tra le formazioni di arenaria rossa dell’Oak Creek Canyon, in una strada vorticosa, lungo il torrente, protetto da foreste di pini. Siamo nella mistica Sedona, luogo di pellegrinaggio per i seguaci della cultura new age: in questo posto si celano quattro importanti vortici irradianti l’energia della Terra, quattro rocce che si elevano con le loro singolari forme dal cuore del canyon. Il verde della foresta, il profumo delle conifere, il rumore dell’acqua che scorre, il contrasto dei colori…è effettivamente un posto vibrante. Qui Frank Lloyd Wright incastonò nella roccia la stretta ed alta Chapel of the Holy Cross, realizzata con una forma che sembra proprio unire terra e cielo, in un  minuscolo spazio proiettato sul canyon dalla vetrata dietro l’altare.

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Sosta a Wiliams, lungo la Route 66: porta per il Grand Canyon dal 1881, conserva un mix di atmosfera western, con un tocco di anni Cinquanta, tra diner con enormi barbecue e saloon che servono birra artigianale.

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In 6 milioni di anni il Colorado River ha modellato e scavato le rocce, portando alla luce strati sempre più antichi: toglie il fiato affacciarsi dal Rim. E’ difficile descrivere ciò che lo sguardo abbraccia: aspri altopiani, pinnacoli di roccia, creste color porpora, con sfumature bianche; il fiume scorre in una serie di anse tortuose.

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Le ombre si allungano, i colori diventano più brillanti; man mano che il sole scende, ad est le rocce sembrano prendere fuoco, mentre la gola ad ovest è sempre più spettrale, nella penombra che lascia intravedere solo i profili dei faraglioni. E’ il tramonto sul Grand Canyon, scendendo lungo il KaibabTrail fino a OooAaa Point.

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Il viaggio attraverso i Parchi prosegue in Utah, lo Stato Alveare (Beehive State), famoso per essere il luogo di nascita di Butch Cassidy e per la poligamia, praticata ormai solamente da un ristretto gruppo di mormoni residenti a Hilldale-Colorado City.

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Proprio al confine tra Utah e Arizona, ecco stagliarsi il profilo delle butte rosso fuoco che hanno fatto da sfondo a tanti film western; la Monument Valley, un luogo tutt’ora sacro per i Navajo. Il sole rovente, la strada polverosa, i massicci e le guglie che si ergono dal Colorado Plateau; una selvaggia cartolina lunga la strada che prosegue dritta attraverso il deserto.

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Scivolando tra le dune rocciose color zafferano, superando piccoli paesi ormai divenuti ghosttown, con motel abbandonati, pompe di benzina arrugginite ed insegne cadenti, eccoci nelle gole scolpite in 65 milioni di anni dal Colorado River e dal Green River.

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Affacciandosi dal bordo del canyon a Dead Horse Point i brividi salgono lungo la schiena e torna in mente la famosa scena finale di Thelma & Louise. Il fiume verde crea delle anse strette; la roccia rossa è modellata con pareti a strapiombo; in alto il cielo azzurro spazzato dal vento. Un luogo dal fascino primordiale, una visione aspra, segreta, sicuramente vertiginosa. Qui i cowboy portavano i cavalli selvaggi, li conducevano su una stretta lingua di terra e selezionavano quelli in grado di sopravvivere, mentre gli altri li abbandonavano al loro destino, tra i dirupi. Furono trovate molte ossa di cavallo e così si scelse di dare al canyon il nome Dead Horse Point.

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Non lontano si trova un altro spettacolare luogo modellato dalla natura, in particolare da acqua e vento: Arches National Park, dove è racchiusa la più alta concentrazione al mondo di archi di arenaria, oltre 2000 di varie forme e dimensioni. Stare in piedi in mezzo a queste enormi cornici create nei millenni è vorticoso e specialmente al tramonto merita intraprendere la lunga camminata per raggiungere il simbolo del parco: Delicate Arch. Sembra di arrampicarsi su Marte, su lisce rocce rosse, superando stretti passaggi, aggrappati alla parete. Poi, però, tutta la fatica è ricompensata: l’arco si staglia sul dirupo, creando una finestra sulle dune azzurre del deserto roccioso; una bellezza fragile, eppure maestosa.

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Lo Utah è punteggiato anche di piccole cittadine, come Green River, famosa per l’anguria, Hanksville, base per lo studio del pianeta Marte proprio per la similarità del territorio circostante, o la minuscola Circleville, circondata da montagne. Quando furono fondate, nella seconda metà dell’Ottocento, erano fiorenti città minerarie, che vivevano di agricoltura, commercio di pietre preziose ed erano rifugi per i banditi; ora sono immerse nella quiete, piuttosto disabitate, ma talvolta riservano sorprese come un succulento pranzo a base di manzo sfilacciato ricoperto di mostarda al miele, o una galattica colazione alla maniera di Butch Cassidy, con pancake affogati in salsiccia e formaggio.

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Uno dei parchi più spettacolari dello Utah è sicuramente il Bryce Canyon; un luogo incantato, che sembra creato da un bambino che gioca con la sabbia bagnata. Un anfiteatro scavato nella roccia, disseminato di pinnacoli, picchi, guglie e spirali dal colore rosato, con particolari formazioni simili a totem dette hodoo; il tutto incorniciato da foreste di pini. Scendendo lungo lo stretto sentiero, sembra di stare in un villaggio delle fate; gli occhi viaggiano e la mente si perde in caleidoscopiche fantasie. L’aria è incredibilmente fresca; i pini si fanno strada tra le rocce verso il cielo; alcuni pinnacoli assomigliano proprio a faccioni sorridenti o imbronciati.

E’ ora di ripartire, attraversando il deserto, diretti verso il Nevada, the Silver State, famoso per il tintinnio delle slot machine e per il Burning Man. Qui gli eccessi sono legali, dai piccoli bordelli al gioco d’azzardo e convivono fianco a fianco con la cultura dei mormoni e dei cowboy. Cosa c’è di meglio per assaporare l’atmosfera se non gettarsi nella folle Las Vegas?

All’inizio vi era solo qualche polverosa sala da gioco; la costruzione della ferrovia che collegava Salt Lake City a Los Angeles, nel 1902, la catapultò nell’era moderna; la legalizzazione del gioco di azzardo, nel 1931, diede un impulso all’espansione; il gangster Ben BugsySiegel, nel 1946, la rese sfavillante, con la costruzione del celebre casinò a tema tropicale, il Flamingo. Varie Star accorsero per dare vita a spettacoli scintillanti, come Frank Sinatra e le ballerine delle riviste francesi.

Durante la Guerra Fredda, le esplosioni nucleari, nel vicino Nevada Test Site, facevano tremare i vetri dei grattacieli, ma erano anche motivo di vanto e attiravano centinaia di curiosi, richiamati da Miss MushroomCloud.

Negli anni ’90 le grandi società di capitali iniziarono a finanziare resort sempre più grandi e spettacolari, in una corsa all’eccesso perennemente proiettata al futuro. Così ora il Neon museum è un vero e proprio cimitero delle insegne che hanno segnato la storia della città: quasi tutte spente, un po’ ammucchiate, talvolta arrugginite, raccontano l’espansione di Sin City, ogni anno più luminosa, sfavillante, esagerata, cercando di superare i limiti, vera icona dunque del sogno americano.

Las Vegas di giorno è rovente, sicuramente eccentrica; sposine sudate si affrettano lungo strada, dirette verso chissà quale cappella…drive thru? Cerimonia celebrata da Elvis? O a tema gotico?

Ma al tramonto si accendono le insegne e la strip si adorna di un’eleganza inaspettata, mentre nella vecchia Freemont la musica stordisce, lo spettacolo di luci acceca e… tutto è concesso, persino volare con una zip line sopra la folla.

Se siete in vena di brividi, lo Stratosphere è un’ottima idea: al 110° piano, sul tetto di questo casinò, vi attendono montagne russe, una torre a caduta libera per 16 piani, una giostra che tiene sospesi nel vuoto e volendo lo SkyJump, un “estremo salto” oltre il bordo del grattacielo.

Beh, a Las Vegas poi puoi passeggiare nella Ville Lumière, proprio sotto la Tour Eiffel; girare in gondola a Venezia; cenare sopra la fontana di Trevi al Caesar Palace, gustando un ottimo sushi dello chef Roku e poi assistere all’esplosione del vulcano del Mirage, o allo spettacolo di spruzzi delle fontane del Bellagio. Puoi decidere di non rischiare la fortuna nelle sale da gioco, dove non vi sono orologi perché è sempre il momento giusto per tentare; puoi sentirti a tratti un po’ troppo stordito da musica, suoni, luci, profumi, ma a modo suo, sospendendo per un po’ il giudizio, Las Vegas saprà strapparti un sorriso e un “Oooh!” di meraviglia.

Il mattino seguente, due ore di guida nel nulla del deserto del Nevada diretti verso uno dei luoghi più caldi: la Valle della Morte, in California. 123 Gradi Fahrenheit, 50°C; è come essere una meringa in un forno ventilato, ma il panorama da Dante’sView lascia a bocca aperta: le saline bianco cristallino, circondate dalle montagne brulle, rocciose, ma variopinte con tinte forti, ocra, prugna, bordeaux, avio e striature verde acqua.

Badwater è il punto più basso degli Stati Uniti, 86m sotto il livello del mare, dove è rimasta una crosta di sale, a creare una sorta di inferno bianco; in lontananza si vede invece il Mt Whitney, il punto più alto degli Stati Uniti, e nel mezzo questa tavolozza di colori incredibili.

Percorrendo una lunga highway tra i frutteti della California, tutt’altro paesaggio ci attende sulla Sierra Nevada, proprio all’ombra del Mt Whitney: la strada in salita diviene tortuosa e tra i tornanti cominci a intravedere tronchi sempre più grandi. E’ la GiantForest nel Sequoia National Park, dove si concentrano queste creature immense, paragonabili a saggi e secolari giganti, capaci di sopravvivere persino agli incendi: le sequoie. Camminiamo nella foresta con il naso all’insù, inebriati dal profumo della resina, nell’aria fresca, riscaldata da qualche coraggioso raggio di sole, mentre gli scoiattoli impertinenti saltellano ovunque, fino ad arrivare al Generale Sherman, la sequoia più grande del mondo (11m di diametro alla base). E’ impressionante: sovrasta la foresta con i suoi 2200 anni; sembra davvero sussurrare qualcosa.

Ultima meta di questo lungo viaggio è San Francisco, città della nebbia, della stravaganza e della fantasia. Nel 1849 la corsa all’oro trasformò un villaggio di 800 persone in un centro di 100000 abitanti, attirando cercatori d’oro, imprenditori e centinaia di commercianti cinesi. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i soldati accusati di omosessualità venivano mandati qui e la città acquisì la fama di polo della controcultura. La Summer of Love del 1967 fu un’ondata di cibo gratis, sesso libero e musica per tutti nel quartiere hippy di Haight, mentre un gruppo di attivisti gay fondò una comunità orgogliosa e alla luce del sole a Castro. San Francisco divenne così un luogo in cui poter essere se stessi, un centro attivo nel propagandare la libertà e i diritti di ogni minoranza, rivoluzionario ed eclettico. Il suo profilo è segnato dall’elegante Golden Gate, sopra la scogliera, perennemente battuta dal vento; a Baker Beach, però, la sabbia è calda ed un gruppetto di persone fa yoga sulla riva.

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La città è variegata: a Haight il tempo si è fermato alle 16:20 di quell’estate di ribellione e per le strade odore di marijuana e incenso; a Castro sventolano le bandiere della Pace; Mission è colorata dai murales che incoraggiano la cultura come arma per la libertà, ispirandosi all’arte di Diego Riveira; le lanterne rosse di Chinatown fanno da cornice ad un dedalo di vicoli che sono stati set per film come Karate Kid e Indiana Jones. Il leitmotif sono le casette vittoriane color pastello e le ripide colline, percorse dalla storica Cable Car, che sferraglia su e giù con i passeggeri aggrappati fuori.

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Tappa immancabile è il Pier 39, dove dimora una colonia di leoni marini e dove puoi gustare il famoso granchio al Fisherman’sWharf, tassativamente da sgranocchiare con le mani, spolpando fino all’ultima chela. E al tramonto, salutare Alcatraz, arroccata su un’isoletta la davanti, minacciosa, battuta dal vento, ormai disabitata, ma ancora piena di storie e segreti da narrare.

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Questa è stata la nostra avventura on the road, fatta di molte miglia in viaggio, tra orizzonti infiniti, sbirciatine in piccole città o in grandi metropoli, sentieri nei canyon e nelle foreste e…diner, barbecue, hot dog, sempre con una montagna di patatine!!

 (Camilla Mori)

CAMILLA ALBERTI E’ LA NUOVA PRESIDENTE DELLA STRADA DEL FRANCIACORTA

VERONA VINITALY 2018 CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE GIRO D'ITAL

Camilla Alberti è la nuova Presidente della Strada del Franciacorta, fra le prime strade del vino nate in Italia e fra le più attive e conosciute. L’Assemblea generale dei Soci l’ha scelta per guidare l’associazione nel prossimo triennio. Camilla Alberti succede a Lucia Barzanò, che ha condotto la Strada del Franciacorta dal 2015.

 

42 anni, dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere a indirizzo turistico manageriale, con una tesi sullo sviluppo ed evoluzione delle cantine della Franciacorta, Camilla Alberti ha frequentato con successo un Master in Gestione del Sistema Vitivinicolo all’Università di Agraria di Milano. Dal 2003 ha assunto la conduzione della Società Agricola Castelveder, fondata dal nonno Renato Alberti nel 1975, di cui ora è Amministratore Delegato con attività di gestione e promozione dell’azienda in Italia e all’estero, con particolare attenzione all’accoglienza e al turismo enogastronomico. Fa parte del Consiglio di Amministrazione della Strada del Franciacorta da vari anni e ha seguito con passione ed entusiasmo la crescita del territorio da un punto di vista paesaggistico e turistico, partecipando a convegni tematici in sinergia con altre Strade del vino e dei sapori sul territorio nazionale. Vive con il marito e i tre figli a Brescia, città che ama moltissimo e che vede fortemente legata alla crescita della Franciacorta come meta turistica d’eccellenza.

 

“Dopo tanti anni di lavoro nella Strada, di cui sono stata Vice Presidente accanto a Lucia Barzanò, mi sento matura per affrontare questo impegno – dice Camilla Alberti – Sono entusiasta di affrontare i prossimi 3 anni con un Consiglio di cui fanno parte persone giovani che provengono da varie realtà importanti per lo sviluppo del turismo in Franciacorta: non solo aziende vinicole, ma anche agriturismo, ristoranti, dimore storiche, attività sportive. Ho molti progetti che intendo condividere con i nostri soci (che sono in significativa crescita), gli enti e le altre associazioni che operano sul territorio con l’obiettivo di garantire standard qualitativi sempre più alti ai numerosi visitatori che si affacciano per la prima volta in Franciacorta o a coloro che tornano affascinati dalle molteplici offerte che la nostra terra regala agli appassionati di vino, arte, cultura, natura e turismo ecosostenibile.”

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La sua elezione traccia una linea di continuità nell’attività di promozione dell’enoturismo di qualità in Franciacorta, che la Strada ha intrapreso con successo dal 2000, anno della sua fondazione. “Il nostro intento è di intercettare le nuove esigenze del turismo esperienziale – dice- con un ventaglio di proposte e di attività che facciano sempre di più della Franciacorta una meta apprezzata e ambita a livello nazionale ed internazionale.”

 

Con Camilla Alberti sono stati eletti nel nuovo Consiglio di Amministrazione della Strada del Franciacorta i produttori Lucia Barzanò (Mosnel), Joska Biondelli (Biondelli), Massimiliano Mauro (Ca’ del Bosco), Gualberto Ricci Curbastro (Ricci Curbastro), Giorgio Vezzoli (Le Quattro Terre), Cristina Ziliani (Antica Fratta). Con loro Roberta Bianchi (Agriturismo Villa Gradoni), Daniela Codeluppi (Ristorante Hostaria Uva Rara), Clara Zucchi (L’Albereta Relais&Chateuax), Francesco Pasini Inverardi (Comune di Passirano). Il nuovo Collegio dei Revisori, invece, è composto da Ernesto Bino (Iseolago Hotel), Eugenia Baccolo (Villa Fassati Barba Dimora storica), Fabrizio Pagnoni (Comune di Erbusco). Supplenti: Patrizia Larocca (Enoteca Cantine di Franciacorta) e Flavio Tignonsini (Iseo Bike).

 

Nata 18 anni fa dalla sinergia tra operatori privati (aziende vitivinicole, produttori di prodotti tipici e artigiani, alberghi, dimore storiche, ville in affitto, ristoranti, trattorie, osterie, wine bar, aziende agrituristiche, campeggi, enoteche, agenzie viaggi, campi da golf, noleggio biciclette) ed enti pubblici e privati (Comuni, associazioni per la promozione del territorio), la Strada del Franciacorta è un percorso di 80 km che parte da Brescia, si snoda su colline tappezzate da vigneti e punteggiate da caratteristici borghi, castelli e antiche ville, e giunge sulle sponde del lago d’Iseo. Il suo scopo è quello di promuovere e sviluppare le potenzialità turistiche, in particolar modo legate al turismo enogastronomico, della Franciacorta. I soci sono oltre 220.

(Teresa Colia) 

Per informazioni: Associazione Strada del Franciacorta

tel. 030 7760870 – info@stradadelfranciacorta.itwww.stradadelfranciacorta.it

La Robiola di Roccaverano DOP a “Nizza è Barbera” Nizza Monferrato (AT)

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Dopo il grande successo ottenuto dalla Robiola di Roccaverano DOP durante le giornate di “Vinum” ad Alba (CN), i tanti consensi di pubblico e consumatori nel contesto di “Caseus” di Cairo Montenotte (SV) e l’alto indice di gradimento ottenuto con la messa in onda del servizio televisivo nel programma “Ricette all’italiana” di Rete4, il tutto svoltosi nel mese di aprile: è tempo di maggio.

Il 12 e 13 del mese in corso il Consorzio di tutela del Formaggio Robiola di Roccaverano DOP sarà infatti presenti con i suoi formaggi a: “Nizza è Barbera” a Nizza Monferrato (AT). Durante la manifestazione la deliziosa città di Nizza Monferrato si trasformerà in una grande capitale del vino in cui si potrà degustare il NIZZA D.O.C.G. e tutte le altre tipologie piemontesi di Barbera D.O.C.G. e D.O.C. a tu per tu con i produttori delle cantine!

Oltre 50 le cantine e più di 250 etichette della migliore Barbera in degustazione all’interno del Foro Boario della città, servite e spiegate dai produttori. “Il Barbera forum è il cuore di Nizza è Barbera!”.

Si potrà dunque partecipare alle speciali degustazioni di Nizza è Barbera, a cura dell’Enoteca Regionale di Nizza Monferrato: sono dei veri e propri momenti di approfondimento con esperti del settore. Si svolgeranno all’interno della sala tecnica di degustazione dello splendido Palazzo Crova.

Inoltre il pubblico dell’evento astigiano potrà godersi una piacevole serata passeggiando per il centro storico di Nizza Monferrato!

Negozi aperti, proposte gastronomiche del territorio, il Wine BARbera per altre degustazioni scegliendo tra più di 100 etichette di Barbera d’Asti servite dai Sommelier AIS, musica e una bella aria di festa.

Tra le curiosità il gelato alla Barbera. La domenica la festa continuerà con il mercatino di prodotti tipici e le attività per i più piccoli.

Ancora presso Palazzo Crova, sede dell’Enoteca Regionale di Nizza, organizzatrice con la Città di Nizza Monferrato della manifestazione, palazzo storico dotato di splendidi giardini, si potrà visitare il Wine Shop per l’acquisto delle bottiglie dei produttori associati e il Museo del Gusto, aperto durante la sera di sabato 12. In questa location ci sarà la possibilità di gustare un delizioso menu studiato in abbinamento alla Barbera d’Asti: pranzo o cena al tavolo, con banco d’assaggio delle Barbere dei Produttori, nella tranquillità del Ristorante Vineria la Signora in Rosso (la sera nelle sala interna, di giorno nei giardini).

Un appuntamento importante per gli amanti del buon vino e dei prodotti del territorio. La Robiola di Roccaverano e il suo Consorzio sarà ospite con una postazione per le degustazioni insieme al “Salame cotto del Monferrato” all’interno del Foro Boario.

Per il programma dettagliato dell’evento e l’elenco delle cantine presenti:

http://www.nizzaebarbera.wine

I MIGLIORI VINI ITALIANI di Luca Maroni – TORINO 4/5/6 MAGGIO 2018 – SALONE DELLE FESTE HOTEL PRINCIPI DI PIEMONTE

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Nell’aristocratica e sabauda Torino, prima capitale d’Italia, capitale dell’arte, del gusto, dell’eccellenza italiana, dal 4 al 6 maggio 2018 torna la più importante manifestazione dedicata al mondo del vino firmata da una delle più autorevoli firme dell’enologia italiana: I MIGLIORI VINI ITALIANI di Luca Maroni.

Nel salone delle feste dell’Hotel Principi di Piemonte, in via Pietro Gobetti 15E, protagonisti saranno i produttori, presenti le più importanti aziende vitivinicole italiane e del Piemonte, della Liguria e della Valle D’Aosta, che porteranno all’assaggio del pubblico l’eccellenza della loro più recente produzione: 150 le etichette in degustazione, oltre 30 le Cantine aderenti, 60 gli espositori, centinaia le bottiglie che verranno aperte ed innumerevoli i calici che si serviranno. La manifestazione è aperta al pubblico, con tre giorni di degustazioni non stop e l’avvicendarsi di laboratori sensoriali dedicati al vino ed ai prodotti del territorio della Tuscia che, con le Chicche della Tuscia, porta il sapore del Viterbese a Torino. Nel prezzo dell’ingresso sono compresi gli assaggi dei vini, il bicchiere e la partecipazione a tutte le degustazioni guidate dallo stesso Luca Maroni, previa prenotazione. Guest star d’eccellenza è lo chef stellato Marcello Trentin del ristorante Magorabin di Torino che è stato invitato da Luca Maroni a giocare insieme tra sensi e gusto a tutto tondo nelle degustazioni polimateriche!

LE DEGUSTAZIONI POLIMATERICHE – PERFORMANCE MULTISENSORIALE IMPERDIBILE DI LUCA MARONI con lo CHEF MARCELLO TRENTINI DEL MAGORABIN DI TORINO ED I PROFUMI DI AMBRA E GIORGIA MARTONE DELLA ICR COSMETICS.

(ore 21.00 venerdì 4 maggio – ore 19.00 sabato 5 maggio)

Assoluta novità di quest’anno sono le DEGUSTAZIONI POLIMATERICHE che daranno luogo ad un vero e proprio spettacolo sensoriale che coinvolgerà tutti i presenti. Sarà un’esperienza gustativa inedita, che spingerà ancora più avanti il coinvolgimento del partecipante alle degustazioni che si troverà al centro di un insieme di sensazioni che coinvolgeranno tutti i sensi. La degustazione sarà guidata da Luca Maroni con la complice partecipazione dello chef stellato Marcello Trentini del ristorante Magorabin di Torino che preparerà per l’occasione alcuni suoi piatto ispirati ai profumi: le “tagliatelle al tartufo”, i “tacos di cervo” e  “melone cacio e pepe”.

Marcello Trentini, classe 1971, arriva alla cucina per pura passione, studiava cinema ed amava i viaggi, ma dopo il diploma ha ceduto alla propria passione ed ha fatto la gavetta in molti ristoranti di Torino, e poi ha cominciato a viaggiare per fare altrettanto in giro per il mondo. La sua cucina oggi è infatti il risultato di tante esperienze e tante influenze che si manifestano nella sua costante voglia di sperimentare e scoprire tutto ciò che di nuovo può esserci in gastronomia, che si traduce in scelte precise con una cura maniacale dei particolari. Chef e patron del Magorabin di Torino ha scelto il nome del suo locale ispirandosi a una parola dell’idioma albanese che indica un personaggio strano, un po’ scomodo. Il locale si trova a pochi passi dalla Mole, di se stesso dice: “Leggo molto, studio molto, viaggio molto, mi evolvo molto”. Insomma, promette scintille nei piatti che presenterà: infatti appena venuto a conoscenza dell’iniziativa ha aderito con slancio, anche lui preso dall’importanza del frutto nel vino come pure del rispetto dei prodotti nell’arte del cucinare.

Durante la degustazione polimaterica, saranno saggiati, valutati e scoperti i riflessi odorosi ed i rispettivi sentori profumati di vini, essenze e cibo, per la prima volta degustati in comparazione l’uno con l’altro, mettendo in movimento tutti i sensi. Ogni bicchiere di vino verrà degustato seguendo le indicazioni proposte da Luca Maroni che condurrà la serata, ad ogni bicchiere verranno affiancate le essenze odorose prodotte dall’ICR Cosmetics della famiglia Martone: essi, insieme al “naso” (in puro gergo profumiere) dei vini, formeranno nell’apparato olfattivo dei presenti un meraviglioso continuum di profumi e sensazioni tattili e gustative (i profumi verranno odorati per conoscerne l’essenza, poi verranno assaggiati i vini ove ritrovarne il sentore, ed a completare il percorso ci sarà l’assaggio di un piatto dello chef Marcello Trentin ove ritrovarne il gusto).

L’altro progetto realizzato è sempre inerente la SPERIMENTAZIONE POLISENSORIALE che ha condotto Luca Maroni a realizzare il primo “Annuario delle Migliori Poesie Mondiali, ovvero ad applicare il suo metodo di analisi alla poesia per regalare all’uomo un percorso che lo renderà migliore: “Niente può donare e giovare di più – all’animo umano – dice il critico – che un suo avvolgersi e compenetrarsi alla più alta espressione dell’umana poesia. Solo così l’anima troverà in sé stessa, l’individuo nel suo spirito, ciò che lo renderà migliore…”.  Luca Maroni ha infatti selezionato ben 999 opere di 182 artisti provenienti da 34 nazioni, privilegiando quelle “capaci di muovere il cuore anche con un verso solo”.

 I MIGLIORI VINI ITALIANI a Torino – PROGRAMMA

La tre giorni dedicata al vino si aprirà venerdì 4 Maggio, alle 20.00 con la Premiazione da parte di Luca Maroni dei migliori produttori delle Regioni Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, inseriti nella XXV edizione dell’Annuario dei Migliori Vini Italiani 2018.

L’uscita dell’Annuario è stata presentata di recente alla manifestazione nazionale svoltasi a Roma a Febbraio.  Novità di quest’anno: al tomo principale, si affiancherà una piccola versione “bignami” che ci permetterà il lusso di trovare sempre il vino giusto al momento giusto: I MIGLIORI DEI MIGLIORI VINI ITALIANI DI LUCA MARONI, nuovo MUST HAVE DI STAGIONE, colorato e dalla brochure preziosa, così piccolo da portare in tasca e di facilissima consultazione, essendo tutto concepito con un impianto visuale, riportando l’immagine dell’etichetta di ogni vino inserito.

Come protagonisti della guida, come grandi pasionari che hanno dedicato la loro vita alla produzione, Luca Maroni pone i produttori vitivinicoli, indomiti e pronti a confrontarsi ogni giorno con ogni difficoltà immaginabile e non, e li premierà raccontandone le unicità.

Alle 21.00 si apriranno, poi, le porte al pubblico e cominceranno le degustazioni e le attività fino alla mezzanotte con l’appuntamento imperdibile alle 21.00 della DEGUSTAZIONE POLIMATERICA che si ripeterà alle 19.00 di sabato 5 Maggio.

Nei giorni di sabato e domenica tutto avrà inizio nel pomeriggio così da avere a disposizione calma e relax per compiere questo viaggio nel gusto che si chiuderà a tarda notte!

I SAPORI DELLA TUSCIA A TORINO

LE CHICCHE TUSCIA è un format che vuole promuovere il territorio della Tuscia al di fuori dei suoi confini. Il suo cuore sono un gruppo di imprenditori che lavorano con passione e professionalità nel settore agro-alimentare, artigianale e turistico. Il fine è alimentare lo spirito collaborativo e creare sinergie che contribuiscano allo sviluppo sostenibile ed al benessere economico e sociale del territorio della Tuscia. Per il pubblico rappresenta un’occasione per incontrare le eccellenze degli Artigiani di questo territorio e stringere loro la mano, percepire direttamente da loro la cura, la passione e il saper fare con cui realizzano le proprie eccellenze. La Tuscia possiede una fenomenale bellezza ma è molto poco conosciuta al Nord Italia: per questo, verranno realizzati alcuni laboratori per farne conoscere bontà e sapori. Sabato 5 alle 20:30 ci sarà un laboratorio sull’olio extravergine d’oliva viterbese, dal titolo “Liscio come l’olio” in cui di sarà una degustazione di olii prodotti appunto nel viterbese. Domenica 6 alle 19:30 sarà la volta di “il coregone si nasconde nel bosco”, una degustazione di coregone viterbese accompagnato dai lamponi dei monti cimini.  In ogni occasione interverranno i produttori, che racconteranno i prodotti utilizzati e le metodologie di coltivazione.

( Laura Cosci)

HOTEL PRINCIPI DI PIEMONTE – SALONE DELLE FESTE – TORINO – 4-5-6 MAGGIO 2018

venerdì 4 Maggio dalle 20.00 alle 24.00 (ultimo ingresso alle 23.00)

sabato 5 Maggio dalle 18.00 alle 24.00 (ultimo ingresso alle 23.00)

domenica 6 Maggio dalle 17.00 alle 21.00 (ultimo ingresso alle 20)

Costo del biglietto € 20.00 per persona (€ 15,00 se preacquistato online) – tutti i laboratori, le degustazioni e il bicchiere per l’assaggio sono compresi.

“IL CIBO È ARTE: L’ARTE DEL CIBO”

Dal 28 aprile al 1 maggio Castiglioncello ospita la V edizione del Foodies Festival

Fin dagli albori della civiltà l’arte riconosce al tema del cibo una valenza culturale e simbolica che lo rende un elemento chiave del racconto della nostra società. Per questo nell’anno nazionale del Cibo Italiano, la quinta edizione del Foodies Festival avrà come tema “Il Cibo è Arte: l’Arte del Cibo“.

Nasce spontanea la collaborazione con Vetrina Toscana, il progetto di Regione e Unioncamere Toscana che promuove il territorio attraverso ristoranti e botteghe che utilizzano prodotti tipici, che fin dal 2012 ha messo in luce il legame tra arte ed enogastronomia con varie iniziative tra cui “Il gusto dell’arte”: cicli di cene ed eventi a tema organizzati nei musei della regione.

A Castiglioncello, dal 28 aprile al 1 maggio all’interno del parco del Castello Pasquini e a Portovecchio, il festival proporrà forum, cooking show, incontri B2B e degustazioni dedicate al cibo, all’arte ed ai paesaggi raccontando la storia e la bellezza che proprio il cibo riassume nei suoi sapori.

Con il progetto di marketing territoriale di Vetrina Toscana – afferma Stefano Ciuoffo, Assessore al Turismo e al Commercio – la Regione porta avanti la filosofia di dare impulso ad un turismo di qualità e attento al territorio unendo paesaggio, prodotti, cultura e saper fare. La Toscana è un patrimonio straordinario fatto di tante piccole unicità, la forza sta nel promuoverle insieme.”

Il ruolo di protagonista ricoperto dal cibo nelle opere d’arte di tutte le epoche, dalle scene di caccia dei graffiti preistorici, passando dai mosaici pompeiani e bizantini, fino alle opere più famose del Rinascimento, sarà trattato da ospiti ed esperti.

Tra gli eventi segnaliamo lunedi’ 30 aprile alle ore 17,30 il Forum: “Il cibo dentro al museo” che tratterà del cibo in epoca romana in collaborazione con il Museo Archeologico di Rosignano Marittimo e alle 20, 30 “Taste Archaeology: alla tavola di Trimalcione” cena a tema con spettacolo dentro il Museo Archeologico di Rosignano Marittimo; la mostra fotografica#Art & Foodies” fotografie liberamente inspirate a opere d’arte realizzate nelle attività commerciali di Castiglioncello.

Non mancheranno gli incontri dedicati alle tematiche sociali, come l’abbattimento degli sprechi alimentari e il recupero degli avanzi in quanto potenziali ricchezze da riutilizzare nella cucina di tutti i giorni, con i consigli per una spesa consapevole e per mettere a tavola anche chi ha problemi di allergie e intolleranze alimentari: “Allergenio aggiunge un pasto a tavola” . Per i cooking show saranno protagonisti gli chef della zona e i prodotti locali nella sezione: “Il Foodies incontra il territorio”.

Quest’anno il Foodies Festival sará arricchito dalla presenza dei partners del Progetto Interreg Italia-Francia Marittimo 2014-2020 che presenteranno il Food-&-Wine Market Place, individuando una vera e propria vetrina Europea dei prodotti d’eccellenza e di nicchia dei territori collaboratori (CCI Bastia Haute Corse, Var, Sardegna e, naturalmente il Comune di Rosignano Marittimo) aggiungendo un valore di interazione, scambio e conoscenza tra cibi e tradizioni culinarie trasversali in un’Europa sempre più unita e partecipe alle diversità culturali legate anche al mondo dell’enogastronomia.

Il Foodies Festival 2018 è organizzato dal Comune di Rosignano Marittimo e Centro Commerciale Naturale di Castiglioncello e ha il Patrocinio di Regione Toscana, Vetrina Toscana, Camera di Commercio di Livorno mentre il progetto Food & Wine Market Place è cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Interreg Italia – Francia Marittimo 2014-2020 e si avvale della collaborazione della Associazione Nazionale Città dell’Olio.

Vinitaly … navigare in un mare di vino!

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Il periodo successivo alla Pasqua ogni anno, a Verona Fiere,  diviene motivo di apertura della più grande cantina d’Italia, che ospita migliaia di etichette, operatori e appassionati del vino, professionisti o semplici curiosi. Vi racconto la mia tre giorni di navigazione in questo mare …di…Vinitaly!

Quest’anno il clima è stato da un lato favorevole, favorendo i continui spostamenti da un padiglione all’altro che, noi addetti ai lavori, per cercare di rispettare gli appuntamenti, siamo costretti a percorrere durante le giornate del Vinitaly e che a fine giornata (eventi fuori salone permettendo) ci fa ritrovare con i piedi praticamente distaccati dal resto del corpo. Dall’altro lato invece non ha facilitato gli assaggi, ne la corretta temperatura di servizio  di molti nettari, i rossi in particolare, che soffrono pertanto del caldo in questi spazi che, seppur di grande dimensione, spesso sono strapieni di persone. A parte queste note di servizio, la kermesse scaligera è sempre un punto di riferimento per il mercato del vino mondiale, che tra l’altro pare in qualche modo essere sempre più favorevole, in contro tendenza con i cugini d’Oltralpe, ai vini del Belpaese. In realtà, se i francesi hanno sempre fatto sistema e grande marketing nel promuovere i loro vini, negli ultimi anni in Italia, anche i vari consorzi di tutela, regioni e gruppi di produttori, hanno cercato con i loro mezzi, ancora troppo poco alimentati dal sistema politico italiano,  che non considera il vino come i prodotti tipici ed il territorio, il vero motore di questa Italia elefantiaca, di rosicare delle quote percentuali che il mercato finora destinava solo agli Champagne o ai Bordeaux, tanto per citare due nomi di zone vinicole conosciute ai più. Se lo scorso anno uno dei light motive era il vino Vegano, quest’anno probabilmente perché la bolla è scoppiata, si punta più su vini biodinamici o biologici, che comunque avvicinano il consumatore alla tradizione. Fatte queste personali considerazioni non mi resta che ripercorrere con voi questo itinerario che nei giorni del Vinitaly 2018 mi ha condotto, senza soluzione di continuità dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, dalla Calabria al Friuli. Non me ne vogliano gli amanti dei vari Champagne , Chateaux o Cave, ma con tutta la buona volontà la mia ricerca si è rivolta, così come abitualmente la mia professione, esclusivamente al mercato italiano.

montonaleIl primo grande e frequentatissimo padiglione che troviamo entrando al salone è il Palaexpo, in cui sono ubicate le varie zone vinicole della Lombardia, qui ho scoperto il vino Orestilla  di una piccola azienda vicina al lago di Garda la Montonale, classificato da Decanter come il miglior vino bianco del mondo,uvaggio Lugana, solo 4.000 bottiglie, di grande qualità. In Franciacorta quest’anno ho assaggiato per voi, visto l’imbarazzo della scelta, il Franciacorta Dosage Zero Secolo Novo Riserva 2009 de Le Marchesine, ottenuto con le classiche uve di Pinot Nero e Chardonnay con un remuage a giropallets delle pupitres. Per restare in Franciacorta, da segnalare la conferenza che ha annunciato la tappa del Giro d’Italia del 23 maggio sul lago d’Iseo e che interesserà tutti i comuni della Franciacorta ed i suoi territori ricchi di storia, sapori e ottimi vini. Sono state presentate con l’occasione le tante iniziative che anticiperanno nei giorni precedenti l’arrivo della maglia rosa del giro.

colombardaDalla Lombardia con pochi passi si entra nel padiglione 1 (Emilia Romagna) dove faccio due piacevoli incontri. Il primo è legato alla azienda  Colombarda di San Vittore di Cesena  che ha presentato le nuove annate dei suoi vini e delle quali ho degustato due etichette  il Romagna Pagadebit 2017 e l’Igt Rubicone Rosato Rosalaura 2017 (da uve Sangiovese) che come sempre posso consigliare per il loro carattere e la loro beva.

ceciDi una azienda storica delle Terre di Parma, si è festeggiato, con tanto di torta e brindisi, il compleanno di Cantine Ceci, ottanta anni ben portati, che sono stati ricordati dalle opere di dieci artisti che hanno creato etichette uniche e speciali per l’Otello Nero di Lambrusco special edition. Per non lasciare a gola secca il padiglione vorrei segnalare la presenza di oltre 150 etichette del Consorzio del Pignoletto e dei Colli Bolognesi che facevano bella mostra tra gli stand dei tanti grandi e piccoli produttori di questa regione con l’enologia nel cuore. Attraverso il padiglione 2 (Sicilia) in cui per motivi di grande afflusso di pubblico non mi è stato possibile fermare e degustare con la giusta calma, mi sono diretto al 3 dove ho trovato lo stand di Bortolin Angelo Spumanti.

bortolinQui sono stato invitato  a brindare insieme ai 50 anni dalla fondazione di questa piccola cantina gestita da sempre a livello familiare ma che rappresenta una delle più autentiche ed eccellenti espressioni della Docg Conegliano-Valdobbiadene.  Sempre in questo padiglione una scoperta di qualità vestita alla moda.

 

 

 

lini910Parlo dei vini della LINI910 azienda del reggiano famosa per il suo metodo classico, lambrusco  e l’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia in collaborazione con la famosa casa di moda Angelo Marani, alcune bottiglie in edizione limitata che riportano disegni eseguiti con cristalli Swarosky e le rendono pertanto non solo uniche nel loro contenuto ma in una veste elegante e di grande effetto.

 

maraniLa giovane stilista, erede dei proprietari dell’azienda vinicola mi ha entusiasmato nel racconto della filosofia a cui si ispirano le creazioni.  Il padiglione 4 è stato ricco di incontri e di sorprese, ma andiamo per ordine.  Mionetto ha presentato in degustazione Luxury Cuvée  Sergio Ice e Luxury Rive di Guia, abbinati alle prelibatezze ideate da Singerfood.  L’azienda veneta Bortolomiol ha invece presentato in anteprima Audax zero.3 –  Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG Extra Brut.  L’azienda  Collis Riondo ha evidenziato le sue nuove etichette ed i suoi prodotti freschi e giovani. Altro evento da festeggiare è stato quello per i 120 anni della Cantina di Soave sancito, come da copione, dal brindisi con i vini di questa storica realtà. Lasciato questo padiglione ci addentriamo nel 5 che è predominio delle aziende venete, ma non solo.  L’azienda di San Pietro di Feletto, Il Colle, celebre nel mondo per il suo Metodo Il Colle ha spento invece  quaranta candeline, proponendo una etichetta speciale che sarà però aperta a maggio durante un evento dedicato. L’azienda Cielo e Terra ha presentato la linea Freschello con le nuove etichette ed ha confermato il suo impegno nel sociale con tante iniziative umanitarie che da sempre la contraddistinguono.

bonolloPer rimanere in tema di spirito, le Distillerie Bonollo Umberto ha presentato Gra.it , la prima grappa creata per essere protagonista del bere miscelato. Non potevano poi mancare nello stand la classica Of di Amarone e Dorange OF, mix unico e sapiente di Grappa OF e infusi naturali di scorze di arance di Sicilia.  Dal Veneto alle altre regioni del Triveneto, il passo è breve, basta cambiare padiglione ed eccoci pervasi da profumi di bianchi fruttati, rossi poderosi che con altre sorprese di regioni incuneate in questo padiglione ci sorprenderanno.

alturisAlturis di Zorzettig presenta una proposta enoica che si rifà al vecchio consumo del vino da parte degli agricoltori, in questa terra, il Friuli si usava chiedere in osteria il Mul ovvero una cuvèe di rosso con un po di bianco se era Mul rosso oppure una di bianco con un poco di rosso se fosse stata Mul bianco ed ecco quindi su questa filosofia le due nuove etichette Red Mùl e White Mùl.  Altra storica azienda del territorio veneto, la Col Vetoraz  presenta la speciale magnum di Cartizze Superiore DOCG impreziosita da un esclusivo decoro di brillanti originali Swarowski  ideata per l’occasione . Ulteriore icona vinicola friulana è Villa Russiz che in occasione dei 150 anni di vita presenta le novità e conferme della sua superba produzione.

san-michele-appiano Una delle eccellenze del panorama enoico AltoAtesino, la Cantina di San Michele Appiano mi accoglie invece con il sorriso e la cordialità del suo wine maker Hans Terzer, con cui è stato interessante brindare con le nuove annate dei loro vini.

 

librandiUna enclave fuori area è stata la Librandi che dalla Calabria ha presentato la nuova annata del Terre Lontane, il rosato Val di Neto Igt, uno dei fiori all’occhiello della cantina.  Sempre in questo padiglione ma proveniente dalla Val d’Orcia , la toscanissima Fattoria del Colle di Donatella Cinelli Colombini, mi attrae non solo per la grande qualità dei suoi vini, conosciuti ed apprezzati ma per la veste scintillante che ha dato alla sua creatura, Cenerentola Orcia DOC, che non solo diviene principessa ma addirittura regina, vestita, in edizione limitatissima, di un abito davvero luminoso.

cenerentolaAnche il vicino padiglione 7 è ricco di sorprese che non solo restano nel territorio delle Marche ma che spaziano in varie aree italiane. Il sorriso di Chiara Lungarotti, dell’omonima cantina di Torgiano , mi accoglie nel suo stand, ricco dei grandi vini rossi e bianchi del territorio umbro in particolare di Torgiano e di Montefalco.

 

 

lungarotti2Non so se è stato più piacevole scambiare i ricordi di alcune visite alle loro fattorie, allo stupendo torchio presente nel museo del vino di Torgiano, alle Tre Vaselle il loro relais storico, alla cantina di Montefalco oppure degustare i vari vini che durante la conversazione vengono serviti.

 

 

lungarotti-1Per par condicio direi entrambi, poiché ogni attore ha contribuito a rendere immenso valore a questa conoscenza. Arriva l’ora di pranzo e accettando un invito di un amico e grande gastronomo, Luigi Cremona e della infaticabile Lorenza Vitali mi dirigo allo stand della famiglia Cotarella dove sono accolto da Dominga, appartenente alla nuova generazione di una famiglia che il vino in Italia lo ha fatto davvero.

 

emergente-salaL’azienda si trova in Umbria al confine con il Lazio ed ecco che i vini presentati spaziano tra queste regioni. L’occasione è anche la presentazione del nuovo progetto Emergente Sala che inizierà il suo percorso a maggio prossimo da Paestum e si snoderà in altre sedi italiane per valorizzare e decretare giovani maitre di sala, figura non solo importante ma certamente vitale per una ristorazione di qualità. Il brindisi con i vari commensali è stato fatto con il Ferentano Lazio IGT di Cotarella. Per la prima volta quest’anno la nuova location di Cantine Lunae Bosoni risiede in questa area, lo stand elegante, essenziale ma sempre ben frequentato mi viene presentato dall’amico Diego Bosoni che insieme alla sorella porta alto il nome dei vini del padre Paolo. Se anche dicessi che non sono innamorato dei loro vini, nessuno mi crederebbe, un amore viscerale, che ogni volta, sorso dopo sorso mi fa riscoprire sentori, emozioni, mai rimossi ma ben saldi nella papille. Ho degustato per voi la nuova annata di Fior di Luna un blend di uve tutte autoctone, Vermentino,  Albarola e Greco.

carpineto-2Altra conferma ritrovata in questo padiglione è stata Carpineto, storica azienda di Dudda in Chianti, che è divenuta un gruppo enoico con la proprietà di 5 tenute, sparse tra le migliori DOC in Toscana, una più bella dell’altra. Da segnalare la degustazione di un Vinsanto del Chianti 1999 che definire eccezionale significa non dare il giusto merito.  Lasciato il padiglione per raggiungere il numero 8, mi trovo nell’imbarazzo della scelta, qui le proposte spaziano da nord da sud, da est a ovest. Vini Bio, Viticoltori indipendenti, zone vocate e consorzi di tutela, insomma una immensa cantina che racchiude sentori di tutto il Belpaese.

assenza-barbettaPer rendere giustizia a tre zone italiane ho scelto di degustare i vini di una azienda del sud, una del centro e una del nord.  Nello spazio Bio trovo l’Antica Masseria Venditti, dalla provincia di Benevento, che presenta Assenza Barbetta 2016 Biologico e Senza Solfiti aggiunti, un vino davvero di gran classe che grazie all’attenzione in vigneto ed in cantina ha un bassissimo contenuto di solfiti naturali, assenza di lieviti ed enzimi.

 

coriniL’incontro con gli altri produttori selezionati in questo padiglione è stato contemporaneo, condividono infatti la stessa postazione e filosofia, l’azienda toscana de La Maliosa e la piemontese Lorenzo Corini.

 

 

 

 

maliosaTerritori  e vitigni diversi, ma una grande passione e qualità accomuna queste due piccole grandi realtà.  Della prima ho degustato il Toscana Bianco IGT 2017 de La Maliosa , assolutamente suadente e con grande carattere con uve Procanico. Della seconda sono rimasto davvero sorpreso per la qualità ed i profumi di Centin 2015 con circa il 90% di uve Nebbiolo. Il padiglione 9 è un predominio praticamente Toscano, con i grandi consorzi del Chianti Classico, del Brunello di Montalcino e del Nobile di Montepulciano, per citarne alcuni che la fanno da padrone. Anche qui non facile la scelta su dove fermarsi e cosa assaggiare, resa ancor più difficile se si pensa che qui sono di casa.

scorfano-rossoUn vino che mi ha colpito per l’abbinamento azzeccato, e forse ai neofiti poco chiaro, è quello dello Scorfano Rosso del Conte Guicciardini, grazie al suo corpo leggero e ai tannini non invadenti è l’ideale abbinamento al pesce del Tirreno.

 

 

bulichellaAltra interessante (ri)scoperta è stata quella dell’Az. Agr. Bulichella di Suvereto, curata dalla nutrita famiglia del fondatore Hideyuki Miyakawa, che con grande passione portano avanti la storia e la qualità di questo territorio attraverso i loro vini. L’occasione è stata la presentazione delle nuove etichette del rosato Sol Sera, Tuscanio e Rubino e create per raccontare al meglio la storia dell’azienda. Quando ti sembra di aver  degustato tutto e la qualità abbia raggiunto livelli altissimi, ti accorgi che il top non è mai raggiunto, lo dimostra 142-4  Nobile di Montepulciano DOCG  Selezione, prezioso vino dell’Azienda  Vinicola Metinella di Montepulciano.  Il 142-4 viene prodotto esclusivamente da uve di Prugnolo Gentile, il nome si riferisce alla particella del vigneto Pietra del Diavolo da cui provengono: ovvero il concetto di terroir applicato nel più rigoroso significato del termine. Ma la sorpresa è stata duplice quando prima del Nobile ho degustato, prodotto dalla stessa azienda,  un sangiovese vinificato in bianco che aveva un carattere talmente entusiasmante da restare senza parole.

capitoniIn un’altra zona del padiglione l’accogliente spazio riservato all’az. Agr. Marco Capitoni che dalla Val d’Orcia porta a Verona e nel mondo i suoi vini, frutto di una selezione e cura maniacale (il Frasi, ad esempio, viene prodotto solo nelle annate davvero super). In questa occasione ho degustato il suo Troccolone Sangiovese con affinamento in anfora e il passito ‘Ta, che al palato è divenuto autentica poesia. Non potevo poi terminare il mio giro in Toscana senza una visita ad una azienda che è stata l’antesignana del Metodo Classico in Toscana con la vinificazione del Sangiovese a Cortona. Parlo di Baracchi, del suo Falconiere, delle sue innumerevoli realtà legate al vino, alla cucina, all’ospitalità che contribuiscono a rendere famoso questo meraviglioso territorio della Toscana centrale in tutto il mondo. Incredibili il Syrah in purezza, il Pinot Nero della zona delle Montanare, il tutto sempre accompagnato dalla squisita ospitalità del loro salotto (stand mi resta difficile chiamarlo) allietata dalle creazioni di Silvia Baracchi che con la sua maestria e grande semplicità nei piatti, riesce anche a ristabilire il corpo oltre che lo spirito. Dopo un giro nella mia regione, di cui, come per altre aree, ho raccontato solo la punta dell’iceberg, eccomi a conoscere le ultime novità di un grande, appassionato, viticultore piemontese, quello che amo definire come il padre del Ruchè di Castagnole Monferrato. Si parta di Montalbera curata da Franco Morando, che in questa edizione presenta  il Ruchè  di Castagnole Monferrato DOCG Laccento 2016  e le nuovissime etichette Grignolino d’Asti DOC Lanfora 2016 e Langhe DOC Chardonnay Nudo 2016.  Saltando attraverso intere distese di vini Lucani, Abruzzesi, Calabresi, sempre più presenti a questo salone con grandi bottiglie di qualità, arrivo alla regione che mi è, piano piano, entrata nel DNA, la Puglia. Negli ultimi anni la crescita qualitativa dei vini ha raggiunto livelli incredibili, difficile dire se si possa amare di più un Bombino, un Nero di Troia, una Negramaro o un Primitivo di Manduria … questione di gusti e di abbinamenti, ma comunque sia la scelta, si cade sempre nel verso giusto. Per approfondire la conoscenza di una delle icone enoiche pugliesi ho seguito una degustazione guidata ed organizzata dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria che ha creato degli abbinamenti a salumi e cioccolato di alcune etichette. In questi calici, chiudendo gli occhi e degustando in abbinamento ad un sorprendente capocollo di Manduria (proprio così…) oppure  a del cioccolato artigianale creato apposta per l’occasione, non solo si percepiscono i sapori ed i profumi dei prodotti, ma si sentono le voci, le musiche e il rumore del mare che insieme alla terra rendono immensa questa regione, ancora tutta da scoprire, ma come tanto territorio italiano, giacimento della più grande ricchezza italiana. Impossibile non parlare al termine di questo tour, di almeno uno degli eventi serali, che hanno allietato gli addetti ai lavori e che è stato organizzato dalla Regione Abruzzo nella cornice del Palazzo della Gran Guardia, nel salotto di Verona, davanti alla stupenda Arena. Qui gli amici abruzzesi, hanno presentato i loro vini, in occasione dei 50 anni del Montepulciano d’Abruzzo, abbinandoli ai piatti della tradizione, realizzati da alcuni cuochi del territorio. Annate anche piuttosto rare, sono state messe a disposizione degli ospiti per capire meglio l’evoluzione del nettare e l’abbinamento alla storia ed alla tradizione che si nasconde in un Timballo all’abruzzese, nel tacchino alla Canzanese o nelle pallotte “cace e ove”, tanto per citarne alcuni. Verona, nonostante le sue difficoltà logistiche, le sue annose problematiche di parcheggio e viabilità, si fa perdonare grazie alla sua bellezza, al suo centro storico al suo lungo Adige, riuscendo con un calice di vino a farci innamorare un po’ come Giulietta ha fatto innamorare Romeo.

Mattia Mocarini Marucelli

Cesare Carbone, del Ristorante Manuelina di Recco, è il nuovo Presidente dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo.

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Per la prima volta, eletta alla vice presidenza una donna, Giovanna Guidetti dell’Osteria La Fefa di Finale Emilia.

Cesare Carbone, 43 anni, del Ristorante Manuelina di Recco (Ge) è il nuovo Presidente dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo. Ad affiancarlo, nei prossimi 3 anni, sarà il Consiglio Direttivo composta da Vincenzo Barbieri del Ristorante Barbieri di Altomonte (CS), Carlo Bianconi del Ristorante Granaro del Monte di Norcia (PG), Giorgio Borin del Ristorante La Montanella di Arquà Petrarca (PD), Sergio Carboni della Locanda Degli Artisti di Cappella de’ Picenardi (CR), Domenico De Gregorio del Ristorante Lo Stuzzichino di Sant’Agata sui Due Golfi (NA), Genuino Del Duca del Ristorante Enoteca Del Duca di Volterra (PI), Franco Marini del Ristorante Là di Moret di Udine (UD) e Massimiliano Masuelli della Trattoria Masuelli S. Marco di Milano (MI). Per la prima volta nella sua storia, il Buon Ricordo ha alla vice presidenza una donna, Giovanna Guidetti dell’Osteria La Fefa di Finale Emilia (MO). Come Segretario generale operativo è stato scelto dal Presidente Luciano Spigaroli del Ristorante Al Cavallino Bianco di Polesine Zibello (PR).

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“Siamo consapevoli dell’importanza dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo per la gastronomia italiana: è stata la prima associazione fra ristoratori nata in Italia, nel lontano 1964, e ha fatto veramente la storia della nostra ristorazione di qualità, difendendo e valorizzando – quando non era assolutamente di moda e non si aveva la consapevolezza del loro grande valore gastronomico e culturale –  le peculiarità delle tante e diverse cucine della penisola, che rischiavano di diventare marginali, se non addirittura a volte scomparire” dice Cesare Carbone “Siamo però anche consci che il mondo della ristorazione in questi anni è radicalmente cambiato, e sta cambiando significativamente anche ora: stiamo perciò già lavorando attorno a nuovi spunti che ci permettano di intercettare tendenze e richieste del mercato, per continuare ad essere interpreti della migliore cucina di qualità e dell’accoglienza Made in Italy e dare al Buon Ricordo una veste contemporanea. Il tutto, rinsaldando sempre di più quel forte legame di amicizia che ci lega: siamo un gruppo di amici con lavorano insieme, con filosofia e obbiettivi comuni.”

Fra i primi progetti, la presenza ad eventi, importanti partnership e il rilancio dell’associazione all’estero, proprio per valorizzare il meglio della più autentica e rigorosa cucina italiana oltre confine.

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Prima uscita ufficiale in pubblico del nuovo Direttivo, e primo evento, è stata la grande festa organizzata all’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense dalla Famiglia Spigaroli per festeggiare i 50 anni di appartenenza al Buon Ricordo. Per l’occasione, i ristoratori dell’URBR hanno preparato assaggi di specialità culinarie, prodotti e vini delle loro regioni. A ricordo della giornata, Luciano e Massimo Spigaroli hanno fatto una bella sorpresa ai partecipanti, in pieno stile “Buon Ricordo”, regalando la foto di gruppo scattata nel pomeriggio nella corte inserita in una cornice a forma di piatto, in omaggio alla tradizione dell’associazione.

Informazioni: Unione Ristoranti del Buon Ricordo

Tel. 02 80582278 – www.buonricordo.cominfo@buonricordo.com